Vilasi: “Spie e codici segreti anche nella mia famiglia!”
da tipitosti
Quattro bambini, di cui l’ultimo di due anni, responsabile di molte sue notti in bianco e ritmi di lavoro spesso massacranti, a cui non può rinunciare per motivi di famiglia.
Antonella Colonna Vilasi, nata a Civita Castellana e residente a Roma, è davvero una tipa tosta. Tra le mura domestiche una mamma attenta alle esigenze dei suoi figli. Fuori di casa, una donna parecchio determinata, che ha scelto un lavoro per tradizione “maschile”.
E’ docente di intelligence in Svizzera e come esperta di sicurezza tiene conferenze e lezioni in varie agenzie ed università (Tirana, Parigi, Madrid, Londra, New York, Malta, Atene, Bucarest, Il Cairo, Beyrut). Non è tutto. Antonella Vilasi è stata una pioniera in altre attività. Come scrittrice è stata la prima a livello europeo ad aver pubblicato una trilogia sui temi dei servizi segreti ed è l’unica italiana a scrivere spy stories. In più tante sono le riviste specializzate, che richiedono i suoi contributi. Come giornalista collabora a Panorama.it e Libero.it.
Insomma, una vita piena, che inizia alle prime ore dell’alba e si conclude anche di notte. Soprattutto, quando deve concludere dei libri. Negli ultimi tempi è successo spesso. Domani esce il romanzo dal titolo “Un eroe italiano”, edito da Neftasia. Una spy story, che narra di un brillante cadetto di nome Luigi Durand de la Penne, il quale, in una spirale di seduzioni, gelosie e spionaggio, condurrà all’alba del 19 dicembre 1941 l’attacco contro le navi inglesi nel porto di Alessandria d’Egitto.
A Marzo scorso la giornalista ha pubblicato “Mafie – Origini e sviluppo del fenomeno mafioso”, edito da Dissensi, che ha la premessa di Giuseppe Ayala ed un intervento di Salvo Vitale, l’amico fedele e compagno di battaglie di Peppino Impastato. Un saggio che approfondisce il rapporto tra il meridionalismo e l’origine del fenomeno mafioso, in cui si distinguono le varie forme mafiose, quindi le strutture e le ideologie alla base della mafia. Nel testo c’è anche la descrizione del Codice Lo Piccolo, il decalogo del perfetto mafioso e si possono trovare le toccanti interviste alle vittime di mafia. Un paragrafo è dedicato al “rinnovamento strategico” della mafia. Nel testo l’autrice descrive anche il concetto di onore e spiega perché tanta importanza ha per molti capi mafia la Bibbia. Il paragrafo 4.5 è, per esempio, dedicato ai simboli e alle allegorie religiose tra i picciotti.
L’anno scorso, di Vilasi, invece, è uscito Manuale d’intelligence, edito dalla reggina Città del Sole. E’ il primo manuale di intelligence al femminile. Un testo, che analizza le finalità dell’Intelligence nelle moderne democrazie occidentali. Tratta il processo e la selezione delle informazioni utili al decisore finale. L’introduzione è a cura di Stefano Folli, e la prefazione è del Direttore dei Servizi Esterni Francesi (DGSE). Un’intervista all’ex Direttore dell’Ufficio Analisi dell’AISI completa l’opera.
“È opinione largamente condivisa che i servizi d’intelligence siano sinonimo di mistero, operazioni oscure messe in pratica dai potenti del mondo – spiega Vilasi – che, come in un teatrino dei burattini, muovono i fili per manipolare le sorti del mondo. Sono richiamati alla memoria periodi politicamente bui della recente storia italiana durante i quali la raccolta d’informazioni e ciò che viene comunemente chiamato spionaggio erano utilizzati a fini politici. Eppure, in una società multiculturale e multietnica come quella odierna, i servizi segreti sono indispensabili per prevenire qualsiasi forma di terrorismo.
La sicurezza dello Stato è indispensabile soprattutto negli anni Duemila, in cui le nuove forme di terrorismo espongono il mondo a nuovi rischi e pericoli”.
Ma dietro il lavoro dei servizi d’intelligence cosa c’è?
“C’è un mondo complesso – replica – un volume indefinito d’informazioni da raccogliere, analizzare e selezionare. Fare a meno dell’intelligence non si può, in un mondo in cui persino gli Stati faticano a sopravvivere alle nuove minacce che li incalzano. Prima di tutto bisogna tornare alla definizione, non sempre scontata, del termine inglese “intelligence” che, tradotto letteralmente in italiano, significa “intelligenza” nell’accezione di raccolta d’informazioni utili, o “spionaggio” espressione, che, però, induce a pensare a una funzione illegale o immorale dei servizi segreti, oltre che a imprese stile James Bond. In un mondo come quello odierno, globalizzato, multiculturale, multietnico e in continua evoluzione gli Stati si trovano ad affrontare sempre nuove minacce: alla sicurezza del territorio, alla stabilità dello Stato, agli interessi nazionali. E anche il modo di perseguire la sicurezza è cambiato. L’analisi d’intelligence inizia con i dati, ma è finalizzata a formulare previsioni. L’intelligence, insomma, è funzionale all’attività di previsione che, a sua volta, è preliminare all’attività di pianificazione. Anzi, si può sostenere che non si ha intelligence senza previsione, e previsione senza intelligence”.
Quali sono le nuove frontiere dell’intelligence?
“Il panorama economico, politico, sociale culturale del mondo, dopo il 1989 con la caduta del muro di Berlino – chiarisce – è completamente mutato con un conseguente rimodellamento delle attività dell’intelligence. Il bipolarismo, che vedeva la contrapposizione delle due super potenze Urss e Usa, ha lasciato spazio al multipolarismo con l’avanzata sulla scena di nuovi Stati, che fino ad allora avevano orbitato intorno a uno dei due protagonisti. A ciò si sono aggiunte nuove tensioni etniche e razziali, che hanno alimentato ideologie terroristiche e d’odio verso l’Occidente, sfociate nell’attacco alle Torri Gemelle del 2001”.
<continua>
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