di Caterina Della Torre
Ero attonita durante l’ultima puntata di ”Servizio Pubblico” di Santoro di giovedì 10 gennaio su la 7 dedicata a Silvio Berlusconi. Attonita perchè mi aspettavo altro, forse un ‘a fondo’ che la Gruber su ”Otto e mezzo” non era riuscita a portare. Forse per troppa ”eleganza”, mi ero detta, o forse perchè con cotanto ospite bisognava usare toni ”fonici” più elevati e più forti ed argomentazioni più stringenti ed accusatorie. Perchè c’erano tutte, insieme alle menzogne e i continuativi stereotipi utilizzati, e speravo che Travaglio su ”Servizio Pubblico” lo avrebbe messo alle strette. Invece anche lui sembrava silenziato dalla presenza dell’ammaliatore che attaccava per non difendersi.
Anche le due intervistatrici che alla fine sono state le uniche che gli hanno avanzato accuse fondate e concrete, sono state messe a zittire dal super ego del presentatore. Due grandi ego a confronto, l’avrei intitolata la puntata. Questa non è nè informazione, nè politica.
Insomma sono rimasta disgustata e amareggiata. Ma non essendo capace di scriverne obiettivamente, preferisco riportare un bell’articolo di Sabina Ambrogi su Goleminformazione, che condivido pienamente.
Servizio Pubblico: perché ha vinto il berlusconismo
Le battute, alcune delle quali efficacissime (quella che non può chiamare il centralino di Mediaset è forse una delle migliori), hanno trasformato la trasmissione in un varietà. Tutto c’era meno che la politica: l’Italia di oggi.
Servizio Pubblico: perché ha vinto il berlusconismo
Santoro sbanca l’auditel e ovunque si celebrano gli ascolti della serata di Servizio Pubblico: 8.670.000 gli spettatori pari al 33,58% di share. L’ eccezionalità dell’ evento ha giocato il ruolo decisivo: da quasi dieci anni i due si insultavano da lontano e da dieci anni Santoro e Travaglio hanno fatto della guerra contro Berlusconi il centro della loro carriera.
E’ vero come faceva notare il conduttore all’ex premier : “ammetterà che lei è un bell’argomento…” e che “ appena scriviamo dieci pagine già n’ha fatte e dette altre cento”, ma è vero anche che la polarizzazione su alcuni argomenti, i magistrati e le inchieste, i lavoratori che urlano in massa con Ruotolo in mezzo, le donne usate come strumento di indignazione con sottofondo di moralismo, hanno reso il confronto televisivo di Servizio Pubblico un concentrato degli ultimi dieci anni di politica italiana, basata sul come si appare, sulla quantità di scempiaggini dette, con il pubblico consapevole che le accetta come si fa a teatro.
In mezzo, mancavano i giornalisti e le domande.
E’ vero che l’anno di Monti ha molto attutito il clima di rabbia ma non si è chiesto nulla, dati alla mano, su cosa abbia fatto dell’istruzione, dei cervelli fuggiti all’estero, del rapporto con la chiesa, con l’industria, con il lavoro. Si poteva chiedere dell’omofobia, delle spese per la difesa, dei soldi negati alla sanità, della chiusura dei teatri. Si potevano fare domande anche generiche sulla famiglia, sulle donne e i loro diritti. Avrebbe negato tutto, ovviamente, straparlato, pasticciato i dati, ma almeno loro avrebbero fatto il loro mestiere. Perfino la battuta delle scuole serali poteva essere una riflessione sulla dispersione scolastica, invece è diventata una gag.
Costamagna e Innocenzi, le due bionde schierate sperando che il vecchio satrapo cadesse nel trabocchetto del solito complimento, sono state le uniche a fare delle domande reali, mentre i capi show si battevano sullo stesso terreno da cabaret, con delle punte di massima inutilità come il commento dell’espressione di Merkel mentre lui, ovviamente, ha potuto dire che parlava con Erdogan per salvare la candidatura di Rasmussen.
