Pari o dispare e Edenred
La seconda tappa dell’impegno di Pari o Dispare ed Edenred ha toccato Salerno e con essa il Sud Italia. Al centro dell’incontro del 18 giugno dal titolo ” Quale Welfare per gli enti locali? Quali possibilità per le donne nel Mezzogiorno?” la situazione degli enti locali e l’urgenza di liberare le donne corrispondendo a prestazioni di assistenza e cura di bambini ed anziani sul territorio.
Non solo, molti dati della situazione occupazionale al sud sono stati forniti nella relazione di Linda Laura Sabbadini dell’Istat. Alcune proposte su come uscire da questa scarsità di risorse finanziarie di comuni e regioni specialmente al Sud sono state formulate, specialmente con la presentazione dell’esperienza francese dei voucher Cesu, chiamando all’appello operatori delle aziende, dei comuni a toccare con mano le buone pratiche in questo senso. Ne hanno discusso tra gli altri anche Emma Bonino, Vice Presidente del Senato e Presidente Onoraria di Pari o Dispare, Vincenzo De Luca, Sindaco di Salerno, Severino Nappi Assessore al Lavoro alla Regione Campania, Monica Boni di Edenred e molti altri.
A questo proposito vi invitiamo ad ascoltare l’intera registrazione dell’evento, disponibile su Radio Radicale.
Per approfondire il tema donne, mezzogiorno e servizi, vi invitiamo invece a scorrere il concept paper presentato proprio in occasione del convegno di Salerno.
Quale welfare per gli enti locali?
Quali possibilità per le donne nel Mezzogiorno?
Lunedì¬ 18 GIUGNO-08 Ore 15.45 â 19.30
Salerno -Ââ Salone dei Marmi, Piazza Palazzo di CittÃ
Concept Paper
L’Italia sta attraversando una crisi economica estremamente pericolosa, che concorre a mettere a rischio lâintero sistema europeo. Il tema del lavoro delle donne diventa di prepotente attualità e una priorità non più rimandabile.
Le donne che lavorano conquistano autonomia economica, requisito fondamentale per quella decisionale, e contribuiscono in modo sostanziale al tenore di vita della famiglia. Il loro lavoro diminuisce anche il rischio di povertà . Il rischio povertà è particolarmente rilevante per le famiglie monoreddito, e si aggrava per le donne sole più che per gli uomini; inoltre si estende alle famiglie monoparentali, e ancor più quando si tratta di una madre sola.
Eppure, nonostante lâ’eccezionale contributo da esse dato negli ultimi 30 anni al mondo del lavoro, le donne continuano a soffrire di discriminazione a tutti i livelli e in tutti i paesi , tanto che importanti studi parlano di fallimento del mercato per quanto riguarda il lavoro femminile. Un fallimento dovuto alla persistente incapacità del mercato di riconoscere i talenti della metà della popolazione. Ciò causa gravi perdite: infatti è ragionevole ipotizzare che l’intelligenza sia diffusa ugualmente tra donne e uomini, quindi, se le donne sono sottoutilizzate, saranno più probabilmente impiegati uomini di minor capacità , con una peggiore performance dell’economia, delle istituzioni e del sistema sociale nel suo complesso.
E questo benchè si sappia ormai che una crescita dellâ’occupazione femminile italiana contribuirebbe in modo significativo alla crescita del PIL (che potrebbe aumentare fino al 7% se si raggiungessero i target europei di occupazione femminile).
Per affrontare la questione della partecipazione delle donne al mercato del lavoro, è oggi dunque necessario riconoscere finalmente il loro contributo e la necessità di valorizzare tutti i talenti per meglio contribuire al risanamento del Paese.
Ma quali sono gli ostacoli più significativi da superare per liberare questa energia inespressa?
Gli ostacoli possono in larga misura ricondursi a tre macro tipologie: inferiore domanda di lavoro femminile, contesto culturale e carenza di servizi. In questo evento di Salerno la focalizzazione sarà sui servizi, che verranno discussi anche come fattori abilitanti di una maggiore domanda e di cambiamento culturale.
Infatti è vero che sul mercato del lavoro la domanda per le donne è minore che per gli uomini: a parità di requisiti e competenze, e ciò costituisce una evidente iniquità , ma una maggiore presenza di servizi sul territorio consentirebbe alle donne di liberare la loro energia sul lavoro con minore difficoltà e modificare nel tempo anche l’attitudine delle aziende.
Analogamente una maggiore facilità dâ’accesso a servizi di qualità potrebbe modificare nel tempo una cultura, tuttora assai diffusa, che colpevolizza le madri se non trascorrono gran parte del tempo con i propri figli, anche se non mancano gli studi da cui emerge che, ove sia garantita la qualità , i bambini traggono vantaggio da una frequentazione di altri coetanei. Tale cambiamenti sottintendono ovviamente anche una diversa modalità di condivisione delle responsabilità familiari che in Italia, e soprattutto in certe regioni, fa ancora riferimento a modelli del tutto tradizionali.
I servizi dunque sono anche attivatori di cambiamento sociale ed economico, ma in Italia sono assai insufficienti per quantità e qualità , soprattutto nel Sud. Lâ’offerta privata, d’altra parte, è limitata da norme restrittive, spesso peraltro disattese, che nelle grandi città inducono costi proibitivi; mentre l’offerta pubblica è limitata dalla crisi economica e dai conseguenti tagli di spesa, che renderanno difficili i miglioramenti.
Un recupero deve essere possibile, nell’ottica di crescita, combinando qualche stanziamento, qualche sensata flessibilità nelle norme, affiancata da maggior rigore nei controlli, con lâ’utilizzo esteso di alcuni strumenti più innovativi, come le diverse forme di ‘voucher’ per i servizi di cura e assistenza. Questi ultimi sono probabilmente oggi uno degli strumenti più unificanti e neutrali, atti sia a far fronte alle scarsità di risorse pubbliche, sia a modularsi sulla varietà di situazioni esistenti nel nostro paese. Inoltre professionalizzano le attività di servizi alla persona. Già utilizzati in alcune regioni italiane e in Francia, possono dare ottimi risultati se attivati nel quadro di un attento regime fiscale, che li renda convenienti sia per le famiglie fruitrici sia per chi i servizi li eroga, e con idonei controlli pubblici per la qualità .
L’applicazione di soluzioni di questo tipo ha comportato, come beneficio non secondario, la riemersione del lavoro -spesso sommerso-è legata proprio al mondo dei servizi alla persona.
In tempi di crisi e spending review, specialmente per gli enti locali, è ancora più complesso trovare la volontà politica e la disponibilità economico-finanziaria di comuni e regioni volta a ampliare l’offerta di servizi alla persona. Tuttavia alcune specifiche politiche, possono facilitare la razionalizzazione delle risorse a disposizione, per spendere più efficacemente e stimolare una crescita economica legata alla occupazione femminile con una proficua riduzione del sommerso.
Il convegno vuole mettere a fuoco buone pratiche e problemi degli enti locali, cercando di rispondere a due domande: è ancora possibile invertire la rotta e fare qualcosa che aiuti a liberare energie umane preziose? Come utilizzare virtuosamente ciò che c’è e âinventare un nuovo welfare più vicino alle persone e capace di generare occupazione?