Ricevo e volentieri pubblico in accordo con l’autore per aprire il dibattito.
Cara Caterina,
ricevo e leggo sempre con interesse la newsletter “dols” ma non ti nascondo che provo sempre un certo disagio. Non ne conoscevo il motivo e non ti nascondo che a volte sospettavo il peggio, rimanendone inorridito: che sia un rigurgito di atavico maschilismo?
Come ben sai il mio impegno professionale e personale (Expo della Conoscenza) è in qualche modo rivolto nella stessa direzione: l’indignazione per questo mondo e la ricerca di una genesi di uno migliore… come molti auspicano e si attivano.
Ma ecco, proprio su questo punto, chissà perchè solo stamane, mi è apparsa chiara la ragione del disagio, che è una critica, assolutamente costruttiva nelle mie intenzioni, che non riuscivo ad esprimere.
Nel taglio dei post, degli articoli e degli eventi che proponi tu, ma che in generale è caratteristica di tutto ciò che si vuole connotare solo come “femminile”, vi è sempre l’ansia e il desiderio di partecipare al mondo che è, ritenuto ingiusto perchè esclude le donne. Non vi è mai la tensione e la proposta di un mondo migliore non solo per le donne, ma per tutti quanti. L’immagine che se ne trae allora è quello di donne “sole” che vogliono rimanere sole in un mondo che le isola, senza nessuna ambizione a cambiarlo a beneficio non solo loro ma di tutti quanti ne sono esclusi, e sono molto di più delle donne (donne comprese ovviamente, ma non tutte)!
Ecco allora che si configura una sorta di “solipsismo di genere”, un triste esercizio di “ghettizzazione” che non fa bene a quelle donne ma nemmeno al resto dell’umanità che non può avvantaggiarsi, in questa modalità, delle energie, della capacità di mobilitazione, dell’unicità femminile contributo essenziale ad un progetto di “nuovo mondo” per tutti.
Scusa lo sfogo, spero che tu lo ritenga doveroso, da parte mia, e genuino contributo per un dibattito alla “radice” del problema femminile che è solo un ologramma del problema del mondo di oggi, ed un invito a globalizzarlo per il beneficio di tutti.
A presto
Luciano Martinoli
11 commenti
Luciano, il mondo delle rivendicazioni “femminili” (mi resta sempre il dubbio se il termine “femminista” sia ancora utilizzabile o sia caduto in disuso per stessa volontà delle donne combattenti per la “causa femminile”) mi appare come un universo variegato e disomogeneo. Anche io, come te, mi sento impegnato verso un mondo di pari opportunità in cui non vi siano “handicap” di partenza e di percorso per nessuno. cerco di attuare questo principio in famiglia come nel lavoro, compatibilmente con le tare normative, organizzative, sociali, culturali che ci portiamo dietro. sono sempre stato vicino al movimento femminista avendo la maggior parte delle mie amiche impegnate in esso. ciò nonostante anche io ho sempre sentito quel disagio che racconti, quel a volte impercettibile e a volte plateale senso di esclusione dal dibattito e dalla progettazione del futuro dell’umanità perchè “maschio” (che ne puoi sapere tu ?). in effetti molte volte mi sembra proprio che l’intento di certe perorazioni non sia di stabilire la parità dei sessi (nella diversità dei sessi) quanto la superiorità del sesso femminile. Naturalmente sto anche io generalizzando qualcosa che non posso dimostrare con i numeri ma se l’esperienza personale è una dimensione da sempre riconosciuta, a mio avviso a ragione, come degna di attenzione dall’approccio “femminile” credo che valga la pena, come hai fatto tu, di esprimerla.
Non c’è dubbio che da una parte dell’umanità da sempre “sottomessa” ad un’altra in termini di “potere” non ci si possa aspettare posizioni di equilibrio e che il “risentimento” non prevalga. Nel mondo occidentale attuale, però, credo che si siano fatti passi avanti da gigante verso un riequilibrio dei “poteri” e forse potremmo iniziare a pensare non più in ottica di contrapposizione ma di collaborazione. se non altro per evitare un arroccamento di facciata e un ricompattamento di un fronte che potrebbe essere molto più facilmente diviso e spinto ad evolvere al suo interno senza “minacciarlo” nel suo insieme. gli ostacoli sono ancora immensi e gli uomini legati al mantenimento dei privilegi sono la maggioranza ma penso sia una cattiva idea reagire ad un ruolo di marginalità con un simmetrico “desiderio di marginalità invertita” e che lavorare al riconoscimento dei diritti delle “persone” più che delle donne o degli uomini sia la strada da imboccare in questo millennio. senz’altro rivalsa e sbandieramento della presunta superiorità femminile contro la presunta superiorità maschile non aiutano la costruzione di un mondo per tutti. sono sicuro che il pensiero “finora è toccato a voi, ora tocca a noi” è presente in quote non banali delle “donne impegnate per la causa”… ben venga quindi il dibattito che hai iniziato. per costruire un mondo nuovo in cui non esistano “bias” di genere occorre necessariamente passare da un mondo in cui le parti sono invertite o ci si può arrivare direttamente superando i pregiudizi di (qualunque) genere ?
