di Luciano Anelli
Incontro con Iaia Caputo ed il suo libro “Il silenzio degli uomini” al Cafè d’Arte di Bari, grazie al Presidio del Libro , coordinato da Marina Losappio Triggiano. Presente Nicky Vendola.
Folto pubblico misto, donne e uomini, alla presenza anche di Nicky Vendola. Infatti l’incontro, programmato in altra data, è stato spostato al 4 giugno perchè Iaia Caputo desiderava conoscere e parlare dei contenuti del libro con il Governatore della Puglia. Nel libro, primo di Iaia sugli uomini, si colgono parecchi spunti, ma quello che ha colpito maggiormente Vendola è la descrizione del cambiamento del rapporto donna/uomo, le cui motivazioni le percepiva, come altri, ma che non riusciva a tradurre così bene come ha espresso l’autrice.
Nei tempi passati il rapporto di forza era tutto a favore dell’uomo che, vuoi per la mancanza di alcune leggi , nel frattempo codificate a difesa della dignità della donna, e vuoi per usanza che considerava l’uomo il padrone della vita della sua donna. L’uomo si sentiva forte e gli era concesso di disporre ed esigere tutto dalla sua donna. Nel tempo con le leggi abolenti il delitto d’onore.. gli usi, la prepotente presenza delle donne nel mondo del lavoro, l’uomo ha perso la sua forza ed il rapporto si è capovolto.
Oggi è la donna il soggetto forte e l’uomo che si vede sfuggire l’oggetto del suo possesso, si aggrappa al femminicidio quale ultima spiaggia di possedimento. L’uomo ora è il debole del rapporto. Vendola , quindi ha detto che ora l’uomo deve ripensare alla sua presena nella società e al suo rapporto con la donna. sono intervenuti nel dibattito, un rappresentante del gruppo Plurale Maschile, che in Puglia conta 6 membri, che si riuniscono ogni settimana per discutere ed approfondire le nuovwe tematiche sul cambiato ruolo dell’uomo e da due anni si sono affacciati ad un dialogo con gruppi di donne, e Luciano Anelli, operatore delle pari opportunità da 12 anni, che ha scelto la strada di stare nei gruppi femminili e frequentandoli comprendere la cultura diversa , il modo di vedere la vita , i linguaggi predominanti e l’approccio alle problematiche (tutte diverse da quelle esistenti nel mondo maschilisa) per trasmetterle agli altri uomini in confronti continui insieme alle donne. due approcci al nuovo paradigna della vita con la duplice presenza paritaria, altrettanto validi, perchè comunque mettono in gioco un nuovo ruolo dell’uomo.
3 commenti
Ovviamente il femminismo non è mai morto. E’ però innegabile che i suoi obiettivi siano stati spesso distorti o fraintesi e ciò ha evidentemente indotto alcune donne (le meno convinte, forse) a riabbracciare i vecchi pseudo-valori ereditati dalla tradizione patriarcale – primo fra tutte la sottomissione al dominio maschile. La storia abbonda di esempi simili.
Tuttavia non è assolutamnte possibile (nè tantomeno auspicabile, ma questo è un altro discorso) ipotizzare il tramonto di un’ideologia forte e determinata come il femminismo – diventato parte integrante dell’essere donna – e nemmeno sminuirne la portata ironizzando sul destino inesorabile che attenderebbe tutte le donne al varco della loro esistenza, indirizzandole verso la loro destinazione naturale, ossia il nucleo familiare in cui l’uomo incarna il fulcro del potere assoluto.
Siamo tutti diversi, ma tutti con lo stesso diritto di vivere una propria vita serena e palese. E’ illuminante per saggezza , ma forse esempio, anche oggi, di serena visione della vita.
Se questa è la realtà effettiva risulta sempre più evidente che le donne hanno ancora una strada molto lunga e impervia da percorrere, prima di arrivare alla vera emacipazione. I pregiudizi sono difficili da sradicare, nell’immaginario collettivo. Ma urge proseguire con noncuranza.
“Nessuno può inferiorizzare un’altra persona senza il suo consenso”. Il fatto che le donne ancor oggi debbano “lottare” per conquistare “qualcosa” che in natura è sempre stata loro diritto, probabilmente viene da un modo distorto di concepire la propria esistenza, e che poi è diventata una specie di stimmata: ogni tanto sembra che la ferita guarisca e invece si riapre peggio di prima. Le donne che non si sono mai sentite inferiori, che sono state sempre orgogliose della propria vita in realtà, non sono mai state inferiori a nessuno in tutto l’arco della propria esistenza e anzi hanno collaborato con tutti, hanno amato davvero, senza troppe moine, senza ostentare fragilità,per suscitare protezioni, hanno piuttosto, loro, suscitato emozioni e promosso idee: vedi la Rita Levi Montalcini o la Margherita Hack, ma penso anche a personaggi tipo la Nilde Iotti, Anna Magnani, serene, sicure, anche tristi talvolta, come qualsiasi essere vivente, ma mai vinte! E ce ne sono tantissime anche molto più vicine a noi. Ogni tanto si incontrano, per strada, nei circoli, negozi, strutture, semplicemente, e il cuore si apre alla speranza che siano sempre tante, insieme ad altre persone, di tutti i generi con cui vivere bene insieme.
Il problema dei maschi violenti o diseducati, che fanno la ruota e si identificano con le proprie penne, è anche un problema di stupide donne indolenti che abbagliate da ancor più stupide concezioni di vita, squadrata in livelli e categorie, li hanno posti sugli altari, per motivi diversi, e poi la situazione è sfuggita di mano. Nell’adolescenza decisi di espandere le basi che le donne di famiglia mi avevano messo sotto i piedi, per farmi crescere e di confonderle con le basi delle altre donne: il femminismo dopotutto è anche questo: “Noi donne siamo fortissime. Non essere mai una canna al vento, ma un albero grande…”.
Secondo me questo problema di sopraffazione, di violenza, in poche parole di disorientamento dei maschi si supererà solo quando le donne crederanno davvero di essere autorevoli, capaci,e soprattutto autonome, e decideranno davvero di trasmettere insieme a questi valori un messaggio di accettazione gioiosa delle diversità che la vita ci propone, tutte da vivere in equilibrio paritario. Purtroppo, non sempre è così.