– Alla fine di giugno? Wunderbar! Proprio quello che avevo in mente io! – disse Hans candidamente quella sera, quando Giusy e Mirella si misero in mezzo ai progetti vacanzieri di Alice, che era rimasta a bocca aperta ad ascoltarle, incapace di prendere posizione, di pronunciare anche una sola parola. Magari per protestare, per esempio. Per dire che a lei non andava niente bene, quell’infausto progetto. Assolutamente. La sua intenzione era quella di viaggiare da sola, e non voleva saperne, di avere tra i piedi uno sconosciuto. Per quanto affascinante fosse, dannazione. Anzi, proprio per questo.
Alice gli lanciò un’occhiata di sbieco, che lui non colse affatto. O meglio, che colse, ma che interpretò a modo suo, perché le sorrise con calore, forse immaginando che fosse contenta come contento lo era lui.
Si tormentò le mani, attorcigliandosi i capelli come faceva sempre quando era nervosa, e poi fissò sua cugina, torva, come a dirle che aveva parlato un po’ troppo e a sproposito. Possibile non chiederle nemmeno un parere, prima di impicciarsi delle sue vacanze?
– Se devo essere sincera, Alice, io sono proprio contenta di questa bella combinazione – asserì Mirella accompagnando il suo discorso con ampi cenni del capo, – almeno non viaggerai sola, ma con una persona fidata al tuo fianco.
– Vuoi dire che mi è necessaria una guardia del corpo? – scherzò. – In fondo non vado in luoghi del tutto sconosciuti. Ho parenti sparpagliati per tutta la penisola!
– Sì: ma durante il viaggio saresti sola.
– Non mi pare che sia così tragico…
– Insomma, di questi tempi non si sa mai. Con i brutti ceffi che girano! Invece di Hans mi fido, perché mi fido di Giusy e di Kurt, che garantiscono per lui, è come un altro figlio.
“Già, ma chi garantisce me?”, pensò Alice quella sera, nel suo letto, mentre si infilava la camicia da notte svolazzante, “chi difende me dal bel tedesco, accidenti? Carino com’è! E se mi innamorassi? Povera me. Spero proprio che non capiti”.
Ma no. Non sarebbe successo. Bastava alzare un po’ la guardia, e lei era bravissima in questo. Sapeva gestirsi, le era già capitato qualcosa del genere.
Già: con altri. Questo Hans, malgrado il burrascoso incontro, le piaceva molto più del dovuto. In certi momenti aveva proprio paura. Quando la fissava con quegli occhi chiari come il cielo, che sembravano volerla scavare sino in fondo, avvertiva dentro una specie di rimescolio strano. Chissà che cosa mai sarebbe successo, nel suo viaggio…
– Non metti canzoni italiane, Alice? Io sono in Italia, voglio ascoltare musica italiana! – protestò Hans, ma con un tono di voce leggero, che la incantava.
Alice alzò gli occhi al cielo. Uffa. Non era libera nemmeno di sentire quello che voleva, in quella sua vacanza che aveva immaginato speciale. Hans era bello, intrigante, ma qualche volta le sembrava anche una palla al piede. E poi era davvero fissato con l’Italia.
Non solo: mica accettava musica moderna. Nossignore: voleva ascoltare le canzoni del Festival di Sanremo che piacevano ai suoi NONNI! Modugno, Claudio Villa eccetera. Era rimasto con un sorriso estatico stampato sulle labbra quando era venuto a casa sua,due giorni prima, osservando la collezione chilometrica di 45 giri in vinile di suo padre, con dentro anche le vecchie canzoni anni Cinquanta e Sessanta.
– Conosco queste musiche: i miei genitori le ascoltano sempre – le aveva detto.
E così Alice prima di partire, fra le altre cose, aveva preparato anche un paio di cd con le canzoni che gli piacevano, di Sanremo vecchi tempi, giusto per farlo contento. Sinceramente lei preferiva ascoltare un altro genere di musica: era piuttosto esterofila. Ma adesso… be’, glielo aveva anche promesso prima, tanto valeva accontentarlo.
