di Antonella Panetta
L’impegno sociale e politico ha accompagnato la sua vita lavorativa. Ma non in prima fila. Alberta Parissi è una che quando si tratta di rimboccarsi le maniche e fare c’è (e c’è stata in lunghi decenni di trincea, anche in Confesercenti); e quando è il momento di risolvere i problemi, pure. Ora, l’esordio nella politica come candidata nella lista civica per Nicola Zingaretti Presidente.
Perché questo grande passo?
Perché l’antipolitica non è la risposta all’attuale situazione dove si sono avvelenate le fonti della fiducia del cittadino nelle istituzioni. E’ aggiungere male a male. E percepivo che non si poteva rimanere inerti, mugugnando su scandali e ruberie, adottando l’astensione dimostrativa. Il voto è un diritto, ma anche un dovere. Bisognava avere il coraggio di mettere al servizio della comunità una coerenza di vita. Non lasciare spazio ai politici di professione. Reagire, non subire. Perciò l’impegno in una lista civica. Perciò un programma che tocca punti sensibili, spesso senza punti di riferimento: donne, giovani, anziani, partite Ive ,piccoli imprenditori ed artigiani. La spina dorsale del Paese emarginata, mentre l’economia insegue la virtualità della finanza. La gente “vera”, non lo spread.
Quale è stato l’episodio “scatenante” la tua candidatura?
Stavo compiendo un gesto quotidiano, come lo sciorinare i panni. Un atto che, quella volta, mi ha innescato un pensiero improvviso: “In una Regione Lazio travolta dai “panni sporchi”, tocca a noi che ce li abbiamo “puliti” assumerci la responsabilità di far rinascere la credibilità e la fiducia dei cittadini. E questi due obiettivi sono alla nostra portata, se sappiamo rispondere veramente ai bisogni di chi ci vive, offrendo servizi all’altezza di un popolo civile. Vedete come si può essere multitasking? Le mani lavorano a sistemare gli asciugamani sui fili del tendipanni ed a pinzare le mollette e la testa va ai problemi con cui si confrontano i cittadini e, soprattutto le cittadine, ogni giorno.
Quali, ad esempio?
La carenza di risorse economiche da destinare ai servizi ai cittadini si riflette su una sanità paralizzata. Una donna affronta una gravidanza e manco sa se potrà partorire in un reparto ospedaliero a ragionevole distanza da casa. Oppure, si rinuncia alla prevenzione per il Papilloma virus, per carenza di risorse, ma non al SUV per Fiorito. Insomma, bisognava metterci la propria faccia pulita, perché di facce di bronzo ne abbiamo le tasche piene.
Quali sono i temi qualificanti del tuo programma?
Il cuore me ne indicherebbe una lista infinita, il mio pragmatismo, invece, mi porta a selezionare alcune priorità. Innanzitutto, le donne. Ma non come entità astratta, bensì come cittadine portatrici di alcuni problemi specifici. D’altronde, dal loro benessere dipende quello dell’intero nucleo familiare, fatto da giovani, uomini, anziani. La disoccupazione femminile è ai massimi livelli, non solo perché manca il lavoro, ma anche per carenza di una rete efficiente di welfare che supporti le donne nel lavoro di cura, né c’è sensibilità per una medicina di genere che finalmente riconosca le differenze anche nell’approccio alle terapie, oltre che l’attenzione che occorre prestare alle patologie specificamente femminili.
E’ una questione di cambiare lo sguardo. Ogni decisione politica ha una visione maschile perché è solo grammaticalmente che la politica è di genere femminile. Tutto il resto ha congiurato per la nostra invisibilità. E troppo spesso, le stesse donne approdate ai ruoli decisionali, per mancanza di coraggio, o di immaginazione, o persino per apatia, si sono appiattite su modelli maschili.
Donne e poi?
Mica è tema di poco momento! E’ un elemento trasversale, perché, da un lato vi è una maggioranza statistica di genere, dall’altro, invece, la nostra voce non riesce ad incidere sulle decisioni politiche perché siamo poche e non sappiamo fare lobby. Bisogna invece concentrarsi sui problemi e allearsi per risolverli. Le coloriture politiche non lavorano a favore dei cittadini.
Dicevamo: donne e poi? Occupazione giovanile e apprendistato. Sanità con un approccio di genere, ma, comunque, anche con un’attenzione al territorio, alla prevenzione. E gli anziani, in particolare le donne sole. Sono portatrici di problemi finora rimasti inascoltati. Per tutti, politiche ambientali di contrasto alla deriva lassista fin qui prevalente.
Un programma, però, pur con alcune tematiche qualificanti, deve avere il dinamismo e l’adattabilità che gli consentano di adeguarsi non solo alle aspettative dei cittadini, ma anche allo stato delle cose.
La pratica quotidiana dovrà confrontarsi alla situazione che troveremo, con i conti ed i bilanci eredità della giunta precedente. Da donna abituata a gestire un’attività economica so bene che la priorità sarà il risanamento: il valore aggiunto che vorremmo/vorrei apportare, invece, sarà come farlo incrementando, nel contempo, la qualità della vita dei cittadini.