Partendo dall’ articolo ”La mamma e il fuco” proveniente dall’Internazionale (cartaceo) scritto da Claudio Rossi Marcelli, siamo approdati ad una intervista allo stesso sul tema. Per avere una sorpresa.
Claudio, ha trentasei anni, è coniugato ed abita a Ginevra, dove l’ho raggiunto via mail.
Quante cose di quelle che hai elencato nel tuo articolo saresti veramente disposto a fare?
Le faccio tutte, dalla prima all’ultima. Io e il mio compagno abbiamo tre figli, due gemelle di cinque anni e un maschio di un anno. E sono io a prendermene cura principalmente, con l’aiuto di una tata.
Quanto tempo dedicheresti ai figli?
Molto meno di quello che gli dedico, se potessi! Scrivo la notte o nei ritagli di tempo, la maggior parte della mia giornata ruota intorno a figli.
A pari ore a cosa sei disposto a rinunciare?
Ho rinunciato a molto per i miei figli, anche se non mi lamento. Quel poco che ho lasciato per me però me lo tengo stretto. Io e Manlio usciamo da soli almeno una sera a settimana, qualche ora da soli è essenziale.
Quello che hai scritto è quello che senti dire dalle donne? O lo provi tu?
Anche se siamo due uomini, tra noi c’è una divisione di ruoli simile a quella di altre coppie, derivante dal fatto che io passo molto più tempo con i bambini. Manlio è un padre eccezionale e molto presente, ma è l’esempio del bicchiere d’acqua che faccio nell’articolo vale anche per lui: prima beve lui e poi dà da bere ai bambini.
Tu vivi a Ginevra, l’uomo svizzero è più coadiuvante dell’uomo italiano?
No, non direi. Però ha di certo meno problemi a impegnarsi. Complice anche una mentalità e un’economia diversa, qui i figli si fanno prima. E non c’è quella tendenza tipica dell’uomo italiano a pensare alla famiglia solo dopo i 35 anni.
Colpa della donna o della società?
Colpa degli uomini, soprattutto.
C’è differenza nei rapporti tra uomo e donna nelle generazioni?
Be’, nella nostra generazione la scelta di fare un figlio è molto sentita anche dagli uomini, e in generale sono diventati molto più partecipi. Un giorno, mentre ero in giro con il passeggino doppio, una signora mi si è avvicinata per farmi i complimenti e mi ha detto “quando i miei figli erano piccoli, mio marito non li ha mai neanche tenuti in braccio”. Oggi questo non sarebbe pensabile.
La generazione migliore? E la peggiore?
In fatto di rapporti tra uomo e donna, probabilmente l’ultima sarà sempre meglio di quella prima. Andiamo nella giusta direzione. Però dalle coppie del passato dovremmo imparare a essere meno esigenti nella vita di coppia. L’individualismo contemporaneo ci fa pensare che il matrimonio sia il luogo della nostra massima realizzazione e che se tutto non va bene al cento per cento allora è meglio mollare. Ci aspettiamo troppo dalla vita di coppia e con tutta quella pressione molte coppie finiscono per scoppiare.
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