Alice ammetteva però che quel ragazzo, be’… era sì, di “qualità superiore alla media”.
Malgrado ciò, continuava a esserle antipatico: non fosse altro che per quello scontro, che l’aveva fatta ruzzolare, anche se certo non lo aveva fatto apposta. E poi… poi la stava mettendo in imbarazzo davanti a tutti, con quelle occhiate esagerate.
Si strinse nelle spalle: modestia a parte si sentiva abbastanza carina e non era la prima volta che i clienti la corteggiavano. Che le importava? Peccato che, per la prima volta, si sentisse tanto, tanto in imbarazzo. E perché, poi? Perché era straniero? Perché era molto, molto carino, malgrado le fosse rovinato addosso quel giorno? O perché, dopo tanto tempo a tenere il cuore in stand-by, adesso sentiva il bisogno di risvegliarsi?
Quasi per allontanare da sé qualunque pensiero che esulasse dal consueto, Alice si mostrò affabile e sorridente più del solito con tutti quanti, compresi i clienti nuovi della pizzeria.
Tallonava il ragazzo nuovo, Ugo, che stentava a ingranare e combinava un guaio dietro l’altro, e aveva una gran voglia di strafare.
– Sembra che tu abbia bevuto dieci caffè, questa sera, Alice – considerò Mirella osservandola mentre, trafelata, caricava tre piatti di pizza da portare al tavolo quattro. – L’effetto del bel tedesco, eh?
Le guance di Alice si imporporarono subito. A chiazze: come quando era emozionatissima, e Mirella lo sapeva bene.
– Ma che cavolo c’entra… – borbottò.
La donna non commentò oltre. Ma le restò negli occhi un lampo di malizia che Alice finse di non vedere.
Fra l’altro, il “bel tedesco”, come lo chiamava Mirella, non accennava a schiodarsi dal tavolo. Non solo: sentiva il suo sguardo che la seguiva. Che l’accarezzava, perfino, con tenerezza.
Ad Alice sembrava carta vetrata sulla pelle e sul cuore. Dio, che rabbia. Ma perché non se ne andava? Perché non si levava dai piedi una volta per tutte? Aveva altro da fare che incoraggiare quelle lunghe occhiate.
– Mi vuol fare il cascamorto? E’ capitato male. Non so proprio che farmene – disse a Mirella poco dopo, mentre portava le ordinazione per i nuovi clienti del tavolo sette. – E’ qui da un’ora e mezza e…
– Dai, dai, si vede che ti piace. Non far finta di essere indifferente. Si capisce, sai?
– Quante storie. Non ho tempo per queste cose – tagliò corto Alice.
Poi pensò che sì, forse aveva ragione Mirella. Forse doveva essere successo qualcosa, alla sua bella corazza anti-sentimento.
Ma tanto, che importanza aveva? Non lo avrebbe più visto. Il destino glielo aveva messo tra i piedi, okay. E allora? Due incontri erano più che sufficienti, no?
– Ma lo sai che quella ragazza frequenta un corso di studi simile al tuo? Già: si chiama Scienze dei Beni Culturali. E se non sbaglio, per quest’estate ha in mente un bel viaggio per l’Italia. Dovresti aggregarti! – esclamò Giusy tutta contenta, mentre tornavano verso casa.
Hans sbatté le palpebre un paio di volte. Non poteva crederci…
– Quella ragazza? Vuoi dire… Alice?
– Sì: quella che guardavi con tanta insistenza, stasera in pizzeria. Non volevi più andartene per rimirartela meglio, eh?
Hans abbassò lo sguardo, confuso. Ma Kurt e Giusy erano per lui come parenti stretti. Non doveva farsi troppi problemi.
Giusy approfittò per continuare a esporre la sua idea: – Pensa un po’: ha una mamma napoletana, il padre di Milano. Infatti la pizzeria è di sua cugina, per parte materna. Ha sempre vissuto a Milano, dove suo padre lavora. Ma i suoi parenti sono sparsi un po’ ovunque per l’Italia e credo che si farà ospitare da loro: una zia paterna abita a Venezia, un’altra a Firenze. Ha anche cugini a Napoli e in Sicilia.
– Sarebbe bellissimo – considerò Hans, – ma anche un po’ irrealizzabile. Di sicuro non mi vorrà in mezzo ai piedi. Chi sono io per lei? Proprio nessuno. O meglio, uno che è talmente sbadato da farla ruzzolare a terra, in piazza Duomo…
– Oh, non buttarti giù, che sei un bel ragazzo. Magari in questi giorni ne possiamo parlare. Chissà.
Hans sorrise, quieto. Un destino simile a quello dei suoi genitori: visitare l’Italia. E trovare qui la ragazza dei suoi sogni.
Ma forse stava facendo volare un po’ troppo la fantasia. Meglio, molto meglio scendere a valle.
Alice si rigirò nel letto per l’ennesima volta. Aprì gli occhi. Li richiuse e poi li riaprì ancora. Sospirò. Infine si alzò, andò in bagno per prendere un bicchiere d’acqua, mentre la gatta Holly – che così aveva chiamato a ricordo della protagonista del suo film preferito, “Colazione da Tiffany” – si stiracchiava beatamente.
Già. Non le riusciva proprio, di dormire. Quel ragazzo con il suo fascino teutonico continuava a tormentarla.
Lei però non aveva alcuna voglia di lasciarsi coinvolgere. Fosse stato italiano, tedesco, inglese o spagnolo, con gli uomini aveva chiuso. Per sempre!
Da quando quel ladro di cuori di nome Federico l’aveva illusa, e poi ingannata e ferita, aveva giurato a se stessa che si sarebbe divertita soltanto. Qualche avventura di poco conto, e poi via.
Già, già: ottimi propositi. Per diversi mesi ci era riuscita benissimo. E stava alla grande. Niente complicazioni sentimentali, niente di niente. Volava come una farfalla di fiore in fiore, che meraviglia.
Quando fiutava il pericolo di qualcosa di più, si metteva a distanza. Ed eccolo, il pericolo: quel tipo, Hans. Con uno sguardo dolce, tenero, appassionato. Stupendo e… anche qualcosa di più, che le scavava in fondo al cuore quasi con rabbia.
Accidenti a lui. Accidenti a quegli sguardi. E accidenti a lei che adesso nemmeno ci dormiva.
Che cosa doveva fare? Camomilla? Una bella tisana calmante? Oppure una martellata in testa, per levarselo dal cervello?
Si calmò pensando che si sarebbe fermato pochi giorni e poi sarebbe ripartito. Così le aveva detto Mirella.
Invece qualcosa le diceva, chissà come, che un bizzarro destino stava per combinare un gran pasticcio. A suo danno, veramente.
Avrebbe dato qualunque cosa per levarsela dalla testa, quell’idea. Ma non voleva saperne di andarsene.
Pensò che non doveva preoccuparsi troppo. In fondo aveva una bella estate davanti, no? Un lungo viaggio attraverso la penisola, a casa dei parenti che aveva sparpagliato per le città che amava, e avrebbe unito l’utile per gli studi, al dilettevole, un giro turistico in compagnia delle bellezze artistiche del suo paese. Sarebbe stata davvero una stagione fantastica, e non si sarebbe annoiata di certo.
Quando partire? Aveva già in mente una data, alla fine di giugno.
<<continua>>