di Rita Cugola
Non abbassiamo la guardia.
A differenza di ciò che avviene in molti altri paesi occidentali, sembra che l’Italia non voglia affatto progredire. Non solo sul piano politico ed economico, ma anche e soprattutto a livello sociale. In particolar modo – vale la pena di ricordarlo sempre, anche a costo di cadere nella ripetizione – per ciò che concerne la condizione femminile.
Spesso il riferimento alle lunghe (e mai cessate) lotte delle donne per conquistare diritti legittimi in seno a una collettività civile evocano tempi ormai passati e – proprio in quanto tali – ritenuti erroneamente tendenzialmente conclusi. Invece quei pochi risultati ottenuti nel corso di tanti, troppi anni hanno regalato soltanto una parvenza di emancipazione all’universo femminile.
La realtà che traspare da qualsiasi angolo di osservazione risponde a un clima di violenza crescente che stritola le donne in una morsa talvolta mortale. Un’escalation di soprusi, vendette, uccisioni che non lascia spazio all’immaginazione, ma che al contrario si rivela quasi l’inno vittorioso di una società sempre più improntata al patriarcato.
Mai così tanti stupri pressochè impuniti. Mai così tante donne uccise da uomini che amavano. La cronaca non risparmia certo dettagli su un livello di brutalità che non ha nulla da invidiare alle società misogine dei territori in via di sviluppo.
In India, ad esempio, le donne vengono sovente sfregiate dall’acido ad opera di mariti gelosi e questo è tristemente noto. Fatto sta che episodi simili sono riscontrabili anche in territorio nostrano. Una ragazza violentata in Asia o in Medio Oriente perchè ritenuta provocante suscita scalpore e orrore; ma che dire quando la giustizia italiana, nel silenzio generale, decide di consegnare agli arresti domiciliari un ragazzo reo di aver praticamente sventrato una coetanea? E ancora: le donne spariscono nel nulla così, da un giorno all’altro. Esiste forse una vera volontà di ricerca nei loro confronti?
Ecco, dunque, perchè l’attenzione femminile deve rimanere costantemente desta. La passività o la rassegnazione non sono più accettabili, se si vuole davvero evitare di cadere in quel disfacimento psicologico, sociale e morale che non lascia scampo.