– Quanto vi fermerete, ragazzi? – domandò la cugina Paola, a colazione. – Un paio di settimane almeno, spero…
– Non possiamo proprio – spiegò Alice, – dobbiamo fare ancora tappa a Napoli e Pompei, dalla cugina Gegia. E infine andremo in Sicilia. Tappa, Agrigento, dal cugino di papà, Sandro.
– In una settimana, di Roma vedrete ben poco – commentò la donna.
– Lo so: ma non possiamo fare diversamente. Nemmeno un mese basterebbe, per vedere Roma.
Paola scostò il ciuffo di capelli grigi dalla fronte e sorrise: – Roma, si dice, non basta una vita. E nemmeno noi romani la conosciamo tutta, sino in fondo. Come una donna. No? – disse volgendosi verso Hans, che ricambiò il sorriso. – Comunque, se vi fermate una settimana, bene. Farete in tempo a vedere Sabrina. Torna dopodomani.
Alice sbiancò: – Sabrina? Ma non doveva essere in vacanza in Sardegna? La mamma aveva detto che…
– Sì, infatti. Torna da Vienna, e partirà per la Sardegna la prossima settimana. Sarà felicissima di vederti!
– Almeno quanto lo sono io – osservò, senza nemmeno sforzarsi troppo di nascondere il suo malumore.
Accidenti. Quella smorfiosa! Ci mancava giusto lei. Sabrina, che faceva la svenevole con tutti quelli che le capitavano a tiro, specie se erano insieme alle altre. Immaginava che cos’avrebbe fatto con Hans!
Cercò di far buon viso a cattivo gioco, preparò un bel programma settimanale. Primo giorno, dedicato interamente a visitare Città del Vaticano; secondo giorno, Castel Sant’Angelo al mattino, Trinità dei Monti al pomeriggio, e un giretto in via della Spiga; terzo giorno, Colosseo, Fori Romani; quarto giorno, Pantheon, piazza del Popolo, piazza Venezia; quinto giorno piazza Navona, fontana di Trevi, villa Borghese; sesto giorno catacombe e visita alla Basilica di San Giovanni in Laterano; settimo giorno, vivamente consigliata da Paola, una capatina al Giardino degli Aranci, anche se non notissimo, ma spettacolare, prima di proseguire.
– Vorrà dire che ritornerete il prossimo anno, per vedere altro: è solo una piccolissima parte di Roma, cari ragazzi – disse, strizzando l’occhio al giovane tedesco.
Tutto andò come previsto, per il primo e il secondo giorno. Hans era estasiato da Roma, non mancò di esternare la sua gioia, vedendo da vicino quei luoghi di cui aveva tanto sentito parlare dai suoi cari, dai parenti. Ma nemmeno in quell’occasione accadde nulla fra loro.
E il terzo giorno, puntuale come un orologio, arrivò il ciclone Sabrina.
Di media statura, occhi scurissimi e vellutati, capelli neri e lunghi sciolti sulle spalle, formosa, con abiti che sapevano mettere in evidenza le sue notevoli doti fisiche, emanava un grande fascino. Di solito gli uomini pendevano dalle sue labbra e si lasciavano conquistare, cadendo dentro quella trappola che tendeva con maestria. Alice aveva sempre pensato che fosse una specie di strega, anche se sorrideva molto, e sembrava simpaticissima. Quando c’era lei in circolazione, si sapeva già come sarebbe finita la serata con gli amici…
Sabrina calamitò l’attenzione generale, con baci, abbracci, manifestazioni d’affetto, e coinvolse piacevolmente anche Hans. Aveva studiato un po’ di tedesco.
“Magnifico”, pensò Alice, alla notizia.
E incominciarono tra loro un buffissimo dialogo fatto di “ja”, “nein”, “sprechen Sie Deutsch?”, “sprechen Sie Italienisch?” e poco altro.
Ma il giorno dopo volle a tutti i costi aggregarsi a entrambi.
– Figurarsi, sarò la vostra guida! – assicurò. – Mia madre non ha tempo, ma io sono in vacanza. Ho appena dato l’ultimo esame, devo solo preparare la tesi, poi ho finito. Dunque sono libera come l’aria e vi accompagnerò.
Ovviamente volle discutere a tutti i costi il programma che Alice aveva preparato in dettaglio, pose alcune varianti. Hans restava a guardare, inerme, quanto succedeva attorno a lui.
Poi si lasciò guidare, il giorno seguente: anche se, a dirla tutta, la presenza di quella Sabrina non gli era particolarmente gradita.
Sabrina è una gran bella ragazza. Sorride molto, forse… mi corteggia. Credo sia una persona che lo fa d’abitudine con chi incontra. Ma io avrei voluto stare solo con Alice. Invece non ci riesco, almeno non adesso.
Alice sembra anche arrabbiata e penso che la presenza di sua cugina le dia fastidio. Non le è simpatica, chissà come mai!
Sabrina, mi prende sottobraccio, mi parla piano, qualche volta mi accarezza i capelli. Io intanto osservo Alice che diventa quasi verde per il nervoso.
Ma sì, è GELOSA! E allora… allora non è indifferente. Magari mi ama anche lei, e non si fa capire. Ancora una volta vorrei dirglielo. Ce la farò? O mi lascerò scappare l’occasione, come a Firenze?
Comunque Sabrina è bellissima, e forse, se non fossi già innamorato di Alice, mi farebbe piacere quello che succede. Invece sono indifferente. Sì, Sabrina ha un fascino speciale, però Alice possiede qualcosa di più, che mi ha conquistato al primo sguardo.
Non vedo l’ora di arrivare alla fontana di Trevi, quella della celeberrima scena del film che mi ha mostrato il nonno, “La dolce vita” di Fellini. Dicono che ci getta una monetina qui, poi ritornerà. Io voglio ritornare a Roma: e sempre con Alice. Ma un’Alice innamorata…
<<continua>>