Quando le caricò a bordo cercò di slacciarle pian piano, ma quando i pesci saltellanti in cerca di ossigeno scivolarono via, restò impietrito dinnanzi a quella macabra creatura che si contorceva tra le reti, d’istinto indietreggiò soffocando un grido di terrore, le mani tremavano senza sosta, e il respiro si fece sempre più affannoso. Si passò un braccio sulla fronte e si costrinse a non perdere i sensi.
Lorelei aprì debolmente gli occhi, per un istante aveva creduto di essere morta, tuttavia l’aria salmastra continuava a investire il suo corpo dandole la possibilità di riprendere fiato.
Non riusciva a capire dove si trovasse, tossì l’acqua che le riempiva i polmoni e con le mani si liberò di tutte le alghe che le coprivano il viso.
Quando incrociò il suo sguardo rimase attonita e sconcertata al tempo stesso.
Provò una sorta di compassione nel vedere il viso terreo dell’uomo e suoi occhi verde mare così terrorizzati da sembrare vuoti.
Anche lei tuttavia si sentiva minacciata dalla presenza del pescatore, adesso che lo vedeva da vicino, appariva molto più alto e forte di quanto credesse, il suo viso nonostante il timore nei suoi confronti, manteneva comunque lineamenti fermi e decisi.
Le sue labbra sinuose erano serrate, continuava a fissarla basito, senza dire una parola.
Irvin scosse il capo incredulo, non poteva essere quello che credeva… forse stava sognando.
Alla locanda aveva ascoltato divertito i deliri dei vecchi lupi di mare che avendo alzato troppo il gomito, avevano raccontato fantomatiche storie sulla misteriosa sirena della scogliere di Moher, il villaggio era tappezzato di presunte foto con sotto indicata una ammirevole cifra per chi fosse riuscito a catturare la creatura, nonostante tutto lui non si era fatto impressionare da vecchie leggende.
Da tempo ormai navigava per la scogliera selvaggia e mai nulla di bizzarro le era saltato agli occhi, fino a quel momento.
Osservò meglio la sirena che adesso se ne stava rannicchiata in un angolo dell’imbarcazione, era spaventata a morte, poteva leggerne il raccapriccio in quei magnifici occhi pervinca, la sua pelle aveva lo stesso colore delle madreperle, sembrava scintillare alla debole luce solare e i suoi lunghi capelli corvini incorniciavano il suo viso etereo con morbide onde.
Irvin era sicuro di non aver mai ammirato bellezza più unica e perfetta di quella che si presentava ai suoi occhi mortali, nemmeno in sogno avrebbe potuto immaginare di meglio.
L’espressione innocente della creatura lo riempì di una tenerezza a lui totalmente sconosciuta.
Le labbra rosee della sirena tremavano e i suoi occhi erano lucidi carichi di lacrime, provò una fitta al cuore immaginando cosa avrebbero potuto fargli i fanatici del villaggio.
Lasciò correre lo sguardo su l’inquietante coda, aveva le sfumature del rosa salmone e dell’oro, era una dea a tutti gli effetti.
Lorelei restò impassibile allo sguardo indagatore del pescatore, avrebbe potuto scappare via in un lampo, tuttavia non riusciva a sottrarsi da quel magico legame che i due avevano stabilito in silenzio.
D’un tratto l’uomo gli si avvicinò porgendole una delle sue grandi mani cosparse di delicate macchioline ambrate, in netto contrasto con la virilità che emanavano.
Lei fissò le lunghe e affusolate dita così diverse dalle sue compatte e palmate, non riusciva a muovere un sol muscolo dalla paura.
– Sai parlare?- , gli chiese l’uomo in tono blando scrutandola con un lieve sorriso.
Lei annuì ammaliata da tanta dolcezza, – sì- sussurrò schiarendosi la voce.
L’uomo allargò il suo sorriso soddisfatto, – qual è il tuo nome?- seguitò a chiederle.
-Lorelei- rispose lei senza staccare gli occhi dalla mano ancora tesa verso di lei. Irvin restò incantato dalla voce cristallina della sirena, aveva sempre saputo che fossero capaci solo di cantare per attirare i pescatori perduti in mare e per far di loro potenziali vittime, ma lei sembrava così delicata e innocente… non poteva essere realmente una mangiatrice di uomini quella creatura così innocua e pura che tratteneva nella sua barca, a pochi centimetri da lui.
