Sono forse questi i giorni più tristi per Nicole Minetti, quelli dove tutto le è apparso chiaro, spietato come il potere maschile sa essere.
Quegli uomini (sostenuti dalle loro servette) che fino a poco fa la difendevano, come si difende il proprio giullare beandosi di giostrare un paradosso, ora la crocefiggono, perché quando il gioco non è più divertente si fa irritante, noioso, e non si vede l’ora di liberarsene.
E siccome non obbedisce, la piccola Nicole viene punita.
E allora via ad una stampa che già la definisce ex-igienista dentale anziché consigliera regionale, e allora via con i reportage fotografici più succinti che le sono valsi la “carriera”. Una carriera che ci ha indignate e indignati, come ci hanno indignato le carriere della Brambilla e della Carfagna, probabilmente più mansuete, e come dovrebbero indignarci anche tante carriere di omuncoli dei quali nessuno parla.
E invece eccola lì l’unica strega da bruciare per esorcizzare un passato che hanno tutti fretta che dimentichiamo.
Per saziare il popolo della vendetta che cova da così tanto tempo da accontentarsi della prima sommaria impiccagione.
Guardo una foto di Nicole, uno dei rari primi piani di queste ore: tutta la sua arroganza, la sua sicurezza, la sua cosiddetta autodeterminazione, si rivelano oggi misere schegge di uno specchio già in frantumi.
Che cosa rappresenta questa bella ragazza se non il delirio confuso di un successo non gestibile se non come prodotto che altri hanno messo sul mercato, innalzandola ghignando a bambola perfetta per poi calpestare come un topo ogni sua seppur traballante ambizione di dignità.
Perché così fanno quegli uomini, e che tu passeggi in via montenapoleone o su un marciapiede di periferia per loro sei solo niente. Un niente che ti inghiotte e ti denuda di fronte al senso della tua vita, così veloce, così frenetica nell’accumulare denaro e sconfitte.
Che farà ora, ancora così giovane, la ragazza che si spacciava per manager di se stessa e che ora quegli uomini esibiscono al mondo come trofeo della loro indecenza?
Cercheranno di coprirla d’oro, per domarla, facendola aggrappare all’illusione che anche la vittoria abbia un prezzo. Probabilmente ci riusciranno e la piccola Nicole si indurirà ancora di più, per sopportare con la spavalderia il peso del fallimento.
O ci stupirà, facendosi un bel pianto, rifiutando di dimettersi, e mettendosi al lavoro?
Chi lo sa, per saper piangere su di sè, ci vuole forza. Quella vera.
20 commenti
Questo articolo mi piace molto. Coglie nel segno in modo perfetto. Brava. Complimenti all’autrice.
E’ il potere che è inclemente…..che poi sia maschile per antonomasia è un’altra cosa:)
brave la diffendete e poi vi lamentate se gli uomini vi trattano male.ve lo meritate
Penso chew non sia stata portata nessuna difesa a lei, semmai un’accusa al potere gestito dagli uomini..
Giorgio rilegga con più attenzione.
grazie Barbara.
Che pena questa ragazza! Spero che quest’esperienza le serva…che fra qualche anno non la si veda in giro con il trucco moderno di oggi sparpagliato tra le rughe di domani,e altre quisquilie…che ce ne sono già troppe in giro di donnuncole sedotte e abbandonate dal regime!
Fra la Carfagna e la Minetti, preferisco la prima. Perchè quando è stata nominata ministro ha fatto un bel restyling adeguato al ruolo istituzionale, per la legge antistalking e per alcune dichiarazioni per la promozione delle Pari Opportunità. E’ ovvio che anche la Carfagna ha usato le sue “doti” per arrivare fin dove è arrivata, ma almeno ha avuto più stile e più serietà quando è entrata nel governo. La Minetti, consigliera regionale della Lombardia, cosa ha fatto? Ha continuato a fare la…..donnina allegra. Passeggia per le vie di Milano con la maglietta “senza sono ancora meglio”, continua a reclutare olgettine, a presentarsi in luoghi istituzionali conciata come se stesse andando a un party a luce rosse, durante i consigli regionali è tutta smorfie e espressioni volgari, ecc..ecc…Sarei curiosa di sapere le sue proposte in consiglio regionale, che sarebbe il lavoro per il quale viene pagata 12mila euros al mese.
