PERSONAGGE ALIENE PROFUMATE DI MENTA E GELSOMINO COL DESTINO NEL NOME
di Alehina Musumeci
Viaggio sentimentale e letterario a Catania, organizzato dalla Società Italiana delle Letterate sulle tracce della scrittrice Goliarda Sapienza: una porta aperta sui suoi luoghi, sulla sua anima fresca di gelsomino e di menta ma incredibilmente incandescente ed incendiaria
Si è concluso il Viaggio Sentimentale e Letterario (14-16 settembre), organizzato dalla S I L, nella Catania della grande scrittrice Goliarda Sapienza, e l’entusiasmo di noi che, da tutta Italia, vi abbiamo partecipato è alle stelle. Goliarda Sapienza:un destino nel nome così unico, evocativo, vasto, totale… nasce a Catania il 10 maggio1924 dall’avvocato dei poveri Giuseppe Sapienza, socialista, amico del futuro Presidente della Repubblica, Pertini, e da Maria Giudice prima dirigente donna della Camera del Lavoro di Torino, famosa antifascista militante, che subì più volte il confino, anche a Catania, e vedova con 7 figli. G vive libera nei vicoli catanesi, ricevendo un’educazione svincolata dalla scuola fascista. Amante, sin da bimba, del cinema e del teatro, a 16 anni si trasferisce con la madre a Roma per studiare all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Divenuta un’ottima attrice lavorò anche con Visconti, Blasetti e nei film di Citto Maselli suo compagno per 18 anni, in seguitosposò Angelo Pellegrino. Avendo scelta, come prima Musa, la scrittura tramite la quale far “recitare” molti attori, scrisse romanzi autobiografici come “Lettera Aperta”, e “Io, Jean Gabin”. Dal 1967 al 1977, G si dedicò totalmente al suo capolavoro “L’arte della gioia”, rifiutato da tutti gli editori, attuò due tentativi di suicidio, subì trattamenti d’elettroshock (come molte altre artiste) ed una esperienza di psicanalisi freudiana narrarti ne “Il filo di mezzogiorno”; si ridusse in miseria, rubò dei gioielli ad una ex amante e provò il carcere, narrandone le esperienze in “L’università di Rebibbia” e ne “Le certezze del dubbio”.
Morì sola per un infarto nel suo appartamento di Gaeta, il 30 agosto1996 e venne scoperta sul pavimento solo dopo 3 giorni. La porta di casa era sempre aperta. Ho quindi appreso allibita che non c’è fine alle offese patite da Goliarda. G. Providenti riferisce che le sue povere ossa giacevano in una cassetta della frutta col nome appena leggibile! Chiedo come sia possibile un tale disumano abbandono? Perché come Goliarda scrisse ne L.d.g. < I morti hanno torto se dopo la loro morte non c’è qualcuno che li difenda.>! Spero quindi che il sindaco di Gaeta voglia riporre le ossa di Goliarda in una sepoltura degna dell’essere umano, grande donna e mirabile scrittrice che lei fu.
Goliarda una delle più grandi scrittrici italiane, giudicata folle e dimenticata in vita ed in morte, rimase ignorata come il suo capolavoro, finché alcune donne generose non la riportarono in vari modi a nuova vita… come con questo Viaggio nella sua amata città di Catania.
Logicamente, quindi, il primo giorno è stato dedicato a discussioni e proposte per la Creazione di un Premio catanese intitolato a Goliarda Sapienza, che si spera le istituzioni regionali e cittadine vogliano promuovere insieme a sponsor privati, ed alla ripresa del tema delle Personagge, inaugurato nel Convegno di Genova del novembre 2011 in cui, essendo stata proprio la sua Modesta la personaggia più amata, è nata l’idea di questo Viaggio. Le parole sono importantissime: usate al femminile cambiano il nostro mondo simbolico e se “accompagnate con cura”, anche il mondo esterno. Molto coinvolgente quindi la lettura-spettacolo di testi d’autrici varie Le personagge sono voci interiori ideato da Gisella Modica con la regia di Patrizia D’antona.