Interessante discussione, proposta e proseguita da due uomini. Il primo non lo conosco, del secondo leggo spesso alcune piccole provocanti sollecitazioni . Cercando tra i commenti, ero sicura che Roberto avrebbe subito risposto.
Nessuna vena polemica, solo osservazione.
Indubbiamente non è un discorso semplice quello che Luciano Martinoli introduce. Già l’uso del termine “solipsismo” non risulta di facile lettura. Wiki ce lo spiega come “una posizione filosofica che nega la realtà e li valore del mondo esterno, attribuendo esistenza e importanza al solo soggetto individuale e pensante”. E Roberto introduce il termine “bias”, considerato come “errore sistematico in varie discipline”. Così per la psicologia sarebbe “un giudizio o pre- giudizio sviluppato sulla base di informazioni in possesso, non necessariamente corroborata da elementi logicamente connessi”, per la statistica “un errore distorsivo del campione” e – forse ancora più chiaro – in elettronica “un disturbo sistematico che altera un valore di riferimento”.
In parole povere il tema è: non è che voi donne che parlate di diritti e parità vi siete arroccate in un castello che impedisce ogni leale confronto anche con chi crede che buona parte delle posizioni da voi portate siano giuste? E non è forse vero che questa posizione rischia di portarvi ad una auto-ghettizzazione, ad una condizione di impermeabilità che continuerà a perseverare posizioni di lontananza e scontro? In che modo noi (Luciano e Roberto), che condividiamo molte delle vostre critiche alla mancanza di equità, possiamo partecipare senza rimbalzare contro il muro di gomma della vostra impermeabilità?
Secondo me, tema portato in discussione è vero,esiste.
Ritengo che sia Luciano sia Roberto abbiano introdotto il tema partendo da una posizione di reale interesse per la costruzione di una visione generale del mondo che comprenda sia la parte femminile sia la parte maschile, nel rispetto delle differenze ma con l’intento di una valorizzazione della rappresentanza di entrambe.
Credo che questa critica/suggerimento vada accettata e considerata anche per migliorare una costruzione di una più attenta comunicazione di genere (nella convinzione che il genere non sia solo uno. Sono convinta che il cambiamento (ogni cambiamento e in questo comprendo anche quello importante del superamento di tutti quegli stereotipi che impediscono alle donne di partecipare in maniera paritaria ad ogni attività e che si fondano su posizioni di privilegio ormai anacronistiche) possa avvenire più rapidamente se donne e uomini sensibili al tema potranno confrontarsi nel rispetto delle reciproche differenze.
La discussione appare interessante, ora occorre snocciolarla e ragionare insieme. Ai post l’ardua sentenza.
Credo anch’io che il problema sollevato esista, spesso lo rilevo anch’io e ritengo che sia importante imparare a camminare assieme …concordo con Rosa
Grazie Roberto e Rosa dei commenti. Arrivati a questo punto Rosa solleva il problema del “processo”, chiave di discussioni “Interessanti” che però, senza di esso, rimangono sfoghi dei singoli.
Che proponi per snocciolare, e coinvolgere altri a ragionare?