Tra loro parlavano in inglese: Alice non conosceva il tedesco, e Hans si sforzava di imparare l’italiano, ma commettendo strafalcioni incredibili che intenerivano Alice più del dovuto.
Con l’inglese, invece, si intendevano.
Sulle celeberrime note di “Nel blu dipinto di blu” incominciarono il viaggio verso Venezia.
“Penso che un sogno così/non ritorni mai più…”
E’ una delle canzoni italiane che amo di più, la mamma la canta sempre quando stira, quando apparecchia la tavola, sin da quando ero piccolissimo. E immaginavo spiagge assolate, donne bellissime dai capelli bruni, con occhi sognanti che mi facevano innamorare.
Proprio come lei, come Alice, che già sento di amare pazzamente come nel più ingrato dei miei sogni.
Oh, non so se Alice si sta innamorando, invece. Forse no: a volte ha un’espressione così severa, quando mi guarda! Ma non devo demoralizzarmi: ho davanti a me un lungo, splendido viaggio, e la prima meta sarà Venezia, dove abitano gli zii paterni di Alice.
Ci sarà tempo per l’amore.
Ho sempre sognato di visitare Venezia: mi hanno detto che questa città sospesa tra acqua e cielo possiede un fascino unico e speciale, e che è fatta per gli innamorati. Così come la vicina Verona, città di Giulietta e Romeo.
Chi mai avrebbe potuto immaginare, quando sono partito dalla Germania, che avrei viaggiato insieme a un’italiana stupenda?
Che ci sia, per me, un destino simile a quello di Kurt, che ha sposato Giusy, un’italiana?
Perché no? Non mi sono mai veramente innamorato, finché ero nel mio paese. Ma qui, in Italia, in questa terra dei sogni, il cuore ha incominciato subito a battere più forte.
Senza accorgersene si era addormentato, con grande sollievo di Alice, che alla musica delle canzoni di Sanremo anni Sessanta aveva poi alternato gli U2, il suo gruppo preferito. E con quei brani che lei amava erano arrivati poi sino alle porte di Venezia. Gli zii abitavano a Mestre, qui avrebbe parcheggiato, per poi andarsene a zonzo per le calli.
Sperava solo che Hans non le avrebbe fatto perdere tempo utile…
Zio Marco e zia Fiorella li accolsero con grandi feste, come si aspettava. Vivevano lì da una ventina d’anni, avevano due figli adolescenti e potevano far loro da guida.
– Avete fatto un viaggio lungo, dovete riposarvi un po’ – li incoraggiò zia Fiorella.
– Danke, danke – ripeteva Hans con espressione soddisfatta, seguendo pur sempre Alice con lo sguardo.
Mentre scambiava due parole in inglese con Marco, zia Fiorella si avvicinò ad Alice, con sguardo complice.
– Niente male, questo ragazzo tedesco, ma dove lo hai pescato? – le chiese.
Alice piegò le labbra in una smorfia: – Mi è stato praticamente rifilato. Sì, è carino: ma un vero impiastro. Ero in piazza Duomo a Milano quando me lo sono vista arrivare addosso come una catapulta! Siamo ruzzolati a terra in due. E poi caso ha voluto che me lo ritrovassi in pizzeria. Un caso su mille, ed è capitato a me. Ci mancava che studiasse al mio stesso corso di studi, all’incirca, nella sua città, e che volesse visitare l’Italia per scoprire i nostri tesori artistici…
– Che dici! Un segno del destino, no?
– Sarà…
– Lo zio vi farà da guida: lui conosce tutti i segreti di Venezia, e anche gli angolini più romantici. Nulla è meglio di un giro in gondola. Ma andrete voi due soli, naturalmente.
Alice corrugò la fronte: – Zia, per favore, non ricamarci sopra. Io non ho alcuna intenzione di…
Furono interrotti dall’arrivo di Hans, con zio Marco, che stavano già progettando un bell’itinerario per quel pomeriggio.
Alice, suo malgrado, intercettò lo sguardo di Hans, e non poté fare a meno di sorridergli. Dannazione. Ma perché era così stramaledettamente pieno di fascino?
<<continua>>