di G. Maria Pellecchia
La cartellonistica pubblicitaria oltre ad essere invasiva, non insegna spesso nulla, anzi…
“ E tu dove glielo metteresti? Questa pubblicità è davvero da oscar: supera qualsiasi immaginazione! Non parlo, ovviamente, di quella, elementare, della gente che uscendo di casa per le solite cose, sicuramente con tutt’altri pensieri per la testa, si trova catapultata nel bel mezzo nell’anatomia allusiva di una fanciulla proposta in vendita a pezzi, come i quarti di vitello. Questi non hanno niente da immaginare. Parlo piuttosto dell’immaginazione banale, banalissima dei committenti e dei produttori di questa cosa!
E’ capitato anche a me di indignarmi, come centinaia di altri concittadini baresi, quando ieri il mio sguardo miope si è scontrato con le gigantografie di questa fanciulla e con le sue graziose manine. Che coprono qui e svelano là… nonchè con la domanda di un fuoricampo…rivolta presumibilmente ai signori uomini… “e tu dove glielo metteresti?
Mi sono indignata…muta, senza fiato, non per la pornografia, non per la morale, perché la risposta, alla domanda, ai nostri giorni la potrebbero dare, dopo accurata scelta del luogo fisico, anche i bambini di cinque anni, precoci nella lettura e precoci nel cogliere le sfumature della vendita dei corpi, considerata la stragrande merce in offerta speciale, appunto, a pezzi, su tutte le strade periferiche, ma perché nonostante tutte le fatiche delle donne donne, e anche degli uomini uomini, per conoscersi, stimarsi, collaborare, c’è sempre qualche buontempone che prende per il colletto entrambi e li riporta indietro: la donna è merce, l’uomo ha i soldi. Può scegliere cosa e chi comprare.
Che poi, non è veritiera: le donne lavorano e comprano, proprio come gli uomini, anzi, le donne spesso sono anche più selettive…
Ho i messaggi di alcuni genitori giustamente preoccupati per i loro bambini costretti a subire oscenità sin dalle prime ore del mattino: passa il pulmino della scuola per prendere i bambini della periferia e al primo incrocio ci sono due culi in esposizione, e una in poltrona che chiacchiera con nonchalance, oscillando le gambe come le imposte al vento. Si torna a casa dalla pizza il sabato e per poco non si fa incidente con la macchina che ci precede e che si ferma all’improvviso per far scendere una ragazza improbabilmente vestita da discoteca, tutta scarmigliata! E non si può più dire ai piccoli, come si usava anni fa, che le signorine sulla strada aspettano il pullman. Anche perché i bambini sono dei buoni osservatori e uno ha risposto rassegnato alle ingenuità della mamma: “Ma che pullman! C’era anche prima, ne saranno passati almeno tre da allora…”
E mi sento triste. A questi bambini, ai nostri adolescenti, stiamo impedendo di vivere una delle più gratificanti illusioni, che avrebbero ricordato sorridendo, nei percorsi della vita: la scoperta del sesso secondo una libera scelta personale dei tempi e dei modi …la scoperta parallela di un corpo e di un’anima come identità unica e irripetibile, il desiderio di confondersi, nell’entusiasmo di un giorno nuovo, cercato, desiderato e…
E invece eccolo lì, questo cartellone che ti interroga, ti costringe a pensare, ti obbliga a porti il problema, e caso mai anche a risolverlo a suo beneficio…per la sua promozione: BOCCIAMOLO!
Graziamaria Pellecchia. Nata a Bari nel1947. Ho frequentato l’Istituto commerciale e poi l’Università di Lingue a Bari. Nel 1973 mi sono sposata e ho raggiunto mio marito nel suo piccolo paese natale: Vaiano Cremasco in Provincia di Cremona . Ho lavorato a Milano negli anni settanta e poi a Monte Cremasco, per quasi trent’anni, come ufficiale demografico al mattino e bibliotecaria nel pomeriggio. Ho due figli. In pensione abbiamo deciso di stabilirci ad Adelfia, (BA) dove tutt’ora viviamo. Ho sempre amato scrivere. Penso che questo modo di raccontarci sia una delle migliori opportunità per condividere con leggerezza la nostra umana avventura.