di Antonella Panetta vicepresidente Associazione Nazionale DoMus
Senza alcuna polemica, riportando semplicemente i fatti possiamo rilevare che i vertici delle formazioni politiche italiane sono interamente costituiti dal genere maschile : Bersani, Vendola, Berlusconi, Alfano, Monti, Casini, Fini, Grillo, Ingroia, Maroni, Miccichè, Giannino.
Questa realtà ha come prima conseguenza che i loro incontri e confronti sono all’insegna di valutazioni, considerazioni, linguaggi e modalità organizzative che appartengono, sono appannaggio della metà circa della popolazione. Seconda conseguenza inevitabile è che per quanto si possano sforzare essi sono identitariamente e giustamente espressione di loro stessi e non possono che riflettere le loro idee anche nelle valutazioni per le nomine degli altri candidati e candidate che parteciperanno alla governance sia come minoranza sia come opposizione.
E’ evidente che le primarie in parte hanno contribuito a qualche spostamento di posizione e arretramento di spazi da parte degli uomini, la tentazione però anche in questo caso inevitabile e ascritta a quella che è la conoscenza dell’universo che essi stessi rappresentano, conoscono e interpretano è quella di sostituzione e di ricambio con donne che sono vicine, familiari quanto meno obbedienti alle esigenze dei Partiti che al movimento delle donne e alle priorità che il movimento promuove .
Diventa dunque molto difficile che si possano assumere priorità diverse e opposte a quelle degli ultimi anni.
In Europa è vero che esistono donne con posizione di vertice ed è dunque è valida l’osservazione che non è semplicemente la condizione femminile che può determinare una rivoluzione delle priorità e scelte che siano legate alla centralità del benessere delle persone .
Infatti ritengo che sono i contenuti che il movimento delle donne in questi anni a fatica e con conflittualità hanno elaborato (continuando un laboratorio complesso e parallelo alla politica ufficiale ) che pure è fondamentale e importante oggi più che mai andare a contaminare.
Con determinazione senza paura bisogna strategicamente occupare spazi politici decisionali di vertice.
Emma Bonino ad esempio è una donna che ha la cultura, lo spessore, lo stile necessario a diventare Presidente della Repubblica.
I leader sopra menzionati si riconoscono individualmente e tra di loro la capacità, la competenza di essere ciascuno sintesi di un progetto politic , tranquillamente senza alcun tentennamento e questo nemmeno mi stupisce .
Semmai mi chiedo con sempre più frequenza come mai le donne fanno fatica a proporsi e a riconoscersi tra di loro come capaci di governo, di amministrazione e di decisione.
Attualmente ci troviamo ad assistere al torneo che vede soli i cavalieri della tavola rotonda che con disinvoltura possono giocare un gioco che conoscono bene.
Del resto le regole sono state introiettate attraverso i secoli queste regole sottintendono una divisione dei ruoli che fino a qualche tempo fa era rispettata in ogni ambito .
Oggi tanti ambiti sono stati valicati a fatica per, oserei dire, entrambi i sessi .
Le donne hanno conquistato il diritto di studiare, di lavorare, di impegnarsi oltre i confini domestici .
Eppure l’ordine e il sistema sociale entro cui tutto questo avviene è patriarcale e razionalista con la presunzione di “attraversare la vita”, le donne mostrano la capacità di “farsi attraversare” da essa, come ci insegna Luisa Muraro, ed è proprio su questo tipo di sensibilità che occorre puntare, scommettere. In quest’ottica anche la politica dovrebbe accettare il crollo del mito del soggetto razionale e trasparente, sovrano e positivo della morale cartesiana e kantiana per l’affermarsi progressivo delle identità di genere ridisegnando il sociale, la politica, sulla scorta della dipendenza reciproca e della capacità di ripartire da una diversa organizzazione sociale modificando il mondo del lavoro, le Istituzioni, le organizzazioni, le associazioni ribaltando le priorità .