TELEFONI MOBILI E TUMORI ALLA TESTA:
LA CASSAZIONE CONFERMA
I giudici della Sezione Lavoro della Cassazione (Sentenza n. 17438 del 3-12.10.12) hanno pienamente e definitivamente confermato la Sentenza della Corte d’Appello di Brescia riguardante il caso di un malato di tumore al nervo trigemino a causa dell’intenso uso per lavoro di telefoni mobili (cellulari e cordless).
I Giudici della Cassazione hanno:
1) ribadito la validità dei riferimenti scientifici citati dal CTU di Brescia e dai consulenti del ricorrente I.M.: l’oncologo che lo aveva seguito e il Prof. Levis già Ordinario di Mutagenesi Ambientale all’Università di Padova cofondatore della nostra Associazione per la parte epidemiologica;
2) nuovamente spiegato la causa delle discrepanze tra gli studi e i giudizi apparentemente tranquillizzanti (Progetto Interphone: IARC, CE, ICNIRP, OMS, ma anche Compagnie di telefonia cellulare internazionali e nazionali) e quelli molto allarmanti del gruppo Hardell;
3) recepito ancora una volta il tema dei conflitti di interesse e dei conseguenti “business bias” che rendono palesemente ininfluenti i risultati degli studi scientifici che ne sono gravati;
4) ricordato il principio generale – estensibile a tutte le patologie e le loro cause lavorative anche se non tabellate dall’INAIL – in base al quale può essere comunque valutata la “ragionevole certezza” del rapporto causa-effetto che dà luogo a un “rilevante grado di probabilità”.
Questa sentenza – inutilmente ostacolata da ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma e osteggiata persino dal Procuratore Generale della Repubblica nel suo intervento nell’udienza in Cassazione – facilita il percorso di altre cause su casi di tumore da esposizioni lavorative sia a CEM/ELF (linee elettriche ad alta tensione) che a radiofrequenze (non solo cellulari e cordless, ma anche radioemittenti e radar), ma potrebbe aprire la strada per il riconoscimento ed il risarcimento anche di patologie acute di varia natura dovute ad esposizioni a CEM, e persino a patologie imputabili ad altri agenti ambientali “non tabellati” dall’INAIL.
Se questa sentenza è indubbiamente un passo avanti fondamentale per il riconoscimento dei danni oncologici provocati da esposizione a CEM, bisogna purtroppo constatare che, a distanza di un anno, non c’è segno che sia in fase di realizzazione l’impegno per una “campagna di informazione indirizzata ad un uso appropriato e non smodato e indiscriminato del telefono cellulare” che il Ministero della Salute per mezzo del Consiglio Superiore di Sanità si era impegnato a realizzare col comunicato n.226 del 15.11.2011 pubblicato dopo la trasmissione di Report sull’argomento (27.11.11) e ripreso da varie testate giornalistiche. Impegno ribadito anche di recente in risposta al quesito posto al Ministero da un Avvocato colpito da tumore al cervello dopo uso intenso e prolungato del cellulare (La Gazzetta del Mezzogiorno del 08.10.12).
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