– Lorelei… io sono Irvin- continuò lui, la sirena annuì in silenzio, restarono ancora a fissarsi increduli per pochi attimi, fin quando l’uomo non gli girò le spalle dirigendosi con lunghe falcate verso la cabina di comando.
– Posso chiederti cosa ci facevi nelle mie reti?- gli chiese l’uomo, quando lo vide ritornare con una lunga lama in mano.
Lorelei indietreggiò spaventata sbattendo la schiena contro il bordo del peschereccio – era in trappola -.
Irvin intuì i pensieri della sirena, – tranquilla, non voglio farti del male, voglio solo liberarti dalle reti-.
Quando si inginocchiò dinnanzi a lei, Lorelei credette di volare, il suo profumo sapeva di terra ferma, di alberi fluenti e maestose montagne. Una ondata di tristezza la investì in pieno nell’istante in cui si rese conto di quanto quel delizioso aroma fosse stridente con il suo, così pungente e salato.
Il respiro del pescatore sembrava attirarla sempre di più a lui, come avrebbe voluto passare le sue mani su quei capelli d’oro mielato…
– Ecco fatto, adesso sei libera- annunciò l’uomo alzandosi da terra, lei si liberò dei residui delle reti contemplando le ferite che le avevano lasciato.
Irvin si accorse dei lividi cosparsi sul corpo della sirena, povera creatura… stava quasi per ucciderla, pensò dispiaciuto.
Si rese conto che doveva portarla via dal peschereccio, se qualcuno l’avrebbe vista, sarebbe stata la fine.
Si avvicinò a lei tendendo le sue mani, – ti riporto in acqua- le disse quando lei gli rivolse uno sguardo perplesso.
Lorelei abbracciò il suo collo, quel contatto provocò in lei una reazione inaspettata, piccoli brividi percorrevano ogni centimetro di pelle, le pareva quasi di bruciare viva.
Irvin la sollevò senza sforzo, era molto più leggera di quanto pensasse, una volta adagiata nelle acque la lasciò delicatamente andare, lei lasciò la presa titubante continuando a fissarlo negli occhi.
Si fissarono per pochi istanti che sembrarono eterni, gli occhi dell’uomo erano così spenti e malinconici, quale fardello celava dentro di sé quell’uomo?, Lorelei avvertiva chiaramente il suo dolore scorrere lungo le sue vene, strinse istintivamente il suo braccio, come se temesse di perderlo da un momento all’altro e avvicinò il suo sguardo nel suo.
Come avrebbe voluto leggergli dentro, sapere qualcosa in più del suo nome, come desiderava colmare quel baratro che lo distingueva dai suoi simili, i suoi occhi sembravano raccontare favole che lei non riusciva ad udire.
Lui sostenne il suo sguardo indagatore, lasciandosi studiare in silenzio, come lei voleva.
Cosa poteva mai volere da lui quella misteriosa creatura dopotutto? Ciò nonostante non accennava a lasciarlo, sembrava volesse dirgli qualcosa, ma non una parola venne sussurrata, eppure anche lui adesso si ritrovava incapace di sciogliere quel legame, quegli occhi così grandi e dal colore innaturale divennero sempre più scuri e profondi, come i fondali dell’oceano.
Irvin si ritrovò a vagare per mari di lavanda, in cerca di qualcosa che aveva perso da tempo, ma in realtà non capiva ancora cosa.
Trasalì udendo gli stridii gioiosi dei gabbiani volteggiare nel cielo terso, la tempesta era scomparsa nel nulla. Irvin accennò a l’orizzonte con il capo.
– Va, nuota lontano da qui, prima che ti vedano- gli sussurrò sapendo che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe vista.
Lorelei annuì scoccandogli un sorriso d’intesa, il suo incredibile sguardo non emanava un doloroso addio, bensì, un sorprendente “arrivederci”, che lo spiazzò completamente.
La sirena si immerse in quelle acque tenebrose, sparendo fulminia nel giro di pochi istanti.
<<continua>>