di Valentina Generali
Veniamo alla pratica. Come si organizzano queste mamme di oggi?
Secondo i dati della nostra ricerca il 69,1 % delle intervistate per la gestione dei figli sceglie l’asilo nido per il periodo prescolare. Alla base di tale scelta ci sono filosofie di vita come quella di Francesca, 33 anni, mamma di un bimbo di 1 anno e mezzo che spiega – “Ho deciso di mandare mio figlio al nido perché trovo che dia una formazione, un’impostazione, può relazionarsi con bimbi della sua età e sperimentare cose che a casa non farebbe. Inoltre la vita non è ovattata come magari gliela farebbero vivere i nonni”. Nonni che tuttavia vengono scelti dal 53,1% delle mamme – “Io credo che i nonni siano molto importanti nella vita di ogni bambino ed è giusto che finché possono stiano con loro” – racconta Simona, impiegata di 36 anni e mamma di un bimbo di 2. “Personalmente ho una suocera disponibile e di cui mi fido, inoltre non amo l’idea della tata a casa”- dice Sabrina, 37 anni mamma di un bimbo di 1 anno e mezzo. E poi si aggiungono anche scelte di tipo economico, specie in un momento di crisi come questo – “Comunque ad essere onesta ho optato per i nonni anche perché le tate e gli asili nidi costano molto. Oggi poi entrare in un nido pubblico in una grande città è praticamente impossibile” – conclude Simona. I dati sembrano confermare proprio questo trend tanto che solo il 18,5% delle intervistate si affida a una tata.
“Fai la mamma, sei matta?”
C’è poi un micro segmento di chi, anche nel 2012, sceglie consapevolmente di fare la mammaebasta, scritto rigorosamente così, andando contro corrente. In questo caso accade che – “Dichiarata la propria professione di mamma ci si veda storcere il naso, guardare con occhi bionici come se mettere al mondo un figlio e poi decidere di dedicarvisi notte tempo sia da matti, appunto”- racconta Sonia, 31 anni, due figli, una laurea, un master e tre lingue parlate. “Io sono mamma full time a tutti gli effetti”- continua Sonia- “l’ho scelto nonostante gli studi, il master eccetera perché mia madre era mamma full-time e ci ha cresciuto lei, non avrei saputo fare altrimenti. E’ faticoso stressante e non hai quasi mai un momento per te, a volte ti chiedi se esisti o se sei diventata solo una macchinetta pulisci-culetti, lava-manine, vesti-svesti cucina pappe- racconta-storie. Ma alla fine della giornata quando i piccoli dormono sai che sono un miracolo e se non ci fossero la vita sarebbe più tranquilla ma molto meno piena di gioia. Io ho potuto scegliere cosa fare e farei quello che faccio ora”. Un’altra voce che si leva fuori dal coro è quella di Chiara, 34 anni maestra d’asilo, un figlio di 2 anni – “Chi non lavora? Se se lo può permettere fa bene a me la vita da casalinga quando ero in maternità è piaciuta!”. E aggiunge Flavia, 36 anni, mamma di un bimbo di 3 anni – “Se mio marito guadagnasse abbastanza da non dover lavorare io sono convinta che mi troverei qualche hobby da fare anche da sola, non mi dispiacerebbe stare a casa col mio piccolo e vederlo crescere”.
In ogni caso è solo il 9% a ricoprire questa fetta di torta.
La maggior parte delle mamme torna al lavoro. E cosa accade qui?
Il 45,7% delle intervistate dichiara di non aver trovato le stesse condizioni lavorative. “Quando sono rientrata dopo la mia prima maternità ho trovato un ambiente pieno di pregiudizi nei confronti di una lavoratrice che essendo diventata mamma non avrebbe avuto, secondo loro, la stessa dedizione al lavoro che aveva prima. Ho dovuto dimostrare di essere comunque ancora un persona in gamba e in grado di portare del valore aggiunto in azienda” – racconta Laura, 34 anni, mamma di una bimba di 2 anni. “No comment! La multinazionale per cui lavoravo mi ha dato il trasferimento al sesto mese di gravidanza, ho rischiato un aborto per lo choc. Ho cambiato azienda. Ora lavoro per un’azienda locale con grandi ambizioni, in cui il gruppo dirigente siede accanto a me ogni giorno e ha la mia età. Non mi creano nessun problema quando mia figlia ha la febbre, c’è sciopero, devo prendere un giorno per l’inserimento o permessi per le vaccinazioni, anzi mi incoraggiano ad occuparmi di lui sapendo che possono contare su di me al 100% per ogni situazione che seguo” – prosegue Silvia, 37 anni mamma di una bimba di 3 anni. “Tutto cambiato! Adesso mi trattano come se fosse una colpa avere un figlio o come se avessi fatto il figlio per fare un torto a loro. Il mio lavoro si è ridotto molto ora faccio solo ricerche mentre prima mi occupavo di tutta la parte informatica dai programmi agli acquisti” – aggiunge Simona.
