Le militanti del movimento francese “La Barbe” insorgono contro la forzata assenza di un’adeguata rappresentanza femminile nei centri nevralgici del comando.
Le militanti del movimento francese “La Barbe” (termine che si riferisce non solo alla barba in senso lato ma anche all’esasperazione) insorgono contro la forzata assenza di un’adeguata rappresentanza femminile nei centri nevralgici del comando.
E lo fanno prendendo d’assalto (legalmente) qualunque ente o istituzione che possa in qualche modo ricondurre al concetto di detenzione del potere.
La scintilla di questa nuova (e al contempo antica) lotta di rivendicazione sociale e politica è scoccata nel 2007, in seguito ai ripetuti quanto gratuiti attacchi sessisti perpetrati ai danni dell’allora candidata all’Eliseo, Ségoléne Royal; da allora, le attiviste della Barbe – meglio note come les Barbues, cioè le barbute – non si sono più fermate.
Non sono violente e nemmeno urlatrici. Truccate con barbe finte (da qui l’appellativo) e armate di cartelli inneggianti slogan canzonatori hanno fatto dell’ironia lo strumento principale della loro militanza. Il messaggio che intendono far giungere al mondo maschile (o fallologocentrico, come direbbe Luce Irigaray) è semplice e chiaro: siete ridicoli.
L’obiettivo che, fondando il movimento, la transalpina Marie de Cernival e l’americana Harriet Hirshorn speravano di centrare era quello di riuscire a suscitare imbarazzo tra gli uomini, rendendoli coscienti della loro assoluta parzialità di veduta e di azione.
Missione non ancora pienamente compiuta, naturalmente: del resto, non è facile sradicare i pregiudizi che secoli di storia repressiva hanno seminato nel terreno dell’immaginario collettivo. Tuttavia les Barbues (donne di ogni età, professione ed estrazione sociale) hanno largamente contribuito ad apportate una ventata di novità nell’ambito del femminismo, apparentemente rinnovato sia nella forma dell’attivismo in sè, sia nei suoi contenuti topici.
Abbandonate le dissertazioni su tematiche caratteristiche come ad esempio la prostituzione o la pornografia e senza alcuna presa di posizione specifica, les Barbues si limitano a richiamare l’attenzione generale su una realtà quotidiana ideale che avrebbe dovuto essere ormai assodata per tutti e per la quale invece è ancora necessario combattere duramente.
L’eco delle Barbues, sgorgata dal cuore pulsante della Ville Lumiére, ha già raggiunto varie parti del globo, tra cui il Messico e persino la remota Australia, ma non sembra aver incontrato vasta risonanza nella ben più prossima Italia. Almeno finora.
Secondo alcune attiviste, la ragione di questa mancata assonanza con le sorelle francesi (ma non solo) è la diversa morfologia ideologica che caratterizza le donne nostrane.
Ritenute tuttora troppo legate al classico “modello Barbie” – riflesso anacronistico di un contesto sociale che insiste nel rifiuto di tutto ciò che non è perfetto, normato, ricondotto alle giuste proporzioni – le italiane parrebbero nutrire anche un certo timore della sovraesposizione pubblica, che potrebbe renderle facilmente oggetto di provocazionio insulti. Un rimprovero bonario, questo, ma altamente indicativo (una sorta di spread sui generis) del basso grado di credibilità di cui gode circa la metà della popolazione nazionale.
All’estero la militanza italiana (che pure non ha mai subito vere battute d’arresto nello svolgimento delo suo processo evolutivo) non è molto percepita. Anzi, talvolta sembra addirittura ignorata. Forse allora è arrivato il momento di fermarsi davvero per fare il punto della situazione e ripartire con maggiore energia.
Basta, dunque, con sterili slogan fini a se stessi. Basta con l’immobilismo stanco che riecheggia dai tempi passati. Basta con quella leggera vena di autocommiserazione che di tanto in tanto emerge ancora da discorsi pronunciati apparentemente più per dovere morale che per convinzione sincera. Basta con le astrazioni mai tradotte in azioni concrete.
E’ arrivato il momento tempo di focalizzare definitivamente la meta comune e di passare a un’azione seria e persistente, perchè in gioco c’è il nostro futuro comune.
4 commenti
condivido.
Mah, quante sono le spiegazioni del perché le femministe italiane, i tutti i loro raggruppamenti, non compiono azioni platealmente visibili? Tante: quelle storiche, per es., potranno rifarsi alla lunga tradizione del femminismo di piazza, dalla seconda metà dell’800, in Inghilterra e negli Stati Uniti, piazza che in Italia è stata occupata dalle donne soltanto in un momento in cui le piazze erano già state riempite dalle manifestazioni politiche studentesche etc., qualche decennio fa. E’ vero, in Italia le femministe elaborano e discutono molto, ma poi sembrano invisibili; devo segnalare, però, che manifestazioni tipo flash mob sono state fatte, su varie tematiche, negli ultimi tempi, ma non hanno avuto copertura mediatica, per es. https://www.facebook.com/media/set/?set=a.293757594041083.69923.264970936919749&type=1 https://www.facebook.com/media/set/?set=a.10150797779547718.467839.756347717&type=1 http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2012/07/29/boycottmissitalia/
siamo scese in piazza, abbiamo partecipato a flashmob, scritto a presidenti e ministre, ma gli uomini di potere italiani resistono e non hanno nessuna intenzione di fare largo a donne e giovani,aiutati dalla possibilitò di rndere invisibili le donne vere.Per saperne di più:
http://www.reteperlaparita.org/wp/wp-content/uploads/2012/06/Notiziario-Rete-per-la-parit%C3%A0-numero-3.pdf
Ma cosa possiamo aspettarci in un Paese in cui le donne devono scendere in piazza contro i festini di Arcore??? Se i primi a non farci rispettare, e che ci offendono, sono coloro che dovrebbero tutelarci???