Ho provato ad allargare, (complice facebook) il dialogo ad altre realtà ”femministe” ma mi è stato risposto che sarebbe meglio se gli uomini leggessero qualcosa in più sul femminismo. Risposta per me deludente perchè non me l’aspettavo, almeno non da molte e che denota quello che chiamate solipsismo ed autoreferenzialità. Ho ribadito che non avete chiesto di parlare di calcio. Inoltre sono sicura che qualcosa sul femminismo, sia Luciano che Roberto l’abbiano letta…
incoraggiato dai primi interventi di apertura al dialogo (standing ovation per quello di Rosa… 🙂 ) mi permetto di aggiungere che, come in tutti i processi di cambiamento sociotecnico complesso (il mondo della consulenza organizzativa è pieno di modelli di change management) non c’è da aspettarsi un percorso lineare di evoluzione dei ruoli di genere progettabile a tavolino e con tappe ben definite a priori quanto, piuttosto, una evoluzione ondivaga, con accelerate e frenate, abbandono di strade inizialmente pensate come autostrade a favore di incerti sterrati, vicoli ciechi e ritorni all’indietro per ripartire da una biforczaIone già percorsa nel senso sbagliato. in tutto questo ogni componente del cambiamento sarà importante ma nessuna da sola determinante. non si può imporre il cambiamento per legge, ad esempio, ma l’aspetto normativo è ovviamente essenziale, i mass media e i modelli di comportamento diffusi hanno un grande ruolo ma, a causa dell’aspetto commerciale che rivestono oggi tendono a seguire più che anticipare le evoluzioni del costume (se vuoi fare ascolti devi dare quello che piace non quello che è distonico rispetto ai valori e aspettative del pubblico). i sistemi premianti devono adattarsi alla parità di condizioni di base e riconoscere il merito indipendentemente dal genere, un elemento cruciale spesso sottovalutato: l’educazione famigliare… le donne (e gli uomini già coinvolti dal cambiamento almeno di prospettiva) hanno uno strumento potentissimo in mano: l’educazione dei loro figli. dalla culla al liceo hanno la possibilità di minare la certezza dei ruoli che proviene dal contesto (televisione, cinema, scuola, gruppi di amici etc.) con modelli alternativi. non è una vittoria sicura ma un tassello chiave del processo evolutivo perchè direttamente legato ad azioni che ciascuno può compiere sotto la propria responsabilità. che possibilità abbiamo di influire individualmente sulle scelte di governo e di cambiamento dei grossi sistemi sociali ? minime(salvo eccezioni) mentre abbiamo grandissimo controllo sulle scelte di vita del nostro nucleo famigliare (salvo eccezioni). educhiamoli allora questi figli alla parità, all’anticonformismo dei ruoli, facciamo lavare i piatti ai maschi come alle femmine e iscriviamo al calcetto le femmine come i maschi… 😉 insegnamo che la paternità è un dono da vivere che può essere reso compatibile con la carriera se solo si fosse più disponibili a farsi carico di un maggior impegno. è un discorso lungo, ovviamente, ma il succo centrale è che non ci possiamo permettere di non catalizzare tutte le forze disponibili al cambiamento (donne o uomini che siano) e il modo migliore è insistere sulle cose comuni piuttosto che sulle diversità. non si trascuri, infine, che ci sono tantissime donne che sostengono in pieno una “cultura maschilista” e che quindi sarebbero da combattere al pari degli uomini… allora meglio focalizzarsi sui sistemi di pensiero e socio-normativi piuttosto che sul sesso poseduto dai nemici… 😉
La discussione langue, evidentemente il tema è complesso. Dice Roberto di iniziare dall’educazione dei figli. Questo è indubbio, mi auguro sia così, altrimenti sarebbe un dramma. Poi dovremmo ripensarci, e dire che è anche da noi che dobbiamo ripartire. Siamo in un periodo complesso, basta poco per ritornare indietro (lo possiamo notare nei comportamenti più banali, in più la televisione – o le rappresentazioni – non ci aiutano. L’altra sera guardando piazza pulita, ho visto qualche intervista alle fidanzate di balotelli e mi si è palesato un mondo tale che avrei desiderato partire per Marte..).
Mi dispiace che il tentativo di Caterina di estendere la discussione in ambienti femministi sia stata stroncata sul nascere, di fatto va ad avallare la tesi di partenza di Luciano.
Dico che noi dobbiamo ripartire per promuovere un maggiore scambio e il superamento di chiusure di qualsivoglia natura.
Cambiare è complesso, in un orizzonte incerto lo è ancor di più. Luciano mi chiede cosa io intenda per “snocciolare il problema”. Se lo sapessi avrei proposto un percorso, ma non ho ben chiaro come fare.
Ora è molto tardi e non mi voglio dilungare, buonanotte.
