La Meditazione Zen insegna a praticare la Respirazione Controllata che il Doppio Respiro all’inizio del giorno
PARTE SECONDA
Ai monaci che si apprestano a dimorare nei Templi Zen per meditare, fin dai primi giorni, vengono insegnate sia la Respirazione Controllata che il Doppio Respiro da praticare all’inizio del giorno, all’alba, per consentire di affrontare con un atteggiamento di calma ogni situazione della giornata e al tramonto per dare al corpo un riposo il più possibile rilassato e ristoratore.
Se impariamo e appena possiamo la usiamo, questa semplice pratica ci aiuta ad affrontare con maggiore serenità,, con una sorta di quiete costruttiva, tutto quello che ci accade oltre a concorrere allo stato di benessere della mente e di conseguenza del corpo che ritrovano un loro equilibrio.
La respirazione regola la nostra vita e solo in parte dipende dal nostro controllo, prova ne è che se abbiamo paura o siamo in ansia o in uno stato emozionale, il respiro accelera insieme al battito cardiaco.
Se diamo al nostro cuore un’accelerazione minore lo sforzo cui si dovrà sottoporre sarà più lieve e noi otterremo una più sana e lucida tranquillità, riuscendo a governare i fantasmi della mente e soprattutto le emozioni e l’impulsività che molte volte ci coinvolgono e trascinano nel pensiero negativo.
Vediamo allora come praticare il Doppio Respiro.
Sediamoci in un luogo poco rumoroso, non importa mettersi in posizioni particolari, la postura corretta della schiena è importante così come essere seduti comodamente, meglio tenere le braccia distese lungo il tronco,con le mani posate sulle cosce e le palme rivolte verso l’alto con le dita aperte.
L’ atteggiamento deve essere il più possibile positivo e tranquillo.
Iniziamo chiudendo gli occhi e liberando la mente da tutti i pensieri e le immagini che l’ affollano compulsivamente con l’aiuto di visualizzazioni cromatiche: un bel cielo azzurro, un mare calmo, delle cime innevate, un prato verde, un paesaggio che amiamo, i fiori del giardino o un colore che ci piace particolarmente e a questa visualizzazione facciamo occupare l’intero nostro schermo visivo. Se riusciamo a percepire gli odori e a vedere i particolari, tanto meglio.
Successivamente ascoltiamo il nostro respiro profondo, lungo, con un ritmo scandito e proviamo ad inspirare profondamente trattenendo l’aria per qualche secondo poi lentamente la buttiamo fuori soffiando due volte, il secondo soffio va tenuto lungo e lento a buttar fuori ogni residuo d’aria rimasto come se fossimo un palloncino che si sgonfia.
Ripetiamo adagio sempre ascoltando il respiro, per tre quattro volte, successivamente manteniamo la posizione rilassata riportando la mente alle visualizzazioni.
Questo controllo del respiro e della mente può aggiungere valore alle nostre attività quotidiane e può aiutare a trasformare le onde cerebrali in onde alfa.
La Meditazione Zen consente di dialogare con noi stessi, dona calma, fa ascoltare la voce interiore e aumenta la capacità di concentrazione.
Provate.
1 commento
La vedo dura spiegata in poche parole così…
Ci ho messo mesi a imparare NON il controllo del respiro, ma la mia consapevolezza di esso, l’ho fatto con una maestra yoga che a forza di ripetere tempi e modalità ha reso possibile l’acquisizione “quasi” automatica di alcuni meccanismi. Mi permetto di dare un suggerimento: quando siete in auto, ferme ad un semaforo o in coda, magari in ritardo e con la mente proiettata a tutto ciò che manca da “fare”, osservate il vostro corpo…per prima cosa prendete coscienza (rendetevi conto, ammettete senza giudizio!) che le spalle sono rigide (o le mani contratte sul volante o sul pomello delle marce, o la frizione tenuta spinta…) e… mollate. Con un lungo espiro abbassate le spalle, mettete in folle e tenete piano solo il freno (al passaggio a livello spegnete anche il motore!), abbassate l’audio della radio, accarezzate lentamente le cosce con i palmi bene aperti sempre respirando consapevolmente, se PENSATE che state respirando cacciate un attimo la tensione. Ci vuole più tempo a descriverlo che a farlo…ci si mette quel min tuo che dura il semaforo, ma ripetuto alla coda successiva aiuta a “staccare” uno o più attimi e non cambia di una virgola il ritardo sulla tabella di marcia. Un abbraccio a tutte! Loretta