Tratto dal romanzo omonimo di Silvia Avallone vincitore, tra gli altri, del Premio Campiello Opera Prima e tradotto in 18 lingue. Un libro duro che viene addolcito dalle scene del film.
Mi sono detta tempo fa che non sarei andata a vedere per un po’ film italiani. Si parlavano tutti addosso, non c’era nessuna novità nè di contenuti, nè di forma e gli attori, visti e rivisti andavano facilmente dalla fiction tv al grande schermo cinematografico. Sono felice di essermi ricreduta con ”Acciaio” con giovani protagoniste e provati attori che si sono fatti le ossa in TV (Riondino e Puccini) ma che nel cinema hanno dato il meglio.
La storia è ambientata nelle acciaierie Lucchini di Piombino. Immagini di lavoro duro e sudato accanto agli altiforni che producevano materiale incandescente. E accanto al mostro di fuoco le giovani vite di due adolescenti Anna e Francesca, quattordicenni piombinesi che vivono nel quartiere di case popolari i cui abitanti sono in gran parte operai delle acciaierie.
Anna ha un padre che ha lasciato il lavoro ”faticoso” di operaio ed è andato in cerca fortuna lontano dalla famiglia tornando di tanto in tanto con qualche regalo.
Francesca invece ha un genitore molto, troppo presente e che abusa di lei (come si intuisce da alcune scene del film).
La stretta ed intima amicizia tra le due viene interrotta dall’innamoramento di Anna per un’amico del fratello Alessio e dal parallelo ”lavoro da cubista” di Francesca. Un giorno in città torna Elena, un tempo compagna di Alessio e ora suo dirigente. Ed il quadro si apre dalla fabbrica ai sogni e desideri di chi è nato a Piombino e vi rimane legato. Si mescolano storie di vita lavorativa, di amori frugali e frettolosi e di povertà non accettate.
Acciaio è un film che ci ricorda la difficoltà del crescere inserendola in un contesto che sembrava essere dimenticato dal nostro paese :quello della classe operaia che ”fatica” per 1200 euro al mese. Dimenticato perchè non più notiziabile per i mezzi di comunicazione.
Piombino è una città la cui economia ha da circa un secolo ruotato intorno a quella acciaieria che un tempo si chiamava Ilva e poi, passata di proprietà, è divenuta Lucchini
Tutto il film sembra concentrarsi sul lavoro dell’acciaieria e sul metallo che diventa incandescente e si liquefa, come molte cose e rapporti presenti nel film. Tutto tranne l’amicizia tra le due amiche che conserva una sua intima purezza che costituisce il cuore pulsante del film.
Un film di Stefano Mordini. Con Michele Riondino, Vittoria Puccini, Anna Bellezza, Matilde Giannini, Francesco Turbanti.