Il secondo giorno, guidate dalla stessa Goliarda, nostra appassionata genius loci, ci siamo immerse nella scoperta della Catania tanto citata nei suoi scritti. Con tutti i nostri sensi ed i cuori pieni di meraviglia, abbiamo, infatti, inseguito la figuretta snella di G. con l’immancabile cappello di paglia ( la deliziosa attrice Egle Doria) fra le pieghe dei suoi libri e della sua anima, tra piazze barocche accecanti di luce e di musica dell’amato Bellini, nella bottega del “puparo” Insanguine dove ancora i Paladini si battono per amore e gloria, tra vicoli di San Birillo, il suo quartiere, dove per 2 lire da bambina interpretava la Regina Cristina e Jean Gabin, fino al cortile della sua casa natale, in via Pistone 20 in cui, i trans che vi abitano, ci hanno offerto un colorato rinfresco d’anguria gelata, mentre G. si scioglieva in commosse lacrime per l’amore ricevuto e la targa apposta in memoria sulla facciata della casa.. Più tardi al “suo” Cinema Mirone abbiamo assistito a Goliarda Sapienza l’Arte di una Vita, dedicatole con passione da Loredana Rotondo che, tramite la vulnerabile forza della stessa G. e le testimonianze di amici e compagni famosi, riuscì a ridestare l’interesse e favorì una ( ri)stampa italiana de L’arte della gioia. Dopo una meritata granita con brioche nel golfo di Ognina, di corsa al Palazzo Biscari, gioiello del barocco catanese, per nuove appassionate riflessioni su G.; infine, prima dell’imbrunire, abbiamo sostato commosse sulla spiaggia della Playa dove m’arrizzau i carni e m’arriminau tutta la struggente visione di Goliarda (raffinata performance dallo spettacolo “Io ho fatto tutto questo“ della regista Maria Arena con la brava Daniela Orlando,) vagante sull’impalpabile rena della sua depressione suicida, contro uno stupefacente cielo settembrino coronato d’arcobaleno e dalla voce di Carmen Consoli che sussurrava < Ognunu havi un segretu, trattalu cu rispettu, picchì quannu si moiri, si mori suli. Chidda intru u tabbutu, morsi picchì ha vissuto!>. Si, G. è morta perché ha vissuto!
Gioia era anche il suo diritto di morire dopo aver vissuto ed il suo volere rinascere ancora piena di gioia.
G. S. donna contraddittoria e complessa come la sua Sicilia, scrittrice scomoda, imbarazzante, geniale e rivoluzionaria, con una scrittura troppo viscerale, cardiaca, appassionata, moderna e libera da canoni tradizionali,è stata l’ultima romantica col marchio della “artista maledetta” in cui arte e vita, parole e carne, nel loro bruciante ardore si mescolarono intimamente, fatalmente fusi fino ad incendiarla… ed incendiare altri. Goliarda scrive e parla di sé e di Catania, scrive e Modesta la sua “personaggia”, dal nome ironicamente conservator-sovversivo, percorre tutta la storia del 900 europeo e la scardina con la sua scandalosa libertà morale, sessuale e culturale, protetta dal talismano interiore della gioia, Goliarda scrive e in noi donne si accende il desiderio…Pur in disaccordo con le femministe, G. afferma <le donne sono il mio pianeta, la mia ricerca, il mio unico partito>, ed alla voce della tradizione < Ricama e prega, prega e ricama, la donna non può aspirare alla sapienza dell’uomo!> Modesta risponde invece gioiendo, studiando, scrivendo, “facendo memoria, storia” gesto politico dirompente. Modesta compie, come dice G. Providenti, un viaggio di crescita cioè di ribellione a qualsiasi autorità costituita in cielo e terra, una rivoluzione culturale che, tramite una dolorosa rinascita interiore, crei una donna libera.
Come la vita, la libertà, la morte, anche l’arte è una gioia da conquistare.
L’arte della gioia è un libro postumo, rifiutato in Italia da tutti gli editori, per i suoi contenuti scandalosi, ed imbarazzanti. Fu pubblicato prima all’estero, in Germania e poi in Francia, nel 2005 soltanto per la determinazione d’alcune critiche ed editrici e divenne subito un libro culto, definito un romanzo totale e la gioia dell’arte. Goliarda fu chiamata dalla stampa principessa eretica, la Gattoparda, ed Agnes Severin asserì < Meglio del Prozac, Goliarda Sapienza > !.
Pertanto, mi delizia Loredana Rotondo quando riferisce l’opinione della sua amica Silvia Iop, nipote di Franco Basaglia, ”L.d.g. è una libra, la prima che leggo, scritta da una corpa e da una menta che ti fa sentire fresco in bocca !”perchè trasmutare al femminile questi vocaboli, comporta una piroetta mentale di 360 gradi che scompagina i significati e regala nuovi sapori… come G. scrisse ne L.d.g.< Le parole nutrono, e come il cibo vanno scelte bene prima di ingoiarle.> e siccome Catherine David aveva fatalmente scritto che l’arte della Gioia era un oggetto volante non identificato! Ne deduco che G. era un’aliena! Un’aliena libera e profumata di gelsomini e mentuccia…
In seguito, Monica Farnetti, commossa alle lacrime,afferma che < L.d.g. è un libro fatale, che insegna a comprendere il proprio desiderio, che segna la pelle e scotta le mani, modifica l’ordine delle cose terrene! E come Dante ci porta dall’inferno al paradiso facendoci scoprire il culmine del nostro desiderio, la grandezza che c’è in noi ed il diritto alla nostra grandezza! >.
