Hans osservava incantato il gondoliere, mentre tutt’attorno gli sembrava che la città di Venezia ruotasse attorno a lui, e ad Alice.
Spiava i contorni del suo bel viso, il suo ovale perfetto, e si perdeva nei suoi occhi.
Forse stava vivendo un sogno magico, forse questa non era la realtà. L’Italia era davvero quel paese che gli avevano descritto: anzi, a essere sinceri, in quel momento pensava che fosse perfino superiore alle aspettative. Kurt e sua moglie Giusy non avevano esagerato affatto nel descriverglielo così. E nemmeno i suoi genitori. Adesso capiva molto bene quello che avevano voluto dirgli, negli anni addietro, quando era poco più che un bambino.
– Siamo arrivati! – esclamò Alice in quel momento, scuotendolo bruscamente dai suoi pensieri.
Hans pagò il gondoliere, poi inciampò malamente, mentre scendeva dal mezzo.
– Mamma mia che imbranato… – sibilò la ragazza, senza pietà, osservando i suoi gesti goffi.
Poi lo sguardo che lui le rivolse poco dopo dissipò i pensieri cattivi. Quel tipo era sempre speciale: anche se non sapeva dire come facesse.
Le prese la mano, gliela baciò dolcemente, le sorrise.
Poco dopo piazza San Marco li sorprese insieme, con la sua magia. Perfino Alice restò senza fiato, a guardarsi attorno.
– Wunderbar… – biascicò Hans, muovendo qualche passo. Poi dalla tasca posteriore del suo zainetto estrasse la macchina digitale e cominciò a scattare, zuk, zuk, zuk, a raffica. Volle immortalare anche loro due, assieme, cercando di ritrarre dentro anche la piazza, la chiesa, i piccioni che a centinaia volteggiavano su di loro.
Avevano appuntamento con zio Marco due ore dopo, in una calle vicina, mentre lui aveva qualche commissione da sbrigare.
– Senti, vorrei visitare anche qualcos’altro – sbottò Alice a un tratto, – finora abbiamo visto solo il Ponte di Rialto, Canal Grande, oltre a San Marco. Ci sarebbe da vedere il Palazzo Ducale, la Biblioteca Marciana e…
– Ci fermiamo anche domani, giusto? Possiamo vederli domani. Se no, in due ore, non possiamo vedere tutto – osservò diligentemente Hans.
– Forse hai ragione…
Camminarono dunque insieme per le calli, e a ogni passo era un’emozione. Uno scorcio, una luce particolare, e Alice si ritrovò, di colpo, innamorata di quella città senza eguali.
Di fianco all’allampanato Hans, con il suo italiano strascicato, il suo ottimo inglese, le sue battute, si sentiva chissà come dentro a un paradiso improvvisato.
Quelle due ore trascorsero anche troppo presto. Si era lasciata incantare dalle calli, dai ponti e… sì, doveva dirlo, da lui. Attraverso i suoi occhi, le sue parole, le pareva che Venezia fosse ancora più bella. Era già stata qui da ragazzina: ma adesso quel suo fascino intrigante le pareva ancora più forte.
Zio Marco arrivò un poco in ritardo e li sorprese con gli sguardi incrociati, mano nella mano: tanto che ebbe quasi paura ad avvicinarsi.
Lo fece in punta di piedi. Fu Alice ad accorgersi per prima di lui. Si scosse, e perse di colpo quell’aria stralunata che sembrava essersi impossessata di lei, in compagnia dell’amico tedesco, per tornare a essere la ragazza di sempre.
– Ciao, zio! Abbiamo visto qualcosa, ma torneremo domani: visiteremo il Palazzo Ducale, la Biblioteca Marciana e altro ancora.
L’uomo assentì, si volse poi verso l’ospite straniero: – Che te ne pare, Hans? Bella, la nostra Venezia?
I suoi occhi si illuminarono: – Stupenda. E… come si dice? Suggestiva! – esclamò, tutto felice di aver conquistato un vocabolo italiano fra i non più immediati.
Tornarono a casa in allegria. Alice aveva trascorso una giornata spensierata. Non pensava più al suo amore passato, né al fatto che quel ragazzo fosse una palla al piede. Anzi.
Quella notte se lo sognò, Hans. Il fatto che, alla fine di quel giro turistico, lui l’avesse presa per mano, chissà come, aveva provocato una serie di capriole al suo cuore ballerino.
Lì per lì aveva pensato: “Sono una scema, ma che m’importa di questo qui?”. Invece… invece poi ci aveva provato gusto, perché durante il tragitto di ritorno, in macchina con lo zio, aveva poggiato il capo sulla sua spalla, e alla fine Hans le aveva anche deposto un bacio sui capelli.
Ah, che incanto Venezia!
Poi si era quasi risvegliata da quella specie di sogno. Macché suggestioni veneziane, era meglio scendere subito dalla nuvoletta, prima che fosse troppo tardi.
Diede una mano a zia Fiorella per preparare la cena, e poi, quando gli zii proposero ai ragazzi una bella passeggiata al chiaro di luna, prima che Hans potesse rispondere, lei aveva detto che preferiva andarsene a letto presto, ci teneva a essere a Palazzo Ducale l’indomani quando aprivano.
– Con tutte le opere che ci sono da vedere, meglio cominciare subito. Ci tengo. In fondo questo viaggio è una vacanza, sì, ma… mi serve anche per l’università. E sono convintissima che anche Hans sia d’accordo con me, per lo stesso motivo. Vero?
Gli lanciò un’occhiataccia fulminante, che lui colse al volo.
– Sì, sì, vero.
Meno male, Deo gratias! Aveva capito, contrariamente a quel che aveva immaginato.
Però, poi, quella notte sognò di lui, di languidi baci in gondola, e di com’era bello lasciarsi andare al sentimento, tra ponti e calli…
Il giorno dopo la visita a Palazzo Ducale fu bellissima, intensa, e le ore che vi avevano dedicato passarono in un lampo, tanto che poi non restò molto altro tempo per andare a vedere la Biblioteca. Finirono col passare ancora per Canal Grande, e il Ponte dei Sospiri.
– Ponte dei Sospiri…? – ripeté Hans con un estatico sorriso, immaginando chissà che.
– Guarda che non c’entra affatto con sospiri romantici, Hans, tutt’altro: è chiamato così perché vi passavano i prigionieri condannati – disse Alice con espressione serissima.
– Sì, sì, hai ragione. Scusa. C’è scritto…
Di tanto in tanto il suo compagno di viaggio estraeva dal suo zainetto una guida in tedesco, che portava sempre con sé, ma che non guardava quasi mai, beandosi delle descrizioni di Alice, che conosceva già quei posti, anche se non li vedeva da molto tempo. E gli piaceva quel suo modo brusco di esporre le cose. Nonostante questo, intuiva che dietro quella sua scorza c’era la donna italiana, romantica e speciale, che aveva sempre sognato. Non erano illusioni: anche se lei, di illusioni, non gliene aveva ancora date.
Nel pomeriggio Alice e Hans si dedicarono alla visita del celeberrimo Museo Peggy Guggenheim, e ne ricavarono molte notizie utili ai fini dei loro studi. Lui, però, appariva stravolto per quel lungo girovagare. Alice ne ebbe pietà, dicendogli che avrebbero visitato il Museo Correr solo il giorno dopo.
<<continua>>