Una giovane promessa letteraria, Elena Italiano.
Dall’immigrazione all’aborto, dal rapporto di coppia al crimine, attraversando le galere dell’interiorità come la paura e la timidezza, la prima raccolta di racconti di Elèna Italiano rivela una voce nuova e potente, che ci spinge a guardare il nostro mondo con occhi diversi e a riflettersi in esso.
Sylvia perde la madre su un gommone prima di uno sbarco clandestino; Dànila sogna l’uguaglianza e l’integrazione; c’è chi ripensa al suo amore passato e schiaccia i rimorsi con i ricordi, chi si ribella al pizzo e al sistema che lo supporta, senza sapere cosa il futuro gli riserverà.
E c’è chi vive, in una parola, la realtà, in tutte le sue declinazioni. “Uno sguardo tagliente e preciso come la lama di luce riflessa da uno specchio. Un’indagine impietosa ed essenziale che colpisce e redime”.
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Dal racconto SPECCHIETTO RETROVISORE, SPECCHI, ed. Homo Scrivens
“L’acuto fischio del treno bruscamente distoglie i miei pensieri dalla
loro corsa. Osservo un signore accanto a me, orgoglioso del suo completo fumé, che sembra annoiato dalle sue partenze: mangia un cornetto alla crema con la lentezza di un bradipo, stanco e annoiato. Anche la signora alla mia destra non sembra affatto entusiasta, smarrita tra sbadigli lunghi e sguaiati. Inghiottiti dalla quotidianità e affossati dalla mole di lavoro, i “signori” che ho davanti non possono più percepire la bellezza di una partenza. Usufruiscono del treno, sfruttando la sua utilità, e non riescono a carpire l’anima romantica che, oscurata o forse protetta da un ammasso di ferro ossidato e scolorito, non si lascia scorgere da occhi disattenti e spassionati. Dopo avere realizzato, con incontrovertibile sicurezza, di non voler diventare cieca come loro, decido di partire lontana da un destino, simile a un asse cartesiano in cui le ascisse sono dettate dalla razionalità e le ordinate dalla cinica apatia di chi crede che non ci sia verso di fuggire da esse. In questi nuovi orizzonti, credo di poter fare a meno anche degli specchi: loro che di te si arrogano la certezza di sapere tutto, invece non sanno proprio nulla.”