Lo spettro della misoginia è sempre in agguato.
Due eventi emblematici hanno contraddistinto questi ultimi giorni. Entrambi riguardano le donne, o meglio, rappresentano l’ennesimo attentato alla dignità femminile.
Il primo si riferisce al famigerato volantino con il quale “don” Piero Corsi, parroco di Lerici ha inteso giustificare il femminicidio. Il secondo – scaturito nell’ambito di un contesto lontano nello spazio ma terribilmente vicino nella sua essenza – abbraccia la tormentata problematica degli stupri perpetrati nella moderna metropoli indiana di New Dehli.
Procediamo perciò con ordine e cerchiamo di trarre qualche conclusione da entrambe le vicende, per quanto possibile.
Sforzarsi di individuare attenuanti alla violenza maschile sulle donne è già di per sè espressione di ipocrisia e limitatezza mentale; arrivare a considerare il femminicidio come (logica? inevitabile?) conseguenza degli atteggiamenti volutamente disinvolti tipici delle donne moderne è però pura follia.
Ciò che maggiormente colpisce è il fatto che tale manifestazione evidentemente misogina sia stata offerta da un esponente del clero, di quella stessa chiesa, cioè, dalla quale ciascuno – credente o meno – si aspetterebbe comprensione, compassione, carità.
Il verbo sacerdotale, ricordiamolo, per molti ha un peso ancora determinante in alcune scelte di vita. Divulgando quell’insano messaggio “don” Piero ha tacitamente avallato un comportamento iniquo che molti potrebbero erroneamente interpretarecome una sorta di perversa “benedizione ecclesiastica” della violenza.
Evidentemente il parroco in questione è rimasto ancorato ai vecchi dettami biblici per cui la donna è figlia del demonio, essere malvagio e tantatore, meritevole di disprezzo e punizione. In ogni caso, il clamore, lo scandalo e l’indignazione che la vicenda di cui si è reso protagonista volontario ha suscitato da un capo all’altro della nostra penisola dovrebbero aver raffreddato i suoi bollenti spiriti dal vago sapore medievalista e inquisitore. Gli eventuali provvedimenti vaticani (che è auspicabile non debbano tardare) potrebbero completare lo sconcertante, deprimente e squallido quadro.
Per quanto concerne invece New Dehli va detto subito che i continui stupri non aggiungono purtroppo nulla di nuovo alla triste condizione femminile nell’India contemporanea, dove spesso i feti delle bambine vengono tuttora abortiti e la donna seguita ad essere ritenuta inferiore all’uomo per rango, dignità e diritti.
La novità dettata dagli ultimissimi casi di stupro registrati dalle cronache va letta anzi nel contesto delle molteplici reazioni di massa da cui sono stati accompagnati i fatti.
Le numerose manifestazioni di protesta da parte non solo delle donne ma anche di un consistente numero di uomini lascia intendere che qualcosa sta davvero cambiando nel nucleo culturale di un’area in forte espansione economica e sociale. La violenza sulle donne non può e non deve essere più nè tollerata nè tanto meno taciuta o occultata.
Ogni maltrattamento, sopruso o addirittura omicidio ai danni una singola donna rappresenta un oltraggio a ciascuna di noi. Ed è nostro preciso dovere non dimenticarlo mai.