Tutti parlano di Antonio Piazza, il politico che ha tagliato le gomme all’auto di un disabile reo di aver reclamato i propri diritti. Seppur con fatica Piazza si è dimesso e si è scusato.
Ma io sono triste lo stesso.
Ci voleva un fattaccio così forte per scuotere il paese? Se non ci fosse stato il diabolico taglio gomme nessuno si sarebbe preoccupato per quella Jaguar parcheggiata da tre anni dove non si può.
Sono triste perchè Non si può vuol dire non si può e basta.
Le regole sono regole, questa diabolica normalità di fine millennio le ignora.
È una normalità che si è insinuata piano piano, sorvoliamo sul come, togliendo alle regole la loro consistenza, il loro diritto ad esistere.
Come se senza fosse meglio, fosse più figo. Le regole servono a farci convivere meglio, a non oltrepassare confini che non ci appartengono, nella vita di tutti i giorni.
La costituzione ci ha dato delle regole perché vivessimo in pace, perché ci rispettassimo l’ un l altro, per permetterci di evolvere dall’ imbarbarimento di un novecento edificato tra tradimenti e sangue.
Ci siamo ritrovati ad iniziare un nuovo millennio all’ insegna dell’ approssimazione, del pressapochismo destabilizzante che sgretola ogni certezza. Nella vita economica, come in quella sociale, nella politica. Ciò che pur essendo fuorilegge è diventato normale non indigna, non scandalizza.
Il coordinatore del Pdl in Lombardia, senatore Mario Mantovani, dopo aver chiesto le dimissioni a Piazza ha dichairato: “È finito il tempo dove tutto era consentito”.
Ma quando mai? Quando è iniziato questo tempo? Senatore ce lo dica, così abbiamo una data di riferimento, perchè non ci avevano avvertito.
Non c’ e corrotto che non si agrappi a una normalità blasfema, che si giustifichi ricordando la disonestà altrui, sempre piu grande della propria. Anche Piazza sbandiera il suo “Ho sbagliato, ma c’è chi fa di peggio”, dando al suo gesto osceno le sembianze di un “errore tecnico motivato dalla rabbia”. Giuro, parole sue, l’ho sentito alla radio. Ha anche detto che spera di diventare umile. E’ stato esilarante nel ricordare che lo scorso venerdì ha addirittura pranzato con 36 disabili tutti insieme. Chissà come si deve essere sentito buono e caritatevole quel giorno.
Le regole ai politici non piacciono, le snobbano. Bipartisan.
Si cambino le regole della gisutizia per condizionare processi già in corso, si cambiano le regole elettorali in una competizione già avviata.
Le regole sono importanti. Sono certezza.
Senza regole le uniche cose certe rimangono gli stereotipi, altrettanto complici di una involuzione che dobbiamo a tutti i costi scongiurare.
La deriva è all orizzonte ma pur sempre lontana. Non c’è molto tempo ma c’è ancora tempo.
Tornando a Piazza, quanto accaduto dovrebbe essere sufficiente non solo a radiare l’ uomo da qualsiasi attività politica e pubblica, ma anche a obbligarlo a seguire un trattamento psicologico per la gestione della rabbia.
Mio figlio in terza elementare ha partecipato ad un laboratorio scolastico sul riconoscimento delle proprie emozioni (grazie maestra Marilisa!).
Due settimane fa, a distanza di tre anni, mi stava raccontando di un suo amico che quando si arrabbia diventa viola e butta le cose all’ aria.
Gli ho chiesto come mai questo amico si arrabbia così tanto e lui, 11 anni, ha risposto: Perché lui mamma, non era mica nella mia scuola alle elementari, mica l’ ha fatto il laboratorio sulla rabbia e quelle altre cose”.
La parola rabbia l’ ho sentita tante volte occupandomi di violenza.
Rabbia inespressa, rabbia vomitata, rabbia non gestibile e non gestita. Rabbia che ingabbia.
Credo dunque che al signor Piazza farebbe bene un percorso psicologico di sostegno, così in futuro non incorrerà in altri errori tecnici, starà meglio e parcheggerà dove dicono le regole, che valgono per tutti, felice.
8 commenti
Quando leggo i tuoi articoli, tutto diventa più semplice, anche protestare. Hai la capacità di assegnare alla parola “regole” un valore nobile, come nobile è necessario sentirsi nel momento in cui il rispetto della dignità di sè, come uno specchio si riflette sull’altro, solo così possiamo insegnare le famose…”regole”. Grazie.
Perfettamente d’ accordo! ma sono anche fiducioso che la generazione futura sia migliore della nostra (purtroppo cara Cris. sono della ns. generazione!!!!) Perché sento che i giovani odiano i furbetti ingiuriano contro chi non paga le tasse e mi auguro che qualcuno di questa generazione cli sia di esempio.
