Katia Stancato: “Oltre la siepe? Ci sono le cooperative”
Sette storie per raccontare una Calabria che non s’arrende. Ma produce e spera, nonostante la ‘ndrangheta.
da tipitosti
Le ha raccolte Katia Stancato, nata quaranta anni fa, in provincia di Cosenza, economista ed imprenditrice sociale, sposata, nel suo libro “Oltre la siepe”- Rubbettino editore.
Ce le racconta in breve?
Le storie traggono ispirazione dalla mia esperienza degli ultimi 20 anni nella cooperazione e nel terzo settore calabrese. Sono esperienze di vita e di lavoro vissute ed in parte raccontate, dalle persone. Sono ambientate in diversi luoghi della Calabria e, per questo, può essere considerato un viaggio alla scoperta delle Comunità calabresi. Il libro si apre con il lavoro che sconfigge le mafie, ossia l’esperienza di Monsignor Giancarlo Maria Bregantini nella Locride, un uomo coraggioso e visionario, che ha capito una verità fondamentale e cioè che per battere la ‘ndrangheta non basta la denuncia, serve l’alternativa. Da questa intuizione nasce la Valle del Bonamico, un’esperienza unica nel suo genere, capace di sfruttare le potenzialità insite nello strumento cooperativo e cioè unire la concretezza del lavoro e del guadagno con il valore dell’inclusione sociale. Nel II capitolo è narrata l’esperienza di Goel: dai segni del potere al potere dei segni.
Di che si tratta?
E’ una storia di riscatto, come la figura biblica, di cui porta il nome. Attraverso il lavoro e l’impresa, Goel ha cercato di fare breccia nel muro della sudditanza psicologica e culturale del Sud. Con l’impegno di persone come Vincenzo Linarello, sono nate cooperative e imprese di donne, di ex-carcerati, di giovani, di disabili. Il Gruppo Goel agisce sul territorio, creando imprese, per lo più di natura sociale, come Goel Bio che si occupa di agricoltura biologica o Cangiari, che produce tessuti tradizionali per l’alta moda.
Poi?
Il Progetto Policoro, invece è un’iniziativa della CEI che abbraccia tutto il Sud Italia e si sta pian piano espandendo anche nel resto del Paese. Si tratta di una iniziativa che guarda al futuro e al territorio con l’obiettivo di promuovere impresa e lavoro di qualità, assecondando la vocazione propria di ogni luogo. In 15 anni di attività gli animatori di comunità, nella stragrande maggioranza giovani tra i 25 e i 35 anni, hanno avviato centinaia di imprese e di cooperative, cercando sempre di dare un risposta concreta ai bisogni delle persone. L’ispiratore del progetto Policoro, Don Mario Operti, amava ripetere: “Non esistono formule magiche per creare lavoro. Occorre investire nell’intelligenza e nel cuore delle persone”. La “Suò” Tiziana Masnada, suora di vita attiva, è la protagonista di una piccola storia, che però racconta di un grande amore per il Sud e per la Calabria. Insieme a lei altre due donne Giusy Brignoli e Giuliana Scofano, operano a Scarcelli, una frazione di Fuscaldo sulla costa tirrenica cosentina. Assieme danno vita ad un centro di aggregazione giovanile e poi ad una cooperativa, Il Segno, attiva nella produzione di tessuti e nell’agricoltura. Insieme hanno contrastato la politica dell’accontentarsi.
E ancora la storia del Banco Alimentare.
Quella è una storia di successo e determinazione, tanto che oggi il Banco è il catalizzatore delle buone energie in Calabria. La missione è semplice: dar da mangiare ai poveri. Attraverso una rete capillare di circa 3mila volontari il Banco sostiene circa 160mila famiglie in Calabria. La storia del Banco è la storia di persone come Gianni Romeo e Maria Pia Morrone, persone davvero altruiste. Il riso del Vescovo, invece, è la storia di un’impresa agricola, che ha prodotto e produce “sviluppo con l’anima”. Siamo nella piana di Sibari, all’interno della azienda agricola Terzeria, che in prevalenza produce riso di ottima qualità e il protagonista di questa storia è il Vescovo Domenico Graziani, Don Mimì. Un pastore illuminato che ha deciso di mettere a frutto le terre della Diocesi, dando fiducia alle persone e rendendole protagoniste del proprio destino.
Infine la storia della Bcc Mediocrati.
E’ la storia di un modo diverso di fare Banca, più vicina alla persone e per tanto basata ancora su una merce ormai rara, la fiducia. È una storia nella quale l’espressione “dare credito” ha ancora un senso e per questo si parla di banca di comunità. Un sistema che ho scelto di raccontare attraverso la storia di Nicola Paldino e della Bcc Mediocrati, una delle più dinamiche nel sistema calabrese della cooperazione bancaria.
<<continua>>