La libertà maschile di agire a proprio piacimento continua a rimanere il solo punto fermo di molte (troppe!) società contemporanee.
Dalla Tunisia ci è recentemente giunta la notizia di una vicenda dai contorni inquietanti. Riguarda una ragazza che, appartata in auto con il fidanzato, è stata prima violentata dai poliziotti e poi accusata di immoralità per attentato al pudore. Il fatto di trovarsi sola con il fidanzato (e magari, presumibilmente, in atteggiamenti per così dire intimi) è bastato all’accusa per incriminarla.
A deporre contro di lei in tribunale, poi – beffa delle beffe! – sono stati chiamati i suoi stessi stupratori. Se l’accusa fosse confermata, l’imputata rischierebbe sei mesi di carcere.
Il reato legato agli atti osceni in luogo pubblico è ovviamente perseguibile ovunque. Nel caso specifico, però, riguarda ancora una volta una donna. Si badi bene: la (presunta) giustizia si è accanita contro la ragazza, non contro il fidanzato.
A questo punto non ne farei una questione di mera nazionalità, connessa inevitabilmente a una mentalità discutibile, edificata su basi arcaiche e quantomeno anacronistiche. No. Qui tutto ciò non c’entra. Quello che andrebbe messo in risalto e su cui andrebbe dunque focalizzata l’attenzione generale è la palese ostinazione nel persistere a manifestare ostilità verso il mondo femminile nella sua interezza (un elemento dal quale nemmeno il nostro paese può dirsi alieno).
Il primo – e più rilevante – fattore di accanimento sociale è suggerito proprio dalla differenza di genere: una donna – in quanto tale – è tuttora unanimamente ritenuta l’anello debole della catena umana e pertanto portatrice di ogni male.
Nell’immaginario comune, infatti, da lei provengono solo tentazioni e istigazioni all’errore (in questo, va da sé, anche vari testi sacri concordano, supportando purtroppo le convinzioni integraliste); le sue ragioni vengono relegate in secondo piano rispetto alle esigenze primarie del maschio, per sua natura troppo spesso schiavo degli impulsi (dunque poco sensibile ai richiami della ragione) e pertanto passibile di indulgenza.
La figura femminile sembra insomma non potere esistere in sé e per sé, bensì esclusivamente in funzione dell’uomo, al quale non può sottrarsi pena – in casi estremi – l’esclusione sociale.
Persino in Italia, dopotutto (ed è innegabile) le donne single si ritrovano talvolta bersaglio di facili sarcasmi.
Accanirsi contro le donne è ormai tristemente diventata consuetudine, quasi una sorta di sport nazionale universalmente praticato.
Lo stupro – gesto immondo dal quale traspare lo sfogo indecente di una forma virile di rabbia e di avversione a lungo represse nei confronti di chi è diverso dallo stereotipo immaginario del più forte – continua a incarnare la punizione esemplare comminata dal maschio dominatore alla donna che non vuole adeguarsi alle leggi da lui stesso imposte a sua tutela. Del resto, lo possiamo constatare quotidianamente, le pene quasi ovunque contemplate per questo odioso reato restano sempre irrisorie rispetto al danno subito dalla vittima.
Se, come ci narra la vicenda tunisina, due fidanzati decidono quindi di scambiarsi liberamente tenere effusioni in un luogo pubblico ma al riparo da occhi indiscreti (ad esempio una strada poco frequentata) e per volere di un destino beffardo vengono sorpresi dalle forze dell’ordine, possiamo avere la certezza che sarà la donna a doverne subire le conseguenze maggiori. “Lei “, meno soggetta al volere dei sensi, avrebbe potuto rifiutare. “Lei” avrebbe dovuto comportarsi in modo decente. “Lei” ha consapevolmente accettato di trascinare il proprio compagno allo sbaraglio. Dunque “lei” deve pagare per entrambi, davanti al tribunale degli uomini e per conto della legge umana.
L’argomento è tristemente annoso, come pure l’epilogo della storia. Resta il fatto tuttavia che la libertà maschile di agire a proprio piacimento continua a rimanere il solo punto fermo di molte (troppe!) società contemporanee.
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nessuna tradizione cultural-religiosa può dirsi immune dal maschilismo..però non possiamo far finta che tra il mondo arabo e l’occidente di oggi (che,con tutti i suoi difetti, non è più quello di settant’anni fa) non ci siano differenze culturali
nessuna tradizione cultural-religiosa può dirsi immune dal maschilismo, neanche la nostra..però non possiamo far finta che tra il mondo arabo e l’occidente di oggi (che,con tutti i suoi difetti e la strada ancora da fare, non è più quello di settant’anni fa) non ci siano differenze culturali
poi vabbè dal punto di vista individuale niente impedisce ad un singolo tunisino di essere meno o niente affatto maschilista rispetto ad un singolo cittadino italiano. Il singolo può sempre essere qualcosa di più (o di meno) rispetto alla cultura da cui proviene e di cui fa parte, e non dimentichiamo che ogni essere umano è un intreccio inestricabile di natura, cultura e storia