”Però un paese ci vuole” di Giovanna Grignaffini è un romanzo che svela molti segreti sulla nostra storia pubblica e privata. Ma molti ne lascia intatti.
Crescere negli anni sessanta in un piccolo paese della bassa parmense dentro una nebbia che non va mai via. Crescere sotto gli occhi curiosi di una piazza che si insinua in ogni angolo del privato. Crescere tra libri, canzoni, eventi e cerimonie pubbliche che segnano l’orizzonte di una generazione.
“Però un paese ci vuole”, il primo romanzo di Giovanna Grignaffini, è innanzitutto un romanzo di formazione, in cui le vite si mescolano alla storia e se ne lasciano attraversare. Mai travolgere. In cui le ragazze si mescolano nello spazio pubblico ai ragazzi cominciando a capire di non essere -e di non voler essere – come loro.
Ma non si tratta di un romanzo che insegue o esplicita alcuna tesi. Anzi. Le vite dei quattro protagonisti che ci troviamo di fronte sono vite imperfette, incerte, spesso incapaci di comprendere quello che accade intorno, ’68 compreso. “ Un po’ coglioni e un po’ liberi, ecco come eravamo”, dice uno dei protagonisti.
Restano un groviglio le relazioni tra Francesca ( la voce narrante) e sua madre. Restano un mistero i continui slittamenti dall’amicizia all’amore che si stendono come una fitta nebbia su quell’universo chiuso da antiche mura : “ eravamo tutti figli di quell’incesto continuo che è un paese”.
E tuttavia si tratta anche di un paese aperto al mondo, capace di cambiare, o comunque di continuare a camminare. Perché è vero, e vale, forse, ancora oggi per tutti noi quello che dice Carlo : “ Bisogna andarsene, però un paese ci vuole”. Radici e cambiamento. Andate e ritorni. Un va e vieni interminabile tra le nostre molteplici identità e i volti molteplici del mondo. Così,
Però un paese ci vuole è un romanzo che svela molti segreti sulla nostra storia pubblica e privata. Ma molti ne lascia intatti. Li trascina lentamente su quella soglia che è stata, per tutti, il 1989. E lì li lascia sospesi. Vivi, fluttuanti, interamente disponibili ad entrare in relazione con le nostre vite e la nostra libertà.