di Caterina Della Torre
A pari merito vota una donna. E’ questo lo slogan elettorale di Francesca Panzarin, una che alle donne ci crede. Si presenta con Umberto Ambrosoli alle provinciali lombarde dl 2013.
Sposata 40 anni, con un figlio di 2 anni. Dopo 10 anni di esperienza come dirigente in una grande azienda italiana, oggi lavora come libera professionista nel settore culturale (www.impresaecultura.it).
Nel 2008 ho fondato Womenomics (www.womenomics.it) per promuovere in Italia la teoria economica percui il lavoro delle donne è oggi il più importante motore dello sviluppo mondiale.
E’ una delle socie fondatrici di PianoC (www.pianoc.it), un innovativo laboratorio di coworking con spazio di cobaby e servizi salvatempo.
Come sei arrivata a candidarti per la lista civica Ambrosoli per le regionali 2013?
A dicembre un’amica, coinvolta fin dalle primarie nel gruppo a sostegno di Ambrosoli, mi ha chiesto se mi interessava fare un incontro con il referente della lista civica che stava selezionando i candidati. E così, in un pit stop milanese tra Natale e Capodanno sono stata invitata a una chiacchierata con la responsabile e poi con lo stesso Umberto Ambrosoli nella neo sede della lista civica. Un luogo accogliente e luminoso dove si respirava energia ed entusiasmo. Nelle stanze, nonostante il periodo di vacanza, c’era gente di tutti i tipi. Molti giovani, molte donne. E’ stato un colloquio diretto e concreto su percorsi e visioni. Ed eccomi candidata.
Cosa ti ha attratto di piu’: la figura di Ambrosoli,la possibilità di candidarti, i contenuti?
Ho deciso di rispondere con un sì a una proposta di impegno civico perché è un candidato che rappresenta una reale novità nel panorama politico in termini di percorso personale e professionale, di visione e missione. Umberto Ambrosoli ha le idee chiare ma sa ascoltare e dialogare senza alzare la voce. Dalle sue parole e dai fatti si capisce che ha un grande senso della
giustizia e della famiglia.
L’altra novità importante di questa proposta politica è la sfida di rinnovamento dal basso della politica e nella proposta di contenuti attenti agli interessi dei cittadini.
Hai mai avuto esperienze politiche altrove?
Un po’ di politica l’ho respirata fin da piccola perché mio padre per alcuni anni è stato impegnato come assessore comunale e poi provinciale. Mi ricordo i suoi discorsi entusiasti nel poter realizzare un progetto, la fatica delle riunioni serali, le delusioni di fronte ai giochi di potere…
Io considero impegno politico nel senso più ampio del termine anche il mio lavoro quotidiano con Womenomics e PianoC. La mia corsa a sostegno di un candidato che crede nella democrazia paritaria vuole essere un ulteriore tassello a favore della valorizzazione del talento femminile.
Dal marketing alla politica, cosa cambia?
Il mio percorso formativo e professionale è focalizzato nel settore della cultura e dell’education. Le competenze di marketing aiutano a selezionare i contenuti per offrire la cosa giusta alla persona giusta.
La politica in generale oggi suscita indifferenza o avversione perché è spesso più spettacolo che non risposta competente alle reali esigenze dei cittadini.
Cosa ti aspetti dalla politica? E dal tuo incarico?
Ho deciso di candidarmi innanzitutto per dare il mio contributo a RINNOVARE l’età, i modi e i tempi della POLITICA intesa come reale servizio ai cittadini.
La politica strutturata dei partiti vede con un po’ di diffidenza e di superiorità una proposta come quella della lista civica. Ma siamo sempre di più a crederci e a “spingere”.
Il mio ruolo di candidata è quello di essere portavoce del progetto politico sul territorio e nei gruppi di interesse (nel senso positivo del termine) a cui sono legata.
L’eventuale incarico di consigliera regionale sarà una grande sfida in termini di impegno e di opportunità di intervenire in modo concreto nelle scelte di politica locale mettendo in campo le mie competenze e i miei valori.
Che pensi di poter fare per questa Regione così ricca ma anche così difficile? I bambini, gli asili, la scuola?
Sulla base del mio percorso personale e professionale, oltre al rinnovamento della politica, i temi che mi stanno più a cuore sono due: CONCILIARE la vita e il lavoro per le DONNE (e non solo) perché sono un motore di crescita inespresso; SVILUPPARE la CULTURA e la formazione attraverso il dialogo tra pubblico e privato
Che ne pensi dell’obbligo di iscrizione a scuola online? Non acuisce il digital divide?
E’ un tema complesso perché si impone l’obbligo di uso spinto del digitale a un’Italia che non è omogeneo in fatto di sviluppo tecnologico.
So che molte scuole si sono già attrezzate per venire incontro ai genitori che hanno difficoltà con il computer. Sarebbe stato forse più opportuno iniziare con sperimentazioni limitate nel tempo. In questi settori ad alta potenzialità sociale forzare un po’ l’inerzia italiana, però, credo sia necessario.
E dei palazzi della regione voluti da Formigoni? Uno spreco o una giusta magnificenza?
Di questi tempi, uno spreco totale, tanto più perché si è speso molto più di quello che era in
preventivo.
Cosa faresti per le donne in Regione, che non c’è?
Riguardo alle donne, il programma del patto civico, che ho contribuito a redigere, si focalizza soprattutto sulla questione dell’occupazione femminile. Ricordiamoci che in Lombardia lavora il 54,5% delle donne (meglio della media nazionale ferma al 46% ma al di sotto di quella europea) e oltre 5.000 donne abbandonano il lavoro con la nascita del primo figlio.
Tra le azioni individuate ne segnalo due: dedicare una quota dei fondi strutturali per la dotazione di asili nido pubblici (oggi inferiore al 20%) a supporto del work-life balance; implementare misure per incentivare una più equilibrata distribuzione dei carichi di famiglia tra uomini e donne (i.e. licenza di paternità esclusiva).
Avresti voluto un premier donna?
La politica in Italia è da sempre monopolio maschile. Negli ultimi anni si sono fatti molti passi avanti (vedi le primarie del PD nazionali e regionali) ma la strada è ancora in salita.
Le quote rosa imposte per legge sono oggi una necessità ma devono essere una norma transitoria.
E’ necessario avviare un cambiamento culturale che valorizzi il merito e, a parità di competenze, le donne. Per migliorare anche la qualità degli uomini al potere. E, di conseguenza, la società.
Proprio per questo ho lanciato online il manifesto “A PARI MERITO, VOTA UNA DONNA”
Poiché le donne sono il 53% della popolazione italiana, se ognuna votasse per una candidata che ritiene meritevole (non importa di quale partito), potremmo finalmente avere i numeri per incidere sull’agenda della politica.
Le donne possono essere un’occasione di svolta.