Tale predominanza dello spettacolo, con una certezza da parte di entrambi del colpo grosso degli ascolti, hanno fatto emergere un po’ ovunque nei social network che Berlusconi abbia giganteggiato. E’ vero. Solo che non ha prevalso lui appunto, ma il berlusconismo. La sottocultura, la mancanza di misura, la politica ridotta a cabaret per vecchi incipriati, hanno trasmesso un messaggio finale infantile e per questo angosciante.
Così, non è la “vittoria di Berlusconi”, ma è la percezione collettiva che abbia vinto Berlusconi il punto centrale della serata. Il berlusconismo è una categoria culturale talmente introiettata nell’anima del paese da risuonare vittorioso perché il pubblico ha percepito familiari le menzogne, le frasi da bauscia, la vanitosa autoironia che ridiventa tracotanza, l’odio celato dietro il sorriso, la battuta per scavallare le difficoltà, il ricorso alla categoria “comunista” e ai magistrati che gli hanno impedito di compiere quello che non è riuscito in venti anni.
A questi topoi narrativi non si è opposto “altro” ma qualcosa di complementare. L’uno che gli dà del delinquente ladro, l’altro che lo accusa di diffamare, le battute poi, alcune delle quali efficacissime (quella che non può chiamare il centralino di Mediaset è forse una delle migliori), hanno trasformato la trasmissione definitivamente in un varietà. Tutto c’era meno che la politica. Ossia l’Italia di oggi.
Spicca, a riprova di ciò il commento dell’ Huffington Post che nel celebrare gli ascolti della tv ha parlato di una strepitosa novità : “Servizio Pubblico sfonda ogni parametro televisivo, porta a un nuovo livello la comunicazione politica”. In realtà era solo una sintesi di questi anni.
Un altro precedente, ancora più squallido fu quello del “ confronto” Costamagana Carfagna. La prima, incamerate tutte le stigmate del berlusconismo (forse per aver lavorato così a lungo al tg4) fece un’ intervista a Mara Carfagna riuscendo nel non facilissimo compito di farla giganteggiare. Anziché metterla alle strette su cosa non avesse fatto per le donne, sulle sue ridicole e dispendiose battaglie del velo e del burqa, si avventurò in allusioni sul come avesse acceduto al posto di ministra, che poteva essere anche uno sgambetto, ma doveva essere finale.
Si potrebbe replicare che così va la comunicazione in tv, che questi sono i media e il giornalismo, che ha bisogno di pubblicità per sopravvivere. E’ vero.
Questo match ha però un altro precedente illustre che non va dimenticato: Berlusconi e Oliviero Diliberto a Matrix nel 2006. Moderava all’ epoca Mentana. Una raccapricciante predisposizione dello studio con plaudenti tifoserie, ognuna per la parte avversa, devono rammentare anche quali responsabili abbia questo modo di fare televisione e ancora una volta nelle televisione di chi sia nato il modello adottato da tutti. Diliberto ne uscì trionfante. Anche lì, con Berlusconi che dava del comunista, si contraddiceva, mentiva sui dati, ritrattava, faceva battute. Senza un solo momento lasciare la presa, pur concedendosi feroce ironia, Diliberto sezionava le menzogne, le capovolgeva, sciorinava dati entrava e usciva dalla battuta e dalla analisi profonda a suo piacimento. In poche parole era un politico informato (al di là della condivisione che si può avere per le sue idee) che sgominava l’avversario con le armi dell’intelligenza. Era appunto altro, rispetto a lui.
10 commenti
cominciamo con dire che l’informazione è ben altra cosa da quella dei talk show dove la legge dell’audience imperversa e c’è sempre una regola che il vero giornalismo, per intenderci quello dei Biagi e Montanelli, dovrebbe rispettare, le domande non vengono predisposte prima per dare modo di preparare la risposta.
l’attesa del confronto era molta ma dall’editto bulgaro a oggi è passata molta acqua sotto i ponti, Santoro e Travaglio hanno creato nel frattempo un business dietro un certo tipo di informazione e probabilmente, come in questo caso, le due esigenze reciproche si sono venute incontro, al cavaliere bungatore l’audience della prima serata, al business santoriano lo share televisivo e l’introito pubblicitario.
