Maschio o femmina lo dice la lingua.
Avevamo pubblicato un articolo che criticava l’uso da parte di giornaliste donne (nel caso specifico era l’Annunziata) dell’appellativo usato per indicare lo stato professionale in modo neutro: ”professore” usato sia per uomini che donne, soprattutto considerato che la lingua italiana è provvista dei generi maschile e femminile.
Abbiamo interrogato alcune donne dei media e vogliamo cominciare da Daniela Brancati, che oltre ad essere giornalista e scrittrice di numerosi libri (molti di analisi della comunicazione pubblicitaria e mediatica), è stata direttora del TG3. Difficile dire tutto di lei e per questo vi rimando al suo sito.
Si è candidata per il CdA Rai insieme ad altre donne e professioniste.
Quanto ritieni che il giornalismo ed i media influiscano non solo sui contenuti, ma anche sull’asessualità dell’informazione?
Oggi parlare di giornalismo è difficile e a volte riduttivo. a partire dagli anni ’80 la spettacolarizzazione dell’informazione e l’ossessiva ripetitività in particolare della cronaca hanno prodotto un genere ‘fusion’ che a mio parere non ha giovato. su questo troverai in Occhi di maschio un’ampia analisi, dunque per non farla lunga ti rimando a quella per approfondire.
Parlerei perciò di sistema dei media, sempre più integrato. Illusorio pensare che un singolo servizio/trasmissione cambi stereotipi e visione. Invece la proposta di modelli socio-culturali coerenti (la rappresentazione femminile perversa è uno di quelli più ‘tenaci’) ha enorme peso. L’idea di una donna sempre ornamentale sia in trasmissioni di varietà che giornalistiche, dell’assenza totale di competenze femminili, influisce in modo tanto più grave quanto più subdolo. Anche su questo vedi Occhi di maschio. Nelle 70 presentazioni fatte da settembre in qua ho fatto un giochino, chiedendo ai presenti di nominarmi tre scienziate donn e che non avessero oltre 90 anni. nessuno ha saputo fare nomi, perchè la tv non dà loro spazio. Al punto che oggi a un convegno ho sentito una fisica dire ‘ragiono da scienziato’ e non da scienziata, termine che pure in italiano esiste. Dunque i media sono tutt’altro che asessuati, sono ancora e sempre pervasi dal male gaze
Una donna nel CDA Rai servirebbe a migliorare programmi ed informazione?
Una donna può provarci, il che è già importante. Riuscirci onestamente non lo so. Diverse donne consapevoli di sè e del proprio genere, della materia di cui trattano, della storia e tecnicalità dei media, coordinate fra loro e autorevoli, certamente sì, proprio perchè bisogna cambiare non un tg, non un programma, ma l’intera offerta editoriale. il problema è, come ho scritto sempre su Occhi di maschio c he le donne non sono innocenti rispetto a questo stato di cose. Lungo spiegarlo qui, ma pensa a una Belen, pensa alle tante che accettano di farsi strumentalizzare. d’altronde, siamo più della metà, se fossimo tutte contro il male gaze, che potrebbero fare gli uomini?
Aggiungo una domanda a mia volta: si può ottenere questo cambiamento senza che l’azienda in questione perda quote di mercato? e ti rispondo che bisogna essere molto ma molto bravi per riuscirci.?