Che sia diventata l’agnello sacrificale mi da fastidio, perchè anche la maggioranza di uomini politici si vende al miglior offerente, magari non offrendo il corpo ma tanto altro.
francamente, la Minetti non mi suscita alcun moto pietoso. è stata innalzata in base alle medesime regole che ora la condannano. se le regole andavano bene prima, vanno bene anche adesso. se non vanno bene ora, non doveva avvalersene prima. az
forse la pena è un sentimento materno, nel guardare queste ragazze che si illudono di essere forti e di essere libere, senza capire che per questi uomini sono merce in saldo, come magliette nel cestone di un ipermercato.
se Nicole si taglia i capelli e si castiga in completi beige cosa cambia?
aspetto una sua proposta, magari ci sorprende come Mara.
p.s.: spesso anche gli uomini offrono il corpo, solo che il compratore non se ne vanta.
sono molto d’accordo con l’articolo che prevede anche una via d’uscita possibile se Minetti si rende conto di essere capro espiatorio e lo rifiuta disobbedendo. Se non temporeggia solo x alzare il prezzo come credo stia succedendo. Finora ho trovato vergognoso il suo modo di muoversi, la sfacciataggine di mezzana ben retribuita. Prima di lei comunque dovrebbero dimettersi in tanti, che non hanno pudore nel prostituirsi, a cominciare da Formigoni.
L’articolo a me sembra molto retorico,francamente.Ormai si parla di uomini e donne che si vendono, e se puo’ la stampa si beffa di entrambi.
A me non sembra sia utile,parlando di un femminile che si puo’ emancipare,difendere le donne solo perche’ donne.
A me personalmente una donna come la Minetti fa pena,e non voglio provare nessuna empatia per lei,cosi’ come non ne provo per qualsiasi persona-maschio o femmina che sia-che in Italia va avanti non per merito ma per trucchetti e truffe.Che la Minetti davvero pensava di essere li’ per le sue doti politiche??
Credo che in Italia noi donne ci emanciperemo quando usciremo fuori dal concetto: tu uomo cattivo che mi usi e non vuoi che mi emancipo,io povera femmina cos’altro mi resta da fare allora se non cio’ che la societa’ mi impone?
La societa’ la creiamo anche noi donne con i nostri no alle volte necessari e con modelli femminili diversi.
Credo che il futiro del femminismo sia semplicemente pretendere piu’ scelta (cioe’ piu’ donne-diverse non solo bamboline)e non pensare che tutti gli uomini sono” i cattivoni.”
L’articolo a me sembra molto retorico,francamente.Ormai si parla di uomini e donne che si vendono, e se puo’ la stampa si beffa di entrambi.
A me non sembra sia utile,parlando di un femminile che si puo’ emancipare,difendere le donne solo perche’ donne.
A me personalmente una donna come la Minetti fa pena,e non voglio provare nessuna empatia per lei,cosi’ come non ne provo per qualsiasi persona-maschio o femmina che sia-che in Italia va avanti non per merito ma per trucchetti e truffe.Che la Minetti davvero pensava di essere li’ per le sue doti politiche??
Credo che in Italia noi donne ci emanciperemo quando usciremo fuori dal concetto: tu uomo cattivo che mi usi e non vuoi che mi emancipo,io povera femmina cos’altro mi resta da fare allora se non cio’ che la societa’ mi impone?
La societa’ la creiamo anche noi donne con i nostri no alle volte necessari e con modelli femminili diversi.
Credo che il futiro del femminismo sia semplicemente pretendere piu’ scelta (cioe’ piu’ donne-diverse non solo bamboline)e non pensare che tutti gli uomini sono” i cattivoni.”
L’articolo a me sembra molto retorico,francamente.Ormai si parla di uomini e donne che si vendono, e se puo’ la stampa si beffa di entrambi.
A me non sembra sia utile,parlando di un femminile che si puo’ emancipare,difendere le donne solo perche’ donne.
A me personalmente una donna come la Minetti fa pena,e non voglio provare nessuna empatia per lei,cosi’ come non ne provo per qualsiasi persona-maschio o femmina che sia-che in Italia va avanti non per merito ma per trucchetti e truffe.Che la Minetti davvero pensava di essere li’ per le sue doti politiche??
Credo che in Italia noi donne ci emanciperemo quando usciremo fuori dal concetto: tu uomo cattivo che mi usi e non vuoi che mi emancipo,io povera femmina cos’altro mi resta da fare allora se non cio’ che la societa’ mi impone?
La societa’ la creiamo anche noi donne con i nostri no alle volte necessari e con modelli femminili diversi.
Credo che il futiro del femminismo sia semplicemente pretendere piu’ scelta (cioe’ piu’ donne-diverse non solo bamboline)e non pensare che tutti gli uomini sono” i cattivoni.”
