di Roberta Schenal
Il rilevamento odonomastico della Calabria è ancora in fase iniziale, a causa delle mancate risposte delle Amministrazioni e dell’assenza di stradari ufficiali dai siti dei Comuni e i dati a nostra disposizione sono essenzialmente quelli relativi ai capoluoghi di provincia, dove le percentuali di vie dedicate a donne vanno dal 3% di Reggio Calabria al 4,8% di Cosenza. Accomuna queste città la presenza di strade che portano il nome della Madonna, nelle sue varie titolature, e di Sante, spesso in connessione a edifici religiosi, esistenti o del passato, a queste connessi.
Cosenza si caratterizza per un numero piuttosto cospicuo di personalità femminili presenti (circa 25), soprattutto per piazze e larghi, indizio di denominazioni più recenti rispetto alla toponomastica storica. E’ da rimarcare il fatto che in più di un caso, anche quando l’eccezionalità non è così evidente, le titolature sono avvenute prima dei dieci anni dalla scomparsa stabiliti per legge. Si incontrano quasi esclusivamente figure locali o tutt’al più regionali, operanti nella sfera intellettuale o in quella politica; fra queste ultime interessante il nome di Evelina Cundari, eletta al Comune di Cosenza nel 1946 come candidata per la Democrazia Cristiana unica donna in una giunta di 40 consiglieri. Su scala nazionale vengono ricordate le vittime della mafia Francesca Morvillo e Emanuela Setti Carraro, perite coi rispettivi mariti Falcone e Dalla Chiesa. La toponomastica cosentina si caratterizza per la presenza di targhe commemorative di vittime della strada, fra cui anche donne, ma ben più significativo è il ricordo delle vittime della violenza maschile: Roberta Lanzino, diciannovenne violentata ed uccisa; Anna Morrone e Maria Rosaria Sessa, uccise dai propri compagni. E se un Largo della Consulta femminile conferma la sensibilità delle amministrazioni cosentine verso il nostro mondo, se non altro curiosa è la dedica di un largo a Lisa E. Bilotti, figlia del celebre mecenate italo americano scomparsa a vent’anni per leucemia.
Anche a Crotone il numero di vie al femminile è non basso (circa 24), ma le scelte sono diverse, essendosi attenuto per lo più alle personalità di rinomanza nazionale. Piuttosto scontati i nomi delle letterate (da Deledda a Montessori), un po’ meno quelli delle politiche (dalla veneranda Armida Barelli a Lina Merlin); accanto a quelli maschili, compaiono nomi di due donne dello spettacolo, le attrici Anna Magnani e Silvana Mangano. Fra i nomi atti a evocare le radici magnogreche della città sono quelli “locali” della dea Hera Lacinia e di Teano, matematica al seguito di Pitagora; per la storia più recente vi è Angelina Mauro, bracciante coinvolta nelle lotte latifondiste di Melissa del 1946. Da un punto di vista di dislocazione di tali vie, si può notare un parziale loro concentrarsi nella medesima porzione urbana, con qualche eccezione (Grazia Deledda fra i grandi scrittori Pirandello, Silone, Vittorini).
Nella toponomastica catanzarese, poco aperta ad attingere ai personaggi non regionali, compare uno sparuto gruppo di donne, ma se non altro si percepisce una lodevole assenza di campanilismo, in quanto, accanto a Giuditta Levato, contadina della provincia, martire delle lotte di rivendicazione delle terre nel dopoguerra, vi sono la poetessa cosentina Lucrezia della Valle e la principessa Maria Pignatelli di Cerchiara, fondatrice del Movimento Italiano Femminile. Da sottolineare il ricordo, con la titolatura di un larghetto, anche di due “eroine” moderne, Ida e Serafina Fabiano, volontarie, perite durante la disastrosa alluvione a Soverato nel 2000.
Se a Vibo Valentia sono stati scelti nomi femminili di scrittrici famose a livello nazionale, di personalità molto note (Giovanna d’Arco, Madre Teresa di Calcutta, Nilde Iotti) e di figure afferenti al mondo mitologico o fantastico, imbarazzante è l’assenza di donne nelle vie di Reggio: come a Vibo (e a Messina) leggiamo il nome fiabesco del fenomeno ottico manifestantesi nello Stretto, la Fata Morgana, quello della dea Diana, venerata nella Reggio romana, e di Giulia, la figlia di Augusto morta in esilio proprio a Reggio.
Questi dati rendono comprensibile come la campagna promossa dal gruppo di Toponomastica femminile “8 marzo: Tre strade, Tre donne” abbia avuto un riscontro non capillare ma significativo in Calabria. Il risultato più interessante è stato un rinnovato impegno a recuperare la memoria delle donne di cultura calabresi, inspiegabilmente lasciate nell’oblio, accanto a una manifesta intenzione di servirsi anche della toponomastica per perpetuare il ricordo delle donne vittime della criminalità organizzata.
Le prospettive di lavoro per il gruppo autogestito di ricerca, sono quelle di procedere con i censimenti avvalendosi dei dati raccolti dalle Agenzie del territorio e di continuare l’opera di sensibilizzazione delle auorità competenti verso scelte odonomastiche femminili, suggerendo intitolazioni adeguate ai criteri regolatori della toponomastica.
La cittadinanza e le scuole sono invitate a partecipare, proponendo candidature di rilevanza locale, regionale, nazionale.
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