Rosa, forse il motivo è che il blog non è uno strumento di progettualità ma un posto nel quale si possono scrivere commenti brevi, semplici, sommari e forse anche provocatori. oppure un posto dove portare le proprie esperienze individuali… dei contenitori di “case study” ma in questo caso è necessario mettersi in gioco, esporsi e non è facile farlo quando non sai chi c’è dall’altra parte dello schermo… allora torno alla mia provocazione… perchè è così difficile anche per le donne impostare modelli educativi in cui i maschi e le femmine escano meno ghettizati ? perchè è così difficile anche per una donna essere “dalla parte delle bambine” ? non è questa stessa la dimostrazione che il mondo maschilista è in realtà sostenuto in misura forte anche da chi ne subisce le conseguenze negative ? avete sentito quante mamme di delinquenti, di assassini o di stupratori tendono a “giustificare” i propri figli ? allora forse l’obiettivo dovrebbe essere quello di mobilitare tutte le forse di “buona volontà”, a prescindere dal sesso. dirò forse una eresia in termini di “cultura femminista” ma non sarà che vinceremo davvero tutti quando smetteremo di fare a gara a chi è più brava/o o a dimostrare che le qualità delle donne sono migliori di quelle degli uomini o viceversa ? sento dire che le statistiche dicono che le imprese alla cui guida sono donne hanno migliori risultati economici e di business… eccoci di nuovo: sostituiamo un pregiudizio con un altro pregiudizio… chiunque si intenda di statistica un minimo sa che mettere in relazione due variabili macroscopiche così lontane tra loro in termini di nessi causali è un falso ideologico… sapete perchè ? perchè potrebbe essere vero esattamente l’opposto. le imprese che vanno bene e hanno un buon clima interno e sono “avanzate” nelle politiche di gestione delle risorse umane sono anche quelle che fanno emergere con più facilità i talenti indipendentemente dal sesso… così come può essere che proprio perchè le donne sono generalmente discriminate, sono più “combattenti” dei maschi di pari rango.. una specie di selezione darwiniana.. insomma non si può abdicare al ragionamento in favore delle ipotesi “esteticamente” più gradevoli… quello che è sicuro è che bisogna abbatterli questi pregiudizi, tutti i pregiudizi… non mi piace sentire i comici che sminuiscono le donne e le comiche (Litizzetto in prima fila) che ridicolizzano gli uomini.. siamo tutti testimonial dell’Oreal… perchè noi valiamo ! (e sdrammatizziamo un po’ eh ?) ok se non ci sono altri interventi mi ritiro in buon ordine… 😉
Le differenze tra i sessi sono inequivocabili (grazie a dio) ma la prevaricaziione maschile che si è fatta avanti nella storia è dovuta soprattutto al fatto che una donna oltre a essere più debole fisicamente di un uomo aveva anche da accudire i figli, qualche volta sottraendoli alla violenza paterna. Tuttavia che questo sia storicamente ineccepibile, non giustifiva il fatto che le donne continuino a perpretare i valori del macho nei propri figli maschi. E’ da lì che bisogna partire….A proposito….che ne dite delle nozza gay? In Italia arriveranno mai? Non è una domanda peregrina….
Sono molto convinta che prima di tutto siano le donne a dover fare un esame di coscienza sul loro ruolo e comportamento nell’educazione dei figli, maschi e femmine ….e’ da qui che bisogna partire ….quali ruoli le donne tramandano ai figli?
Sono naturalmente favorevole alle nozze gay , arriveranno anche in Italia , anche se in ritardo rispetto agli altri paesi che non hanno lo strapotere della Chiesa cattolica ….
Ultimamente sono stata alla presentazione di un libro che si intitola: “Dove sono gli uomini?” scritto da un uomo: Simone Perotti. Ecco vi vorrei rispondere così cari uomini, che alla presentazione del libro che vorrebbe essere, come quello di Jacona sul femminicidio, un’occasione per aprire un dibattito con gli uomini, gli uomini non c’erano. A detta dell’autore, che ha presentato il suo libro anche con Jacona, non era la prima volta, ai dibattiti intervengono una quantità risibile di uomini.
L’autore stesso ad un certo punto ha fatto una riflessione sullo stesso tono di quella di Luciano, il femminismo, il solipsismo, voi siete andate avanti e noi siamo rimasti indietro… insomma, io c’ero negli anni ’70, e a parte gli slogan provocatori, e gli interventi irruenti, si diceva già da allora che questo mondo che ci aveva imprigionato in ruoli più o meno comodi, dovevamo cambiarlo insieme.
Il problema è che molto spesso per l’uomo, anche se magari contrario alla propria indole, il ruolo è più comodo e gratificante, quindi non si fa un passo in avanti. Le donne parlano solo di loro? Intervenite ai dibattiti, mettetevi in discussione, LEGGETE! (Simone Perotti, ha citato anche il fatto che fra i lettori, il 20% in più sono donne), e venite a dirci quello che non vi va di questo mondo. Nessuno vuole lottare da solo, ma noi, purtroppo, siamo ancora svantaggiate su troppe cose, per volgere lo sguardo o tendere la mano: non abbiamo lavoro, se l’abbiamo è pagato di meno rispetto agli uomini, per non parlare dei problemi di violenza, ecc.
Coinvolgetevi e nessuno vi caccerà via, non siamo tristi perché concentrate sulle nostre rivendicazioni, cominciate a parlare di voi, e vedrete che ci incontreremo.