Poso le mie cose sulla corsia mobile: melanzane, pasta, tè bianco e zucchero di canna.
La cassiera ha due occhi grandi che colpiscono, occhi tondi su un viso tondo, di pelle liscia e gote arrossate. Potrebbe essere la mamma di Haidi. Di certo ha meno di trent’ anni.
Si sta lamentando con la cliente che mi precede per come si comporta il direttore.
I nostri sguardi si incrociano e ci ritroviamo a parlarne in tre.
Riassunto delle puntate precedenti:
A marzo ha partorito una bambina e a giugno è rientrata perchè la maternità facoltativa – 400 euro al mese- non se la può permettere. A luglio è andata in direzione e ha chiesto di non fare ferie ad agosto, perchè ha anche un altro figlio di cinque anni e – Si sa, in autunno i bambini si ammalano facilmente, meglio avere delle ferie da consumare per stare a cas a-.
Il direttore le dice Va bene, e lei lavora tutto il mese di agosto, mentre suo marito si prende cura dei bimbi.
Di che si lamenta oggi, questa giovane mamma?
Del fatto che giovedì e venerdì è dovuta rimanere a casa, perchè il grande aveva la febbre alta.
Il direttore?
– E’ scocciato, me lo fa pesare. Non mi assicura che mi pagano come ferie questi due giorni. Magari poi mi dice di sì, però ti sembra di chiedere chissacchè -.
Il bimbo non è ancora guarito, ma oggi ci può pensare la nonna. Il papà no, sta in fabbrica fino alle sei. Anche per lui il congedo parentale prevede il 30% dello stipendio e poi – Di questi tempi meglio non chiedere – dice lei, non si sa mai.
Certo, non si sa mai, di questi tempi meglio tenerselo stretto il posto di lavoro.
I prodotti scorrono sulla corsia mobile e lei è lì, che lavora con l’ansia della risposta, come se non bastasse la preoccupazione per la febbre che sale e che scende, per le corse da fare a fine turno e “speriamo che non si ammala anche la piccola”.
Alza le spalle: – Tanto valeva che mi facevo le ferie se ogni volta quello si rimangia la parola. Era un accordo solo a voce, però…–
Aperta parentesi: Il tasso di natalità oggi è 1,2 –perché un paese cresca deve essere circa 2,5 – e dobbiamo ringraziare i flussi di immigrazione se la popolazione non precipita.
Il welfare è tutto sulle spalle delle donne, ai bambini ci pensano le madri, le madri delle madri, le madri dei padri.
Mentre nel Nord Europa gli uomini hanno il congedo parentale per i papà retribuito all’ 80% se non anche al 100%, e quello di paternità, alla nascita, è obbligatorio per parecchie settimane. In Francia è di 15 giorni, da noi di un giorno soltanto (i due aggiuntivi solo in caso di giustificati problemi della madre – legge Fornero giungo 2012).
Così in Italia, con la crisi che avanza, le donne rischiano di lasciare i posti di lavoro agli uomini, perchè per cultura siamo portati a pensare che il genere maschile tra pannolini e fornelli si sentirebbe perduto e allora, di fronte a un unico posto di lavoro a disposizione, faremo largo a quel che rimane dell’ antico guerriero affinchè non cada in crisi di identità. Chiusa parentesi.
Mi porto a casa la spesa e la rabbia. Mi rimane dentro quel Però!
Quell’ accordo sulla parola e quel viso tondo, quel sospiro, quell’alzata di spalle.
Mi chiedo che uomo c’è dietro al godimento di questo direttore nell’esercitare il suo misero potere, dietro a questa violenza psicologica su una giovane donna che cerca solo di barcamenarsi tra i ruoli che vuole giustamente interpretare, lavoratrice, madre, persona leale.
Vi chiedo:
Un accordo tra le parti non si suggella più attraverso una stretta di mano?
O c’è una lealtà di genere? Se fosse stato un patto con un papà il direttore lo avrebbe rispettato senza inutilmente infierire?
E la lealtà conta ancora qualcosa o è stata sepolta con i diritti, la civiltà, la speranza di poter costruire anziché demolire una famiglia?