Un abbraccio
E’ vero Cristina le regole sono regole ma chi di noi non ha mai parcheggiato l’auto in divieto di sosta scagli la prima pietra. E poi si è ritrovato una multa.Le regole sono regole, ma chi non le rispetta deve essere punito, altrimenti continuerà a non rispettarle.
— raccontano che sul Titanic una coppia di anziani della prima classe, quindi “con diritto” di un posto in scialuppa, si fece indietro per far salire bambini della terza. MA NON ERA QUESTA LA REGOLA.. QUESTA NON ESISTEVA !
la presenza di regole rappresenterà sempre mancanza di valori interiori.. quando (se) usciremo dal medioevo attuale chissà che non scompaia il termine..
considerazioni a margine. naturalmente non entro nel merito del Piazza.. mi verrebbe la tentazione di infrangerne io una di regola.. con un chiodo sulla sua Jaguar! a proposito di rabbia 🙂
Ciao Cris
Luca mi scrive in privato dicendo che non ha fiducia nei ragazzi perchè li trova molto incivili, cartacce a terra, poco rispetto per persone e luoghi.
credo che nessuno possa negare le pessime abitudini tarmandate da generaizoni di cafoni, ma credo anche che basti meno di quanto crediamo per cambiare rotta.
quello che conta è credere che ne valga la pena.
se ne vale la pena, se il luogo dove stai comincia a riguardarti da vicino, allora ci metti niente a cambiare registro. e più sei givane più in fretta fai a rompere il meccanismo.
altri mi scrivono -ma perchè non commentate qui?- che non amano le regole ma ammettono che senza possiamo vivere solo isolati dal mondo. cambiamo valenza a questa parola allora, come dice Paola nobilitiamola, e impariamo dal titanic che ad ogni regola si accompagna il buon senso, il valore della solidarietà e della vita.
Caterina scusa ma qui non si parla di un divieto di sosta, ma dell’usurpazione di un diritto che spetta a un tale in quanto persona con maggiori difficoltà.
c’è differenza nel parcheggaire lungo una strada senza parcheggi o pacheggaire su strisce gialle.
personalmente non parcheggio comunque MAI in divieto di sosta, perchè dove è divieto c’è spesso una motivazione di disturbo di qualche altro, anche semplicemente della sua possibiità di manovra magari. ho tante multe alle spalle, per velocità, ma di sosta nemmeno una. anzi una sì, perchè la linea bianca di un ex parcheggio era “rifiorita”, così hanno detto i vigili, e sembrava dunque una linea sbiadita. ho dovuto pagare lo stesso, perchè impugnarla mi avrebbe implicato un viaggio più costoso della multa. divieto di sosta a parte, vengo ora da un convegno a milano sui diritti umani. quante regole non rispettate dalle istituzioni per prime. sigh!
Luca scrive una bella frase:
“Ho paura che per noi Italiani, le regole sono fatte per essere rispettate dagli altri”.
vorrei spostare leggermente il tiro… ma prima voglio affermare con decisione che concordo in modo totale con quanto dici. regole + buon senso sono un tandem difficile da guidare ma ricco di opportunità. a volte il buon senso suggerisce di violare le regole e talvolta è l’unico modo di essere civili perchè non esiste al mondo regola che non possa anche causare ingiustizia e sofferenza. aggiungo che non v’è dubbio alcuno che il signor Piazza abbia fatto mostra di inciviltà e vada punito come le regole e il buon senso prevedono. detto tutto questo ora però voglio spostare il tiro. non avete mai avuto la sensazione che, in alcune zone centrali, i posti riservati oggi vengano stabiliti senza alcuno studio statistico del loro utilizzo ? e che spesso siano “troppi” ? tra il “nessun posto riservato” e il “tutti i posti sono riservati” che sono entrambi sbagliati, dove si trova il giusto ? la mia personale impressione è che per eccesso di zelo oggi si riservino molti più posti di quanti effettivamente ne servano su base statistica. e questo in una città dove a volte si gira per ore per trovare posto può diventare una ennesima causa di frustrazione e rabbia repressa. da qui al farsi giustizia da soli passa poco, molto poco. è un discorso di sfumatura e ci sarà sicuramente chi non ama le sfumature e mi darà addosso anche per il solo averlo pensato… ma tant’è… io penso che la violazione della regola a volte dipende anche dalla manifesta inadeguatezza della regola stessa. i limiti di velocità ne sono un esempio. chi va a 50 all’ora sui lungo tevere ? credo solo i vecchietti con cappello sulle Fiat 850. ad andare così piano si richia addirittura di creare situazioni di pericolo… e quindi si chiude un occhio, si consente. e quella volta che ti beccano con l’autovelox la vivi come una ingiustizia colossale. è una regola, ma una regola stupida come i 70 all’ora sull’aurelia. roba da schianto per il colpo di sonno. o i tanti cartelli 30 all’ora per lavori dimenticati a vita sulle strade ormai riparate… insomma la regola è importante rispettarla ma santo cielo mettiamo regole che abbiano un senso…