Parlare fra donne di bambine è facilissimo e senza fine, ma scriverne è tutt’altra faccenda.
di Sabine Eck
Ecco, mi tocca. Ci ho pensato per tutto il mese di agosto. Nella mia mente l’avrò formulato mille volte, ma come ben sapete, verba volant scripta manent. Parlare fra donne di bambine è facilissimo e senza fine, ma scriverne è tutt’altra faccenda.
A grande richiesta vi parlerò quindi finalmente delle moderne principesse capricciose che a mio avviso sono innanzitutto multicentriche, autoeducative, mutevoli, accanite osservatrici, maestrine in erba, curiosissime e nello specifico interessate al mondo delle relazioni umane.
Per semplificare e per comprensione didattica dobbiamo distinguere le derivazioni dalla natura umana da quelle di origine culturale (quindi appresi per educazione). Nella realtà i due aspetti si fertilizzano a vicenda, quindi sono intimamente intrecciati e non sempre divisibili.
Sia l’uomo che la donna hanno specifici ed innati “compiti di base” donati per così dire da madre natura, che sono meravigliosamente complementari se supportati e sviluppati dalle culture.
Così è certamente un fatto bio-logico che le donne sono molto adatte a custodire i bambini piccoli, visto che pure li sentono crescere sotto il loro cuore per 9 mesi; da lì si è generata per esempio la capacità di una certa passività (indispensabile per l’ascolto) e quella di attesa (pazienza), come pure la facoltà di entrare in empatia con grande facilità, nel bene (ad esempio per intuire perchè piange un neonato) come nel male (soffrire e assorbire ogni genere di emozione che passa per esempio dalla televisione).
Le culture umane di tutti tempi, da nord a sud, da est ad ovest sono in fondo esempi più o meno riusciti di riconoscere (consapevolezza) e coltivare (amare) questa meravigliosa matrice umana complementare.
Immaginate per un attimo una tribù di uomini e donne ai tempi delle caverne, o se preferite andare un po’ più avanti nel tempo, già contadini e coltivatori delle terre.