Hana Budišová Colombo nasce nel 1971 a Boskovice nella Repubblica Ceca, è sposata con un italiano. Diplomata in flauto presso il Conservatorio di Brno e laureata, sempre in flauto, presso l’Accademia di Belle Arti, Facoltà di Musica a Praga, viene in Italia dopo il matrimonio, insieme al marito, qualche mese dopo la laurea.
Eclettica, amante della musica e dell’Italia, vorrebbe fare di più, ma….
Che lavoro fai?
Nella carta d’identità mi sono fatta scrivere: Professione – Musicista. Quindi faccio musicista concertista, saltuariamente suono nelle orchestre, incido regolarmente alla radio (ceca), da più di vent’anni insegno flauto presso le scuole di musica, collaboro con le case editrici ceche e italiane, ogni tanto scrivo qualche articolo d’interesse musicale, tengo delle conferenze (in Rep. Ceca). Mi reinvento molto spesso e come concertista insisto nel presentare al pubblico sempre qualcosa di nuovo. Questo mi consente di rinnovarmi in continuazione e conoscere nuova musica.
La musica classica in Italia è sentita come nella Repubblica Ceca?
La musica italiana ha radici diverse da quella ceca. In Italia è sempre stato tutto legato alla canzone – musica cantata e più tardi all’opera. Nell’epoca del grande Verdi la gran parte della produzione musicale è stata quella operistica – l’Italia è la patria dell’opera! Anche oltralpe si producevano le opere ma c’era una vastissima produzione di musica da camera, musica da salotto per la borghesia e per la piccola borghesia. I musicisti dilettanti organizzavano i pomeriggi musicali per i famigliari e gli amici, dove suonavano in duo, trio, quartetto. In questi ambienti spesso si presentavano anche le prime assolute dei compositori più o meno importanti. Questa tradizione di suonare a casa con gli amici, in Rep. Ceca si è protratta fino al 20° secolo.
Posso dire che fino ad oggi la musica classica è una parte importante della vita ceca. Anche se dopo il 1990 ci sono stati dei cambiamenti importanti, molto è rimasto, per fortuna. C’è un gran numero di orchestre stabili sia pubbliche che private e negli ultimi vent’anni sono nati molti festival d’importanza internazionale.
In Rep. Ceca ci sono quasi 500 scuole civiche di musica con quasi 900 filiali (dati del 2007) dove si insegna non solo la musica ma anche la danza, l’arte figurativa, il teatro e altro.
I ragazzi studiano sufficientemente musica a scuola o dovrebbero continuare anche alle superiori e non solo al conservatorio?
Nella repubblica Ceca L’educazione musicale si insegna sin dai primi anni delle scuole elementari e medie, fino alle scuole superiori. Nell’ambito dell’università ci sono le facoltà di pedagogia dove si studia per diventare insegnante di musica (con obbligo di suonare almeno un strumento musicale).
Ogni città, anche quelle piccole, ha un circolo civico musicale che organizza regolarmente le rassegne concertistiche; esistono i cori civici, alcune orchestre semiprofessionali, le bande ed i gruppi folcloristici. Quindi i musicisti non sentono così tanto la grossa mancanza di lavoro e il pubblico non fatica a trovare vicino a casa un concerto.
La musica in tutti i suoi generi viene proposta dalla radio e tv nell’arco di tutta la giornata. Anche la musica classica contemporanea è presente tra il pubblico.
Tutto questo, senza un’educazione musicale obbligatoria nelle scuole e senza la rete delle scuole di musica non sarebbe possibile. Per fortuna anche i genitori d’oggi capiscono l’importanza dell’educazione all’arte e tengono ancora molto ad iscrivere i loro figli in una delle scuole di musica (abitualmente si inizia a sei anni, insieme alla scuola d’obbligo). In questo modo nasce un nuovo pubblico senza il quale non esisterebbero i concerti per noi concertisti. Un meccanismo semplice e virtuoso che mantiene e diffonde la cultura.
L’Italia è un paese meraviglioso, con una storia artistica e musicale invidiabile ma purtroppo questo tesoro, a mio parere, non è sfruttato adeguatamente. Forse perché si vive in una sorta di museo a cielo aperto, forse perché si è convinti (giustamente) della propria importanza, questi tesori si prendono come ovvi e si trascurano. Nella vita reale per esempio il mestiere del musicista non viene considerato come tale ma spesso viene considerato alla stregua di un hobby. Ad un mio amico italiano (e non è un caso isolato) è stato chiesto da un suo parente che mestiere fa e lui ha risposto: “il musicista”. Al che gli è stato chiesto di nuovo “va bene, ho capito ma un lavoro, quello per vivere, cosa fai?” e questo la dice lunga. Alla musica si da la stessa importanze di un corso di pallavolo.
Raramente si incontrano dei genitori che vedono i corsi di musica per i propri figli con altri occhi. Dall’altra parte c’è una marea di associazioni, bande e scuole di musica che offrono alla comunità questo tipo di educazione avvalendosi di docenti anche di altissimo livello.
La cultura artistica e musicale è relegata all’iniziativa personale invece che essere considerata parte integrante della società.
Penso che tutti bambini e ragazzi dovrebbero essere avvicinati alla musica o all’arte per poter provare con le proprie mani, non è necessario frequentare il conservatorio per dedicarsi alla musica, a qualsiasi livello ed a qualsiasi età!
Molti amanti della musica classica a Milano? E in Italia?
Gli italiani sono un pubblico molto gradevole, appassionato che frequenta tutti i concerti, dalle rassegne di canto gregoriano fino alla musica contemporanea (anche se qui un po’ meno, visto la mancanza di offerta sul “mercato” musicale italiano); sono curiosi e capaci di apprezzare la qualità.
Dipende da noi musicisti fare delle proposte giuste, nuove anche se siamo molto limitati per quanto riguarda la musica contemporanea che comunque riscontra un discreto successo.
Cosa manca? E cosa è vincente nella musica classica italiana?
Mancano i soldi per poter muoversi con più libertà sul territorio e per poter promuovere tutti i generi di musica classica. Qui parlo della musica contemporanea della quale si ha spesso paura – e qui la colpa è di noi musicisti perché non la proponiamo abbastanza e degli organizzatori i quali non la richiedono perché è molto cara (diritti d’autore) e perché non è commerciale.
Nella musica classica italiana, oltre all’allegria, la bellezza e la semplicità delle arie la carta vincente è rappresentata dai musicisti.
Molte donne? Poche donne direttori d’orchestra?
Nel mondo musicale si ripresenta la situazione di tutte le altre professioni, accentuata dalla precarietà che per le donne è ancora più pesante. Anche per quanto riguarda la carriera ciò che accade nel mondo musicale è allineato agli altri settori.
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