di Daniela Accurso
Storia di ordinaria follia. Concetin Di Mario, per tutti Concetta, 58 anni, brasiliana di san Paolo, ha vissuto 3 anni da incubo. Vive ad Agira, paesino tranquillol dell’ennese. Ad un anno dalla morte del suo compagno, Gaetano Marino, impiegato alla posta,25 anni di vita insieme,la donna, che fa l’assistente in un istituto di suore, viene raggirata da un giovane, C. S., conosciuto in paese come Peppe, con la complicità inizialmente di una certa signora Pina a cui Concetta offrì una minestra calda e alcuni abiti, su richiesta del ragazzo.
– Come ha conosciuto Peppe?
“ Avevo un problema di tubature. E mi mandarono lui per riparare il gusto. Da allora la mia vita si è trasformata in tragedia.”
– Cosa le è accaduto ?
“Questo giovane, a suo tempo di 35 anni, mi chiese di aiutare una signora in stato di bisogno. Io ho sempre cercato di dare una mano al prossimo perchè sono molto sensibile della sofferenza altrui. Mai avrei immaginato che sarebbe scaturito il putiferio.”
– Ma cosa le chiedeva?
“Soldi. Sempre soldi. Non mi lasciava in pace. Diceva che avrei dovuto accudire la signora e avrei dovuto ospitarla a casa mia, insieme con lui. Io mi sono rifiutata. Non sono una donna ricca e neanche benestante. A malapena riesco a mantenermi economicamente. Figuriamoci se posso provvedere agli altri.”
– Quest’uomo non si rassegnava ai suoi dinieghi?
“Neanche un momento. Mi ha perseguitata per tre anni, tutti i giorni. Non potevo uscire da sola di casa. E non mi sentivo tranquilla dentro. Vivevo nel terrore costante e continuo. Un giorno lui con la Pina, una donna anziana di circa 70 anni, occuparono abusivamente la casa limitrofa alla mia, di cui avevo un comodato d’uso. Chiamai i Carabinieri, che mi sono stati sempre vicino, e fecero sgombrare la casa.”
– Ma lei ha mai denunciato il suo molestatore?
“Eccome. In questa occasione si prese una denuncia. Poi un ‘altra, quando scavalco’ il cancello di casa mia, entro’ di prepotenza e mi ruppe il braccio perchè ancora una volta io mi ero opposta alla richiesta di ospitarli entrambi a casa mia.”
– La sua vita si trasforma in una angoscia senza fine..
“Esattamente. Un giorno, tornando da lavoro, mi trovavo sull’autobus urbano e lui salì con me e mi diede un pugno sul viso. Lo denunciai di nuovo, avvalendomi delle dichiarazioni dei testimoni.”
– Teme per la sua vita?
“Si. E sto parlando con lei per incoraggiare le donne a denunciare gli uomini violenti o folli. Dobbiamo uscire dalle nostre paure. Dobbiamo farcela se abbiamo fiducia nelle forze dell’ordine. Io continuo a sperare e a crederci, anche se adesso questa persona, agli arresti domiciliari, continua ad essere fuori di se’.Se è in preda ad un raptus, esce ugualmente. Lo ha già fatto diverse volte. Ho paura. Piango tanto. Quando mi ha di fronte diventa violento, mi insulta e mi dice parolacce.”
– Come pensa di superare questo terribile momento?
“Mi tranquillizzerò solo se lo arresteranno. Io non vivo piu’. Le mie amiche mi accompagnano fino a casa. Dentro sto barricata, non apro piu’ le finestre. Sono stata costretta ad acquistare un climatizzatore per non fare entrare ne’ aria ne’ luce. Mi chiedo ma cosa ho fatto di male? E non mi so rispondere. Mi dica lei se questa è vita.”
1 commento
tipico. ci si barrica in casa. ci si infligge di morire un po’ tutti i giorni. finché non ci penserà l’altro.