Riportiamo questo brano preso da D di Repubblica per avvicinare un tema trattato da dols molti anni fa , la lettura degli e- book.
Le tecnologie sono migliorate, adesso ci sono I-Pad e I-phone e altre mille tecnologie che migliorano la lettura, oppure noi ci siamo abituati. Ma il cartaceo non muore mai? Vi lasciamo alla lettura di questo breve testo di Claudia de Lillo (Elasti) e poi vi chiedo di dire la vostra..
da D di Repubblica
NONSOLOMAMMA
Divagazioni e sconfinamenti di una madre veramente (veramente) moderna di Elasti
EVASIONE
La prima volta è successo questa estate. L’ho fatto, trepidante e dubbiosa, una sera di giugno, così, giusto per provare l’ebbrezza. L’ho fatto perché lo facevano tutti e non volevo sentirmi da meno. L’ho fatto per poterne parlare, dopo, con cognizione di causa. L’ho fatto convinta che non mi sarebbe piaciuto. L’ho fatto nonostante, sotto sotto, sapessi bene che si trattava di un tradimento bello e buono.
L’ho fatto una sera di giugno. L’ho rifatto una luminosa mattina di inizio luglio. Non paga, ci sono ricascata dopo quindici giorni e poi altre due volte, in agosto. E, ogni volta che ricapitava, pensavo che era successo solo perché l’estate è la stagione delle sperimentazioni sfrenate, in cui si lasciano a casa i fardelli, in cui si cammina leggeri. Leggeri e fedifraghi.
A settembre, infatti, non l’ho fatto più. Sono tornata a casa, protetta dall’abbraccio tiepido della consuetudine, finalmente pacificata, all’ombra della vecchia, maestosa libreria di mia nonna.
Tuttavia, martedì scorso, ero seduta sulla solita panchina di legno, nello spogliatoio maleodorante della piscina dove i miei figli fanno il corso di nuoto. Lo so, leggendo questa rubrica parrebbe che io trascorra la mia esistenza lì dentro, ma è così solo parzialmente e solo il martedì.
Per dare un senso a quella estenuante attesa, avevo portato il tablet e, con lui, sono andata su Twitter. Tra i tweet ce ne era uno, che rimandava a un articolo di giornale. L’articolo di giornale recensiva un libro. Ed è successo di nuovo. Un’urgenza vorace, un bisogno impellente, un’impazienza quasi infantile. Quel libro dovevo averlo, prima possibile. Lì, subito, in quello spogliatoio, preda delle mie pulsioni indomite.
Ci sono ricascata. Ho di nuovo comprato un ebook. E lo sto anche leggendo, come ho letto, con enormi soddisfazione, diletto e sorpresa, i cinque che lo avevano preceduto.
E lo so che il fruscio, l’odore, la consistenza e il sapore della carta sono meraviglie da salvaguardare e proteggere. Lo so che i libri di mia nonna, quelli che si toccano e si annusano, sono l’eredità più preziosa a cui potessi aspirare. Lo so che un libro digitale è freddo, seppur palpabile, maneggevole e leggero. Ma so anche che la mia è una strada senza ritorno, per quanto fedifraga e malinconica sia.
Chi lo desidera può scrivere a elasti@repubblica.it
(23 ottobre 2012)
2 commenti
Ciao, anche io sostengo da tempo che i libri sono le parole che li compongono e non la carta. Forse bisogna distinguere tra chi è appassionato di libri e chi di lettura. No? ;o)
Non credo basti la distinzione fra “chi è appassionato di libri e chi di lettura”.
Anch’io ho scoperto il tablet. Ho scoperto il suo lato “oscuro” nel senso che mi permette di leggere al buio quando chi mi sta’ accanto dorme beato. O il lato “leggero”.
Io amo leggere e amo i libri al punto che mi sono ridotta a scriverli quando non trovavo ciò che cercavo, ma non abbandonerei mai il libro di carta.
Quindi sono giunta ad un compromesso: il libro con il suo peso, il suo odore, la sua fisicità per quelli che VOGLIO a tutti costi. Che voglio leggere e voglio avere sempre a disposizione. L’e-book con la sua inconsistenza, con la leggerezza per le letture che passano come gli amanti di una notte, o per i testi necessari ma che non vorrei come un capo antipatico che vorresti chiudere dentro a un cassetto.