Ma Santoro è un giornalista non uno showman….
Io vorrei sintetizzare così:
uno spettacolo comico appena divertente,un po’ patetico visto che c’era di mezzo un anziano, se si trattasse di spettacolo.
Trattandosi di una trasmissione preelettorale penso che un candidato premier o comunque in corsa per la guida del Paese, che fa il buffone, il guitto, il bullo e il patetico (vedi esborso alimenti moglie) non può essere considerato all’altezza del mandato che chiede. Punto.
L’unico che l’ha detto è Ferrara.
Ma Ferrara non era berlusconiano?
Non può essere considerato all’altezza del mandato, certo, ma da coloro che dispongono dei minimi strumenti culturali per trarre questa deduzione (non sto parlando del grado di istruzione, a scanso di equivoci) e di questo minimo non dispone più una larghissima fetta dell’elettorato italiano, educato dai trentanni della televisione mediaset-style. E questo lo sapevano i due capocomici della serata.
Io comunque ho intenzione di boicottarlo. Ricordo una volta che lo avevo incontrato al salone del libro a Torino e gli avevo stretto la mano complimentandomi. Ora non lo farei più Anche lui si è fatto vecchio ed e’ invecchiato male. Se la rete vale qualcosa mandate un giro ”boycott Santoro”
Santoro è ancora un giornalista?
probabilmente si ma molto distante dai Biagi e Montanelli…
E dire che era del pci. I tempi cambiano, l’ego rimane…
Uno spettacolo pre-organizzato da ambo le parti.
di Lucia Mosiello
Insomma e’ da giovedi’ scorso che, dopo avere visto la trasmissione Servizio Pubblico, alla quale ha partecipato Silvio Berlusconi che mi scervello per cercare di capire in effetti di cosa si e’ veramente trattato. Assodato che non si e’ trattato di un confronto politico, ne’ di un comizio, ne’ di dell’occasione per parlare ed approfondire il programma elettorale di Berlusconi e dopo avere appreso dell’enorme indice di ascolto ottenuto, sono arrivata alla conclusione che si e’ trattato di fatto di un incontro diciamo romantico tra il Sig.B e gli Italiani, almeno con quelli che sono da tempo sedotti dal suo modo di fare e dalle sue argomentazioni. Si e’ trattato di un tete-a-tete con i telespettatori e oggi (come in passato) potenziali elettori che seguono ormai da vari decenni i programmi nei quali gli ospiti dei salotti televisivi seducono gli ascoltatori con la descrizione di scenari e situazioni fantastiche e fantasiose, verosimili alla vita vera, ma sicuramente piu’ belli e rassicuranti, dove tutto sembra possibile e migliore della condizione nella quale si vive la propria quotidianita’. E allora, messo a suo agio dalla mancanza di un serio contradditorio e della concretezza della discussione, il Sig.B. ha sfoggiato con calma, perizia e competenza la sua arte amatoria e seduttiva nei confronti degli Italiani che ancora lo apprezzano e lo stimano, mostrando proprio ancora una volta la sua capacita’ di farli sognare ed assaporare la soluzione di ogni problema, a portata di mano facilmente, purche’ possa tornare a governare il nostro Paese.
La trasmissione Servizio Pubblico, ha di fatto preparato e fornito al Sig.B. quella sorta di alcova nella quale molti Italiani si sono abbandonati piu’ volte al sogno di avere trovato finalmente la persona giusta per governare, non importa come, l’importante e’ che Lui sa come si fa e questa sensazione Berlusconi l’ha trasmessa certamente, da mattatore e conoscitore del mezzo e dei tempi televisivi, ha potuto iniziare nuovamente quell’opera di seduzione della quale molti hanno bisogno necessariamente per abbandonarsi all’oblio e dimenticare i problemi nei quali si trovano. E si sa che quando si fa l’amore, il resto puo’ anche aspettare.