O ancora. “Io non ho più le stesse responsabilità ma è una questione di orari. Sono riuscita ad avere il part time per fortuna e ora finisco di lavorare alle 13” – dice Clara 34 anni, mamma di due gemelli di 3 anni. “Io ho lavorato fino all’ottavo mese poi una volta nato mio figlio avevo preventivato di tornare a lavorare part-time ma l’azienda ha subìto dei tagli pesanti al budget e non c’era più posto per me. Ora sto cercando un qualsiasi part time come receptionist, segretaria, commessa o call center ma chiedere un part time è come chiedere la luna fatta di diamanti. Nel frattempo mi arrangio con qualche piccolo ordine di torte e dolcetti e con lavori di grafica. Ma la situazione così com’è è davvero deprimente”- dice Lucia, 34 anni, grafica e cake designer nonché mamma di un bimbo di 3 anni.
In questo contesto tuttavia si vede qualche luce in lontananza. C’è infatti qualche mamma che dice di aver ritrovato lo stesso ambiente lavorativo del pre-maternity seppur con piccole postille come racconta Barbara, 34 anni, ricercatrice e mamma di un bimbo di 2 anni – “Io sono tornata al lavoro e ho avuto le stesse responsabilità e lo stesso ruolo, ma ho ripreso molto presto proprio per non rimanere fuori dal giro”.
“Il mio invece è un ambiente teoricamente libero professionale. Di fatto è molto difficile avendo un bambino mantenere lo stesso ritmo lavorativo: urgenze, scadenze, trasferte, imprevisti molto difficili da gestire e organizzare. L’ambiente che ho ritrovato è stato del tipo: capisco le tue nuove esigenze, in teoria, in pratica mi servi come e più di prima. Mi son sentita dire un’ora in meno la sera è significativa voglio capire quanto posso contare su di te…” – dice fulminante Piera, avvocato di 34 anni e mamma di un bimbo di 3 anni.
Un campione di giovani donne che ci hanno parlato a cuore aperto, raccontando le proprie esperienze, principalmente le difficoltà dell’essere mamma oggi nel nostro paese. Una situazione quella italiana che a prescindere dai dati ufficiali è lontana dall’essere rosea. Chissà che il 2013 non porti qualche concreto cambiamento?
Tra ieri e oggi. Voi mamme come vi vedete? “Le mamme di oggi sono mamme acrobate. Si alternano tra lavoro figli casa spesa corse le mamme di ieri forse avevano più tempo ma credo fossero prigioniere del loro ruolo.” “Il vantaggio delle mamme di oggi è che possono contare anche sui papà. Prima quasi per niente” “Quando ero piccola c’erano molte mamme casalinghe per scelta,ora penso che sia un lusso che solo alcune si possano permettere, poi più di allora ci sono le mamme in carriera che preferiscono delegare nonni,tate e asili per la cura dei figli.” “Le definirei acrobate. Le mamme di oggi si barcamenano tra milleduecento cose, forse hanno più difficoltà rispetto ad una volta perché nello stesso tempo devono riuscire ad incastrare mille cose in più. La difficoltà è continuare ad avere un buon livello lavorativo e nello stesso tempo non far crescere i propri figli a qualcun altro. Quello che sicuramente non voglio è guardarmi indietro e rendermi conto di essermi persa il diventare grande del mio bambino.” “Credo che oggi la gran parte delle mamme abbia grossi problemi di organizzazione, legati alla poca flessibilità del mondo del lavoro e alla scarsa collaborazione tra di loro (specie nella grosse città). Credo però siano più informate e attente soprattutto agli aspetti psicologici legati alla crescita dei bimbi.” “Le mamme di oggi sono più sole, manca quella rete sociale e familiare che c’era un tempo” |
Valentina Generali – Milanese, 35 anni, consulente di comunicazione freelance.
Giornalista pubblicista ho collaborato con Gruppo Sole 24 ore, Class Editori, RadioLombardia, Sud Milano scrivendo di cronaca e lifestyle. Nel 2004 sono entrata nel team comunicazione di Ricoh Srl dove per due anni ho ricoperto il ruolo di communication assistant. Nel 2006 entro in MY PR agenzia di comunicazione dove per 6 anni svolgo attività di press office per diverse aziende.
Oggi lavoro come consulente di comunicazione freelance seguendo diverse realtà e continuo collaborare con testate on line su diversi argomenti, uno su tutti “mamme al lavoro” tematica che mi tocca in prima persona.
Proiprietaria del blog http://lamiamammaeroll.blogspot.it/
1 commento
Voglio sperare che il cammino prosegua e che le donne arrivino finalmente a quella situazione in cui, pur preservando la differenza di genere e quindi le loro qualità che le rendono diverse e integrabili con la popolazione maschile, possano finalmente vivere una condizione di vita in cui diventa naturale dividersi fra lavoro e famiglia, con un’adeguata ripartizione dei ruoli outside e inside e con eque possibilità su tutti i fronti. tuttavia penso che ci voglia realisticamente un pò di tempo prima che si arrivi ad una situazione in cui la differenza di genere non è più motivo di privazione ma di arricchimento e in cui le donne sono finalmente supportate e tutelate nel loro compito di madri e lavoratrici, sia da ausili sociali sia da compagni e mariti che prendono le redini anche in casa senza vivere l’aspirapolvere o il cambio pannolino come un affair femminile.