Non è facile fare teatro al giorno d’oggi e ancor meno fare la direttrice di un teatro. Infatti a Milano stessa ”le direttore” di teatro sono molto poche (la Shammah del Parenti, a Rizzato e la Bonfigli al Carcano…). Una di queste è Annig Raimondi che da quasi cinque anni dirige il teatro Oscar a Milano.
Il suo amore per il teatro è nato da quando era studentessa e poi è cresciuta negli anni così tanto da voler co- fondare prima un teatro, il teatro Arsenale, insieme ad altre due socie e poi ad uscirne e dopo una vita nomade, da un teatro all’altro, a trovare una nuova casa nel teatro Oscar, appunto. Perché ‘’gli spettatori devono avere un punto di riferimento, una casa in cui sentirsi a proprio agio’’ dice la Annig. E questo l’ha spinta cercare a lungo ed infine a trovare un luogo, un teatro piccolo (300 posti), ma molto efficiente e grazioso (sembra la miniatura di un grande teatro) con siparo, proscenio e mantovane rosso cardinale,a lungo utilizzato dai teatri milanesi come seconda sala.
Come è stato venir fuori dal tearo Arsenale?
Uscire dal teatro arsenale Arsenale è stato un po’ come uscire da una sorta di guscio che ci si stava fossilizzando per andare nomadi. Con una specie di senso di liberazione.
E poi cosa avete fatto?
Ho fondato il gruppo Pacta dei Teatri (con alcuni ex-componenti dell’Arsenale e altri) con cui da due anni gestisco il Teatro Oscar (in via Lattanzio – vicino a Porta Romana) a Milano.
Ma una volta fuori dal teatro arsenale avete continuato a produrre nuovi prodotti teatrali..
Certo. Per anni siamo andati in giro proponendo non tanto i nostri spettacoli quanto dei progetti all’interno dei quali andare a fondo insieme al pubblico in un argomento o in un autore.
Avete finito con i corsi di formazione e la scuola, come era all’Arsenale?
All’Oscar teniamo anche dei corsi di formazione che per ora hanno la forma di laboratori tematici o sulle varie discipline connesse al linguaggio teatrale, ma non escludiamo in futuro di recuperare proposte più articolate, come offrivamo all’Arsenale e di didattica che personalmente ho esportato anche a Berna.
I vostri spettacoli sono sempre stati innovativi e mai ripetitivi.Come il cartellone quest’anno.
Interessante sia il” teatro in matematica’‘ che ‘‘teatro donne e diritti” Ce ne parli?
Il Progetto tematico ‘Donne per un Teatro dei diritti’, parte da grandi figure e ritratti emblematici di donne, dalle bios-grafie di donne straordinarie e non. Ha l’obiettivo non solo di mettere in evidenza l’attualità del loro pensiero, punto di riferimento nella cultura dell’emancipazione e della libertà delle donne dall’antichità fino a oggi, ma anche di ritrovare il filo rosso che ci guida lungo un percorso al femminile che parla di violenza verso i più deboli. Ogni anno approfondiamo una prospettiva di questo progetto che quest’anno è giunto alla sua quarta edizione, e intende affrontare quelle sensibilità di donne, abili mani e menti trasgressive, che fanno dell’arte e del sapere il proprio strumento di rivolta contro il Potere, o, viceversa, fanno del Potere la propria arte.
Le sfide al Potere, o anche le sfide del Potere, attraverso il personale banco di prova di ciascuna, dalla vita al palcoscenico. Come il Potere influisce sulla vita e sulle opere di donne-autrici, militanti o comunque impegnate, scrittrici, artiste o studiose. Scrivono diari, romanzi, biografie e autobiografie, pièces teatrali, rilasciano dolorose testimonianze, diffondono la conoscenza rischiando il linciaggio, ma anche, in epoca antica, riescono ad arrivare al Potere e rivoluzionano, nel bene e nel male, l’immagine della donna
Di quali donne parlate?
Di donne dell’antichità come l’imperatrice Teodora o come la filosofa Ipazia, ma anche e soprattutto, giungendo a oggi, parliamo di donne che sfidano la modernità: partendo dal pensiero politico-etico di Elfriede Jelinek, per arrivare all’impegno sociale e umano di Liliana Segre, passando attraverso lo sguardo lucido di Marguerite Duras e il suo lavoro di trasformazione di una scrittura che restituisca le logiche del potere.
Quello che rimane, e rimarrà, delle rielaborazioni della memoria di queste donne prestigiose sono importanti espressioni non solo individuali ma anche strutture culturali di opposizione e immaginazione. Attraverso spettacoli, incontri, letture e proiezioni, organizzati in stretta collaborazione fra le diverse associazioni partner del progetto, ci prefiggiamo di incrementare lo scambio di conoscenze e di stimolare il dibattito sull’ argomento.
Donne teatro e diritti indirizzato solo a donne?
No, interessa anche gli uomini. Ha voluto però fare il focus sulle donne spesso meno conosciute se non misconosciute.
Gli uomini che lavorano con voi come interpretano questo progetto che sembra rivolto solo alle donne?
In modo molto partecipe. Paolo Bignamini ha lavorato in modo approfondito per Marguerite Duras per esempio anche come traduttore. Gli uomini prendono le donne di questo progetto Donne teatro e diritti non come donne, ma come attrici ed autrici. E non importa di che sesso sianio.