di Antonio Turi
Ma Nicole Minetti, Francesca Pascale, possono essere considerate due esempi di femminismo, almeno nella sua accezione più comune, quella utilizzata non dagli esperti ma dalla gente comune? Immagino che per molte donne solo citare questi due nomi sia sufficiente per scatenare una bella orticaria, figuriamoci poi accoppiarle alla sacra lotta femminista.
Eppure la mia domanda solleva non poche questioni, di metodo, di forma, di sostanza. Perché per poter rispondere, bisogna prima di tutto decidere non solo che cosa è il femminismo quanto soprattutto qual è il suo obbiettivo.
Che il femminismo sia un movimento che vuole la parità dei sessi, penso sia chiaro a tutti, che punta alla liberazione della donna, forse dice in un linguaggio da anni ’70 un’altra verità. Ma il problema da risolvere è che cosa sia la parità e soprattutto cosa significa essere libere, ed è qui che il ragionamento si complica.
Negli anni ’70 si parlava molto di parità nel lavoro domestico, si tendeva, semplificando, ovvio, a rendere chiaro il concetto di parità attraverso una nuova suddivisione dei compiti nella gestione ordinaria della casa, soprattutto per le donne lavoratrici, che oltre alla fatica esterna, si caricavano anche quella interna al nucleo familiare. Un altro cavallo di battaglia molto inflazionato, in quegli anni, è stato quello della liberazione sessuale, insomma, il corpo è mio e me lo gestisco io, per intenderci.
Bè, se dovessimo usare queste due categorie, il lavoro domestico e la proprietà dell’uso del corpo, bisogna dire che Nicole Minetti e Francesca Pascale sono certamente due splendidi campionesse del femminismo più sfrenato. Il lavoro domestico non sanno cosa sia ma soprattutto più padrone del loro corpo, difficile trovarne. Ma probabilmente queste due categorie, lavoro domestico e proprietà del corpo, oggi non bastano più a definire una donna liberata, libera e quindi femminista. Forse bisogna aggiungere qualcos’altro ancora. Verificare, per esempio, se si tratti di una donna indipendente. E qui, forse, la povera Pascale cade, dico forse perché credo che nessuno sappia esattamente se lo sia o meno, ma certamente non cade la Minetti, che più indipendente di com’è, difficile esserlo.
Niente, per quanto si possa provare a scrollare come un cavallo imbizzarrito, non c’è niente da fare. Almeno Nicole Minetti soddisfa le condizioni essenziali per essere portata a esempio di femminismo: è libera dai lavori domestici, padrona del proprio corpo, indipendente. La Pascale, per ora è rimandata a settembre, ma potrebbe superare anche lei l’esame.
Eppure nonostante questo sono sicuro che molte donne continuano ad avere l’orticaria al pensiero di Nicole Minetti esempio di femminismo. Nicole Minetti e tante altre come lei, chiaro.
Io non ho la pretesa, non è compito mio, di tracciare i confini del femminismo e di definire il suo significato. Però mi piacerebbe conoscerli, questi confini e apprendere la definizione. E quindi vi girò la patata bollente, sicuro che saprete rispondermi al meglio. Qual è una donna libera e indipendente? Nicole Minetti lo è? E, quale che sia la risposta, perché?
5 commenti
Non so se le donne (non necesariamente femministe o neofemministe)avranno voglia di ribattere a questo articolo che risente della visione più abituale del maschile (non intendo con questo parlare di negatività)che non si preoccupa di individuare l’esistenza di un pensiero diverso che parte da presupposti completamente diversi a cominciare dalla parola “parità”. Visto che la situazione (non la materia9 la tudio ed assimilo da anni, posso, per non cadere in banalità, consigliare di leggere tutti i libri di Carla Lonzi che diede vita al Movimento mlanese femminista negli anno 70 “rivolta femminile”. Con “Sputiamo su Hegel” (L’uguaglianza è una forma di diritto, la differenza è una forma esistenziale), “Taci, anzi parla”( Il potere non va conquistato, ma scarnificato nei suoi pilastri strutturali), “Vai pure”(No alla laboriosità sussidiaria al maschile, passaggio dal pubblico al privato), “Donna clitoridea e donna vaginale”(Distinzione fra donna per se e donna per l’uomo), ha introdotto il pensiero della differenza, la pratica del ‘partire da sé‘ e della relazione, il tema dell’autenticità, intesa come esperienza totalizzante”.
Forse lì potrà trovare tante risposte, ma già dalla distinzione fra donna clitoridea e donna vaginale potrebbe intuire come la Minetti sia “non” femminista, ma piuttosto donna omologata al piacere dell’uomo-maschilista.
Appunto, scusate, cara redazione Dol’s, ma questi articoli abbassano la qualità. All’autore: che cosa fanno le donne da Lei citate? Interpretano, ammodernandoli, uno dei due ruoli che le culture maschili hanno plurimillenariamente imposto alle donne, pertanto, non mettono minimamente in discussione i fondamenti della cultura maschile, alla quale, invece, si adeguano brillantemente. E quindi, NON sono femministe, e nessuno potrebbe definirle tali, neanche per sbaglio.
Cara Paola, come spiagavo anche su dols donneonline di Facebook, non ho paura di abbassare il livello di dols perchè a me interessa alzare quello della conoscenza. Se continuiamno a parlarci addosso e a non sentire la voce di altri, uomini o persone che non sanno nulla del femminismo, che discorsi possiamo portare avanti? E come parlare in un recinto chiuso…
anche paola mi sembra che parta dalla convinzione di avere in mano le sacre chiavi del sapere, della conoscenza e del giudizio.
il giorno in cui riuscirà a capire che ci sono donne che indossando una minigonna non sentono di aderire a nessun “ruolo che la cultura maschile etc etc” ma semplicemente provano la sensazione di esaltare la propria femminilità farà un bel passo avanti verso la comprensione del mondo. se poi, appropriandosi di questo per lei assurdo pensiero, comprenderà anche che essere una donna libera e indipendente non significa essere solo come lo intende lei, che la strada che porta alla liberazione delle donne può passare anche per percorsi per lei sconosciuti, quando capirà che una donna è una donna non perché lo decide lei ma semplicemente perché lo è per genere e per questo i suoi comportamenti non possono essere disprezzati in nome di nessun sacro testo femminista, forse lei e con lei il movimento delle donne farà un bel passo avanti. per ora, paola si rassegni: la supponenza del giudizio non sposta il problema di una virgola, all’interno dell’universo femminile, il suo tipo di pensiero è minoranza, autoreferenziale e non porta a nessuna crescita.
Analisi molto condivisibile . La Minetti è un’esempio di coerenza femminista , se per femminismo intendiamo il movimento per l’emancipazione nato dalle suffragette e giunto sino a noi . Ma non solo la Minetti : anche Beyonce , Rhianna , Paris Hilton , Elisabetta Canalis e molte altre possono considerarsi simbolo del femminismo moderno , peccato che qua in Italia vengano insultate dalle presunte paladine del “femminismo” italiano moderno (alla Se non ora Quando , o alla Rosy Bindi e Alessandra Mussolini ) che invece di diffondere femminismo , diffondono clericalismo a buon mercato e denigrano le icone del femminismo mondiale usando non poco di invidia sociale , un’elemento imprescindibile per il cattocomunismo e il clericalismo di ogni tipo . Io sto con la Minetti e ai clericali vari e pseudofemministe dico
Tremate , tremate , le streghe son tornate !