Patrizia Galeazzo manager innovativa, nata per condìdividere
Ho rivisto Patrizia Galeazzo una settimana dopo la nostra intervista e pareva un’altra. Sul palco del convegno, con la collana che le illuminava il volto. Sembrava nata per parlare, comunicare al pubblico ed infatti le sue tre vite (come le chiama lei) sono state sempre rivolte alla gente, a facilitare la condivisione attraverso le tecnologie. Cominciando dalla scuola e finendo all’Università (Iulm). Nata per condividere.
Padovana del 54, l’anno della televisione in Italia, come ci tiene a sottolineare lei, quasi a voler collegare saldamente la sua vita a quella dei media di cui è specialista indiscussa. Eppure si è laureata in Lettere moderne a Padova. Con un successivo perfezionamento in antropologia visuale.
Ma donna tecnologica, Patrizia non lo è diventato subito, bensì in una delle sue vite.
Dopo Padova cosa hai fatto?
Mi sono spostata a Milano, città che mi ha dato molto, mi ha fatto crescere. La trovavo più conforme alle mie necessità e mi sono trovata così bene che alla fine sono venuta a viverci anche con mia figlia nell’89.
Ma cosa ti piaceva di Milano?
Mi interessavano molto i linguaggi innovativi che allora stavano nascendo. Mi sono sempre occupata di linguaggi e mi rendo conto che essermi tenuta sempre aggiornata anche attraverso i giovani mi ha aiutato mi ha mantenuto al contatto con i tempi. Sono felice di vivere in questo tempo. Mi sembra di seguire il flusso dello scorrere della vita. Mi sono perfezionata di sociologia dell’innovazione. Mi piace sentirmi dentro un mondo che cambia, di locale, globale..che è personale ma è di tutti, un contenuto che si condivide.
Che tipi di attività hai svolto in questi anni?
Ho sempre avuto due vite parallele di attività professionale: ho fatto la docente in letteratura e latino e nel frattempo di occupavo di tecnologie per l’apprendimento. Questa è sempre stata una costante. Poi per puro caso per le modalità di apprendimento che usavo con i miei studenti (in un periodo anti internet) sono arrivata a ripensare la conoscenza. Ciò mi ha portato fuori della scuola militante e sono approdata all’amministrazione con la richiesta di facilitare i processi di apprendimento attraverso le tecnologie.
E questo dove, in quale città?
A Milano naturalmente, che poi è diventata la Lombardia e con connessioni con Roma. Ho seguito il primo piano ministeriale per le tecnologie didattiche. E’ stata una vera sfida. E interessante perché coincideva con un interessa che aveva allora il governo, spinto dalla comunità europea.
Ma come sei arrivata a questo incarico? Di solito si hanno spinte politiche…
No, io mai. Sono stata apprezzata per il lavoro che facevo nelle scuole e da lì è nato tutto. A me è andata che facevo un progetto all’interno della scuola per aiutare i miei colleghi, un preside che raccoglieva le best practicies ha visto il mio lavoro e mi ha chiesto di collaborare con lui da tecnico con lo stipendio da insegnante.
Come sei arrivata a Womentech?
Anni fa quando ero ancora a Padova, attraverso il mio primo computer ho cominciato a recensire chi faceva programmi innovativi per le scuole, ho trovato Didael di Gianna Martinengo e sono venuta a Milano per conoscere l’azienda ed i programmi che producevano. All’epoca i programmi non erano online. Me li illustrò Gianna Martinengo stessa sulla carta attraverso i kit da lei prodotti.
Poi anni dopo quando facevo la responsabile dell’innovazione didattica, l’ho conosciuta come fornitore con l’albero della conoscenza che aveva messo a disposizione delle scuole che stavano innovando.
Anni più avanti quando lavoravo per lo Iulm, la reincontrai nel consiglio di amministrazione. E da lì nacque l’idea di creare ‘’Donne e tecnologie” cinque anni fa. Da lì ci stiamo muovendo raccogliendo le socie con molta attenzione.
Quindi competenze e non appartenenza?
Sì, perché non mi sento né di destra né di sinistra. E’ da una parte uno svantaggio per chi ambisce a posti di potere. Ma io credo nella meritocrazia.
Tu sei socia di Womentech?
Sono socia fondatrice di Donne e tecnologie che ha contribuito alla nascita di Women&tecnologies.
Il profilo di queste donne è vario. Le tecnologie in senso lavorativo ; la tecnologia per l’alimentazione, dell’arredamento, per la formazione etc.
Tutto quello che aiuta a rendere il mondo migliore ma anche più giusto.
Quando si terrà quest’anno?
Il 6 novembre alla Camera di commercio.
Cosa ti aspetti dalle donne e dalle nuove tecnologie?
Credo che le donne siano perfette per il management delle nuove tecnologie, perché le donne sanno condividere e coordinare molto bene.
Le donne sanno tenere molto d’occhio l’obiettivo e fare di tutto per raggiungerlo.
Quindi credi nelle pari opportunità nel mondo del lavoro?
Le pari opportunità sono una cultura inside. Arriveremo al nostro obiettivo quando non ci sarà bisogno più di parlarne.
6 commenti
Le pari opportunità saranno realizzate quando non ci sarà più bisongo di parlarne. Quanto ha ragione Patrizia! A mio avviso chi, come lei, sa intrecciare reti di donne contribuisce più di chi dell’argomento parla soltanto.
Avanti!
Pari opportunità realizzate e non “parlate”, donne & tecnologia e meritocrazia. Con donne così forse non è solo utopia, forse ce la facciamo davvero!
Dols si occupa di donne e nuove tecnologie dal 1999. Nel 2000 per Smau facemmo addirittura un sondaggio su quello che le donne si aspettavano dalle nuove tecnologie…lo ripetemmo nel 202…sarebbe interessante vedere cosa si aspettano oggi..
Dovremmo veramente smettere di limitarci a parlare di pari opportunità…ma trovare il modo di dare più spazio e possibilità a persone come Patrizia, questo si che forse cambierebbe le cose!
Le donne sono soprattutto ‘toste’, quindi ben vengano esempi positivi -come questo- che danno carica, incoraggiano a provare e a mettersi in gioco. Importante ed ennesima evidenza del successo al femminile!
Molto contenta che Patrizia abbia raggiunto una serenità così profonda grazie al suo sentirsi coinvolta nelle attività legate al bene che sa donare alla gente e alle donne.