Parla una ricercatrice emigrata in Inghilterra. Per occuparsi degli spazi riservati alla salute. Intervista a Caterina De Costanzo.
Di Caterina mi stupisce subito la particolare alchimia tra delicatezza nell’esprimersi e rigore intellettuale, tra dolcezza della sua persona e fermezza di carattere. Il tutto condito dal suo adorabile accento toscano! La incontro per la prima volta qualche mese fa in Università, dove entrambe collaboriamo: io saltuariamente, lei più stabilmente come assegnista di ricerca nella Facoltà di Giurisprudenza. Caterina lavora ad un progetto di ricerca sugli spazi (fisici, legali, amministrativi, concettuali) per il diritto alla salute in ambito europeo (www.rightspaces.eu). Lavora tra Inghilterra e l’Italia, nelle aule universitarie fin dentro nel mondo: negli ospedali, negli ambulatori, nelle sale d’attesa, negli uffici delle ASL e dei comuni. Per questo capisco subito che è una tosta, che guarda alla sostanza ed una mente dalla quale possiamo imparare qualcosa. Le chiedo così se le piacerebbe essere intervistata per Donne Nel Mondo a Dols.it.
Caterina, ci parli un po’ di te e di come sei arrivata a fare quello che fai? Che studi e che percorsi hai fatto?
Sono Toscana per nascita e per passione, ma da alcuni anni viaggio molto in tutta Europa con il mio lavoro, in particolare in Inghilterra dove presso l’Università di Nottingham Trent sono stata visiting scholar in relazione a un progetto di ricerca sulla salute e gli spazi, intesi come partecipazione ed accesso al diritto alla salute. Ho giocato a calcio per molti anni nella squadra femminile dell’Agliana (Pistoia, sempre in Toscana) che militava nella massima serie del campionato nazionale femminile. Durante gli anni del liceo e dell’università mi sono allenata tutti i giorni, non è stato facile. Una passione sportiva abbastanza impegnativa quindi, che però non ha ostacolato l’altra mia passione per gli studi e la ricerca.
Ho studiato giurisprudenza a Firenze, laureandomi in Storia del Diritto; a seguire un dottorato in universalizzazione dei sistemi giuridici con una tesi sulla governance europea della salute. Nel periodo del dottorato ho approfondito molto il mio interesse per le questioni delle politiche della salute. La cosa interessante, a mio giudizio, è che se da una parte in ambito europeo si parla moltissimo di gestione della sanità e delle politiche della salute, dall’altra molto meno invece di diritto alla salute in quanto tale. Tutte le problematiche relative alla partecipazione della società civile alla rielaborazione di rappresentazioni sostenibili delle garanzie previste, problematiche rientranti nella tematica dei diritti, sono importantissime, ma ancora agli albori.
Perché hai scelto di occuparti di diritto alla salute e spazi? Un ambito diciamo inusuale per un laureato in giurisprudenza, o sbaglio?
In effetti la ricerca interdisciplinare non è molto consueta negli studi giuridici in Italia, in altri paesi non è così. Questa è un po’ la conseguenza del positivismo giuridico che ha costretto la ricerca in strettoie non comunicanti con gli altri campi del sapere. In questo momento storico in Italia le cose stanno cambiando e gli studiosi di diritto stanno diventando più flessibili e disponibili, sia a livello culturale che scientifico, al confronto con le altre discipline. I problemi di cui discutere, come la salute, sono infatti problemi molto complessi in cui un unico approccio non può essere capace né di esaurirne le questioni, né di dare risposte credibili.
La ricerca ‘Spaces for Social Rights’ , cui collaboro nasce dall’idea di alcuni ricercatori di diritto e di architettura di chiarire quali siano le connessioni fra spazi e diritti, in particolare in ambito sanitario, considerato che il diritto alla salute, come pressoché tutti i diritti cosiddetti sociali e di seconda generazione, ha bisogno di politiche, strutture ed istituzioni per essere effettivamente esercitato. Un ragionamento del genere potrebbe essere esteso a molti di questi diritti: architettura e diritto costituiscono soltanto alcuni punti di emersione di una certa costruzione sociale che l’uomo in un dato momento storico e in un dato luogo elabora. Si tratta di andare a cogliere le esigenze essenziali che stanno alla base del diritto alla salute in ambiti, in alcuni casi molto astratti come la Teoria del Diritto, ed in altri molto concreti come l’Architettura, che tuttavia trovano sorprendenti punti di interconnessione.
<continua>
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