Continua ancora ricordando che anche G. come altre grandi scrittrici, era profondamente legata alla sua città, “una piccola cosmologia portatile” che lei dilatava all’infinito fino a farla divenire Mondo, e che dovremmo imparare quindi a stare bene dove la vita ci mette, a < fare mondo intorno a noi > come diceva Virginia Woolf. Il paragone con Dante non è irriverente, ma una provocazione in quanto bisognerebbe rimescolare i pezzi sulla scacchiera, rivedere i canoni letterari dando spazio e dignità nelle antologie e nei media a grandi autrici quali G. Sapienza, E. Morante, A. M. Ortese ed altre, piuttosto che, ad autori che si trovano nel Pantheon solo perché maschi in una cultura maschilista. Si, ci furono e ci sono tante sorelle di Dante come ce ne furono di Shakespeare… ed essendosi dovute inventare, in mancanza di una tradizione, una letteratura femminile, in un mondo maschile, molte tentarono fughe nella follia o nel suicidio…
La presenza di Goliarda aleggia realmente sul nostro Viaggio e già dal Convegno di Genova molte cose sono successe come se riscoprendo Goliarda, riscoprissimo noi stesse e ci nutrissimo della “forza vitale” di Modesta. Nella mattinata prima degli addii, Bia Sarasini discute sul libro del 1994 La Prostituzione al tempo della crisi della scomparsa Roberta Tatafiore, attualissimo in questi anni, che ci permette di chiudere il cerchio del nostro Viaggio su quel mestiere che si faceva e si fa in via Spisone dove era nata Goliarda, e con le cui lavoratrici abbiamo dovuto confrontarci concretamente. Alla fine conveniamo che la complessità del mondo nuovo può essere pensato solo da menti femminili abituate a com-prendere la complessità dell’essere vivente ed ad affrontare la sfida della “responsabilità della libertà” lasciatacida Goliarda-Modesta che, dal Convegno di Genova, in cui è stata formalmente “evocate”, continuano a vivere in noi ed a dare vita ad idee, nuovi gruppi Sil, libri, performance, relazioni, premi, occasioni per incontrarci, parlare …
Siamo tutte personagge sovrane, o lo dovremmo divenire della nostra storia-vita, delle rivoluzioni e conquiste femministe e sociali, ribellandoci ad autori che ci vorrebbero ancora rinchiudere in tristi e grigie storie dall’impianto patriarcale.
Ricordando con simpatia tutte in particolare, Pina Mandolfo,impagabile ”autrice” del nostro Viaggio, concludo appassionatamente parafrasando il richiamo-leitmotiv dei devoti di Sant Agata, protettrice di Catania, < Cittadine, siamo tutte Personagge, tutte? > sicura della risposta rituale
< Tutte. Tutte!!! > .
Alehina Musumeci
Originaria del sud Italia, si è formata in Sicilia e in Toscana dove ha abitato per 20 anni. Dopo la Facoltà di Lingue si è specializzata in Museologia e Comunicazione Visiva. Ha svolto attività di tutor nell’insegnamento della Cultura Italiana agli stranieri.Come operatrice culturale spazia con la sua creatività dalla scrittura, al cinema, alla pittura, alla moda e altro, operando autonomamente e in collaborazione con privati e gruppi. Come imprenditrice ha gestito un B&B, una Azienda di Produzione di Abbigliamento femminile e una Boutique. E’ ecologista e animalista E’artista simbolista e di Land Art, ha ideato per Victoria Chaplin l’installazione “Magic box under the sea”. Dagli anni 70 svolge un percorso di ricerca spirituale e di approfondimento in varie discipline, Psicologia, Esoterismo,Terapie Olistiche etc. E’cultrice di tematiche di genere e di sacralità femminile connessa al culto della Grande Madre. Dicevano i latini “ in nome omen”, nel nome il destino, e il suo nome attiene a qualità interiori riguardanti la Verità e la Bellezza. Si definisce una “Farfalla d’Acciaio” che ha attraversato molte turbolenze nella vita, ma che si entusiasma ancora…
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2 commenti
E’ un libro bellissimo, L’arte della gioia, uno dei più belli che abbia mai letto
meraviglioso libro , sanguina e palpita …….