da La rete delle donne tradotto a loro cura
Processo Pussy Riot: parla Sergey Baranov, Diacono della Diocesi di Tambov A Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia KIRILL – LETTERA APERTA
“Vostra Santità!
A causa degli eventi infami degli ultimi mesi, che soprattutto, per diretta istigazione della Chiesa ortodossa russa e di persone che erroneamente si fanno chiamare “i cittadini ortodossi”, hanno portato all’ingiusta condanna delle Pussy Riot, io Sergei Baranov, modesto diacono della diocesi di Tambov, annuncio formalmente la fine dei miei rapporti con la Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca e che intendo sciogliere me stesso dagli ordini sacri, pienamente e incondizionatamente. Resto un fedele cristiano, ma per motivi di etica considero del tutto impossibile restare nella stessa Chiesa con bugiardi e ipocriti assoldati. Io apprezzo la mia fede ma, dopo quello che è successo, rimanere nella Chiesa ortodossa russa significherebbe approvarne le azioni e, quindi, esserne complice.
Credo che la Chiesa come istituzione abbia bisogno di purificazione e di rinnovamento – perché un uomo onesto e decente possa con la coscienza pulita di nuovo varcarne la soglia. Chiamo tutti i veri credenti a offrire preghiere al nostro Signore Gesù Cristo per una rapida guarigione di tutte le ferite che colpiscono la nostra Santa Chiesa.
Non voglio dare una valutazione spirituale e morale del reato, che è davvero inaccettabile, ma migliaia di persone sostengono ora le Pussy Riot, perché il giudice ha stabilito che una persona possa essere imprigionata per nulla, prendendo decisioni come gli pare. Si è creato un precedente per cui un reato minore e una semplice ingenuità può mettere la vostra vita alla mercé delle autorità. Divengono così reati quasi tutti i pensieri e le azioni non graditi alle autorità.
Il Patriarcato di Mosca ha aperto il procedimento penale e lo sviluppo degli eventi successivi. A causa del processo alle Pussy Riot è stato ulteriormente rafforzato l’isolamento della Russia dal resto del mondo; non solo il nostro paese è considerato aggressivo e non libero, ma ora è anche un paese di oscurantismo religioso forense. E’ diventato chiaro che tutto questo non può durare. Innescando questa macchina della repressione, la Chiesa ha messo in moto il potere di auto-distruzione della macchina stessa.
Quando il giudice federale Marina Syrova ha riconosciuto le partecipanti delle Pussy Riot colpevoli di un crimine, ha detto qualcosa che non riguarda solo le tre ragazze. Con questo verdetto Marina Syrova ha causato gravi danni alla Chiesa ortodossa, in quanto una condanna per crimini su persone che non hanno commesso un reato trasforma la santa ortodossia in FONDAMENTALISMO ortodosso, che persiste in una gerarchia ecclesiastica che ne ignora la pericolosità. Nel 21esimo secolo, in un paese laico e apparentemente legale e democratico, di fatto abbiamo assistito a una sorta di tribunale ecclesiastico dell’Inquisizione, in cui una parte delle motivazioni della sentenza si rifà al Consiglio locale di Laodicea del 4° secolo. Nel 2011 il comportamento del Consiglio dei Vescovi della Chiesa ortodossa, e dell’Arciprete della Cattedrale di Cristo Salvatore, p. Mikhail Ryazantsev, mostra una chiesa puramente burocratica e, ironia della sorte, il sacerdote ha pronunciato la sua lettera in nome della Federazione Russa (grazie se trovate una traduzione migliore di queste 2 ultime frasi – ndr).
Le ragazze delle Pussy Riot sono state effettivamente condannate per un’accusa penale, ma in base a concetti morali ed etici. Ed ecco, in base a questi concetti la Chiesa ortodossa russa posiziona degli standard etici nella nostra società con il deposito dello Stato (?). Questo processo è stato un duro colpo per la Chiesa. Per migliaia di persone è apparso chiaro che la nostra Chiesa NON è separata dallo Stato – la nostra Chiesa si è invece separata da Dio e dai veri credenti. Che non saranno certo meno credenti, ma in molti di loro la voglia di andare in chiesa scompare.
La decisione del tribunale conduce a dividere l’unità interiore della Chiesa e a separare i fedeli su due fronti. Gli ortodossi che perdonano e pregano per le ragazze prigioniere, in questo momento potrebbero essere in minoranza, però si tratta del gruppo di credenti più istruito e più attivo nel sociale. Questa parte crescerà sempre più nel futuro, perché queste persone influenzano l’opinione pubblica e un numero crescente di credenti, ma non vogliono più identificarsi con la Chiesa ortodossa russa, che si è cementata con il governo.
In conclusione (..?) la mia decisione di intercedere, in nome della dignità, per protestare contro questa sentenza assurda e illegale. Non mi vergogno dei miei anni di ministero nelle chiese della città di Tambov. Quindici anni fa, come sacerdote della Chiesa Madre di Dio nel Monastero dell’Ascensione di Tambov, ho insegnato teologia dogmatica, costituzione liturgica e diritto canonico. Con l’aiuto di Dio, la generazione dei miei bellissimi studenti (tre dei quali sono diventati sacerdoti, uno è un medico in un sottomarino, uno è chirurgo presso l’ospedale della mia città, e uno è diventato un insegnante del seminario) mi capirà, e spero che non condannerà la mia scelta.
Dio mi perdoni, ma non credo a quegli ortodossi che fanno le vittime, tanto da riferirsi a se stessi come se fossero la comunità ortodossa. Perché? Perché, a mio parere, i veri credenti – che conoscono le Scritture, sanno cosa il Signore ci ha comandato, essi sanno che cosa sia la misericordia, il perdono e l’amore! Sanno, alla fine, cos’è che conta.
In queste ragazze, prigioniere di coscienza – Speranza (Nadia), Maria e Caterina, c’è molta più umanità e carità cristiana, rispetto a quelli che le biasimano per aver amato e seguito la verità; ma la verità – rende l’uomo libero!”
2012/08/19, l’umile novizio a Sua Santità
diacono Sergey Baranov