Milano, 25 maggio 2012
Una situazione economica, produttiva e lavorativa caratterizzata da una persistente incertezza. E proprio “incertezza” è la parola chiave del dodicesimo Rapporto dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro della Provincia di Milano, presentato e discusso stamane in un convegno a Palazzo Isimbardi, alla presenza di studiosi, rappresentanti istituzionali, del mondo delle categorie produttive e del giornalismo.
In poco più di un decennio, questo volume –edito nella collana Politiche del Lavoro della Franco Angeli- si è sempre più trasformato in un qualificato strumento di riflessione sia sulle dinamiche economiche sia su quelle occupazionali dell’area milanese, ponendo particolare attenzione ai mutamenti qualitativi del lavoro, ai cambiamenti delle forme contrattuali e di tutela dei lavoratori. Un’antenna attiva sul territorio, capace di analizzare i cambiamenti, anticipare le tendenze e orientare i fenomeni economici e occupazionali.
Le politiche di rigore seguite in questi anni dal nostro Paese hanno reso la nostra economia più dipendente dal ciclo internazionale, com’è dimostrato dal fatto che, in Italia nel 2011, solo le esportazioni estere hanno evidenziato un andamento positivo, mentre la domanda interna si è presentata stagnante (-0,9%, su base annua).
Come ha messo in luce la Banca d’Italia, i trasferimenti all’estero di beni e servizi hanno chiuso il 2011 con un saldo attivo del 5,6%, ma con un drastico rallentamento nell’ultimo trimestre 2011, proseguito nei primi mesi del 2012. Di contro, i consumi interni hanno registrato un dato annuale quasi nullo (+0,2%), dopo 3 trimestri consecutivi con valori negativi. Lo stesso è valso per gli investimenti fissi lordi, che nell’ultimo trimestre 2011 hanno raggiunto un calo pari ai valori registrati nel 2009 (-9,9%). L’andamento complessivo di questi indicatori ha, ad ogni modo, consentito la chiusura nel 2011 del Prodotto Interno Lordo (PIL) allo 0,4%, per accentuarne fortemente la decrescita al -3,2% nel primo trimestre del 2012.
Nel territorio della Provincia di Milano, nonostante il pesante ridimensionamento subìto nella prima fase della crisi, l’Industria ha fatto registrare un buon andamento grazie al ruolo svolto dall’export nel 2010 e nel 2011, anno quest’ultimo in cui, però, la produzione industriale ha registrato un progressivo rallentamento.
Più contradditorio è stato l’andamento negli altri settori e, in particolare, nei Servizi. Il comparto dell’Artigianato ha evidenziato un andamento positivo nei primi 6 mesi dell’anno scorso, con un drastico ridimensionamento nel terzo e quarto trimestre. In negativo, in particolar modo, il Commercio che, durante tutto il 2011, ha registrato ulteriori flessioni, pari a quelle verificatesi negli stessi periodi del 2010. Costantemente negativo, infine, è stato anche l’andamento delle Costruzioni, a conferma della persistente situazione di crisi del settore.
Per quanto riguarda i riflessi sulla struttura produttiva locale, il saldo tra le nuove imprese e quelle cessate si è mantenuto costantemente negativo, soprattutto a causa del numero più elevato di quelle chiuse nei settori industria, costruzioni e commercio.
I riflessi di questo andamento dell’economia milanese si sono, ovviamente, fatti sentire a livello occupazionale. Nel 2011, secondo l’ISTAT, l’occupazione nell’area milanese è aumentata dell’1,1%, ma resta comunque inferiore dell’1,7% ai livelli del 2008: il dato positivo è dovuto all’incremento dei lavoratori part-time (17,8%) e a quelli a tempo determinato (8,8%). Di contro, la disoccupazione, pur presentando una diminuzione dello 0,9% nel 2011, si è mantenuta a livelli superiori anche a quelli del 2009, anno in cui la crisi non aveva ancora prodotto tutti i suoi effetti. Nel periodo ottobre-dicembre dell’anno scorso, i disoccupati milanesi sono ricominciati ad aumentare in modo significativo, analogamente a quanto evidenziato dalla disoccupazione certificata, registrata dai Centri per l’Impiego (CPI) e poi esplosa nel corso dei primi mesi del 2012.
I dati amministrativi del lavoro evidenziano come nel 2011, al pari del 2010, si sia registrato un modesto incremento della domanda di lavoro (+1,2%), con un incremento ancora più modesto del numero di assunzioni (+0,4%), al netto del lavoro domestico. L’andamento delle assunzioni nel 2011 ha avuto un andamento positivo nel primo semestre, è peggiorato a partire da luglio per assumere valori negativi negli ultimi tre mesi. La tendenza è confermata anche nei primi 4 mesi del 2012 e, comparando lo stesso periodo del 2011, si registra un decremento dell’1,7%. Non dissimile da quello delle assunzioni è stato l’andamento degli assunti. Il dato di +3,1% in nuovi contratti di lavoro, non segna di per sé un aumento della domanda o delle possibilità offerte, quanto invece una riduzione della durata dei contratti e una diminuzione della frequenza di più avviamenti per ogni singolo lavoratore. Nel caso degli assunti, il peggioramento è stato più evidente: il trend negativo nel 2011, prosegue con il segno meno nei primi mesi del 2012.
In questo contesto e con una crescente domanda da parte dei cittadini di servizi di supporto alla ricerca di nuova occupazione, il ruolo dell’Amministrazione Pubblica ha riacquistato centralità. I disoccupati che si sono rivolti ai CPI della Provincia di Milano hanno superato, anche nel 2011, le 70.000 unità e nei primi mesi di quest’anno hanno già evidenziato una preoccupante impennata connessa con il peggioramento del ciclo economico.
“La crisi finanziaria, che si è intensificata dalla seconda metà del 2011, è diventata una grave crisi economica. Ciò ha reso necessario al Governo esistente di ricorrere a pesanti interventi su vari aspetti dell’economia italiana, compresi quelli in ambito giuslavorista – ha affermato Paolo Giovanni Del Nero, Assessore allo Sviluppo Economico, Formazione e Lavoro della Provincia di Milano. L’attuale riforma Fornero, a mio parere, penalizza molto il mercato del lavoro in ingresso. Il quadro, ancora oggi, è troppo mutevole e soggetto a continue valutazioni tecniche e con le Parti Sociali. Questa instabilità, anche normativa, rende ancora più problematica l’interpretazione dei processi in atto. La questione è che ogni decisione odierna ha un peso notevolissimo per le conseguenze che può determinare nell’immediato futuro”.