L’articolo a me sembra molto retorico,francamente.Ormai si parla di uomini e donne che si vendono, e se puo’ la stampa si beffa di entrambi.
A me non sembra sia utile,parlando di un femminile che si puo’ emancipare,difendere le donne solo perche’ donne.
A me personalmente una donna come la Minetti fa pena,e non voglio provare nessuna empatia per lei,cosi’ come non ne provo per qualsiasi persona-maschio o femmina che sia-che in Italia va avanti non per merito ma per trucchetti e truffe.Che la Minetti davvero pensava di essere li’ per le sue doti politiche??
Credo che in Italia noi donne ci emanciperemo quando usciremo fuori dal concetto: tu uomo cattivo che mi usi e non vuoi che mi emancipo,io povera femmina cos’altro mi resta da fare allora se non cio’ che la societa’ mi impone?
La societa’ la creiamo anche noi donne con i nostri no alle volte necessari e con modelli femminili diversi.
Credo che il futiro del femminismo sia semplicemente pretendere piu’ scelta (cioe’ piu’ donne-diverse non solo bamboline)e non pensare che tutti gli uomini sono” i cattivoni.”
L’articolo a me sembra molto retorico,francamente.Ormai si parla di uomini e donne che si vendono, e se puo’ la stampa si beffa di entrambi.E fa bene.
A me non sembra sia utile,parlando di un femminile che si puo’ emancipare,difendere le donne solo perche’ donne.
A me personalmente una donna come la Minetti fa pena,e non voglio provare nessuna empatia per lei,cosi’ come non ne provo per qualsiasi persona-maschio o femmina che sia-che in Italia va avanti non per merito ma per trucchetti e truffe.Che la Minetti davvero pensava di essere li’ per le sue doti politiche??
Credo che in Italia noi donne ci emanciperemo quando usciremo fuori dal concetto: tu uomo cattivo che mi usi e non vuoi che mi emancipo,io povera femmina cos’altro mi resta da fare allora se non cio’ che la societa’ mi impone?
La societa’ la creiamo anche noi donne con i nostri no alle volte necessari e con modelli femminili diversi.
Credo che il futuro del femminismo sia semplicemente pretendere piu’ scelta (cioe’ piu’ donne-diverse non solo bamboline)e non pensare che tutti gli uomini sono” i cattivoni.”
spero sia evidente che c’e’ stato un errore del web nel postare mio commento,non intendevo tediarvi postandolo per ben 5 volte,che megalomane!Scusate ancora
(ma resto dell’opinione di cui sopra)
🙂
Monica ho usato l’espressione “Quegli uomini” proprio per non generalizzare. Forse avrei dovuto sottolinearlo.
Io porto avanti la condivisione con i maschi nella costruzione del nuovo presente/futuro, proprio perchè condivido la necessità di non schierarsi tra buone e cattivi, falsando la realtà come appunto sottolinei. Il nuovo femminismo si fa insieme.
E’ questo anche il punto di partenza del mio lavoro sulla violenza di genere (un libro che esce il 15 settembre e un progetto scuole che parte ad ottobre condiviso con uomini) dedicato ai giovani. Le contrapposizioni alimentano i rancori, demotivano l’autocritica e falsano la realtà.
Cristina non ho dubbi del tuo lavoro in questo ambito.Ma io parlavo di altro.
Del fatto che nessuno l’ha costretta ad entrare in quel mondo.Che non mi sembra una povera vittima,come non mi sembrano povere vittime donne che decidono di mettersi a quel livello.Mi sembra logico che fai quella fine.E trovo-e non mi stupisce-che sia ancora piu’ stupida e volgare che non vuole dimettersi,rivelando sua avarizia e stupidita’ e arroganza.Non mi sembra proprio un povero capro espiatorio,francamente.
Ognuno si prendesse le responsabilita’ e le conseguenze delle scelte che fa.Maschio o femmina che sia.
Come donna e femminista mi aspetto maggiore consapevolezza proprio da noi,non mi va di difendere persone come lei solo perche’ appartengono al mio stesso sesso.Se una persona mi ripugna,mi ripugna e basta,mi ripugna x come vive e il sesso a cui appartiene non e’ un’attenuante,perche’ mica aveva una pistola alla testa o si trovava in un campo profughi senza via d’uscita,giusto?E allora la condanno come chi le ha proposto la vita che ha scelto.
Non difendo Nicole Minetti (giammai!), la inquadro come vittima in un contesto collettivo, di fronte all’illusione che ha travolto generazioni di donne e uomini (sottolineo “e uomini”) plasmati da una mercificazione della vita e della bellezza, ben lontani dalla bellezza della vita.