di Caterina Della Torre
Ho sempre pensato che un uomo non possa essere veramente femminista, almeno non fino in fondo, sebbene abbracci e capisca molte tematiche care a noi donne. E’ però anche vero che ci sono molte donne che in realtà dicono di essere ”femministe” ma poi alla realtà dei fatti non lo sono perchè sono state catturate e inglobate da sistemi di vita e costumi che le hanno lasciate ai margini di questo pensiero.
Ed è stato così che trovare questo articolo che vi incollo è stato per me rileggere il mondo dei rapporti tra i sessi e soprattutto aprirmi ad un confronto più diretto.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
da ‘‘Colsi la prima mela”
Perché sono un uomo femminista
Come un uomo è passato da aggressore a difensore dei diritti delle donne.
di Byron Hurt*
Quando ero piccolo, mio padre e mia madre discutevano molto. Certe mattine mi svegliavo al suono allarmante delle grida dei miei genitori.La discussione continuava fino a quando mio padre urlava: “E’ questo è tutto!Non voglio continuare più a parlare di questo”. La disputa finiva lì. Mia madre non ha mai avuto l’ultima parola. Le urla di mio padre facevano rabbrividire mi madre; io volevo fare qualcosa per fermare la furia contro di lei. In quei momenti, mi sentivo impotente perché ero troppo giovane per affrontare mio padre. Ho imparato presto che la forza e il potere intimidivano mia madre. Non ho mai visto mio padre colpirla, ma ho assistito ai dannosi colpi verbali che cadevano sulla psiche di mia madre.
Mio padre non maltrattava sempre di mia madre, ma quando lo faceva, mi identificavo con il suo dolore,non con l’aggressività di lui. Quando le faceva male, faceva male anche a me. Con mia madre avevamo un legame molto speciale. Era divertente, intelligente, amorevole e bella. Era un’ottima ascoltatrice e mi faceva sentire importante. Ogni volta che le cose si mettevano male, lei era la mia roccia e il mio pilastro.
Una mattina, dopo le grida di mio padre durante una discussione,lei ed io, ci siamo chiusi in bagno, soli, preparandoci per il giorno davanti a noi. La tensione nella casa era spessa come una nube di fumo nero. Sapevo che mi madre era nauseata. ” Ti voglio bene mamma,ma vorrei che tu avessi un pò più di coraggio quando discuti con papà”, le dissi a voce bassa, perché non potesse sentirmi.Lei mi guardò, mi accarezzò la schiena e si sforzò di sorridere.
Avevo tanto desiderio che mia madre difendesse se stessa…Non capivo perché doveva arrendersi ogni volta che discutevano. Chi era lui per mettere le regole in casa? Che cosa lo rendeva tanto speciale?
Sono cresciuto risentito del dominio di mio padre in casa, anche se gli volevo tanto bene quanto ne volevo a mia madre. La sua rabbia e la sua intimidazione impedirono che mia madre, mia sorella ed io, potessimo esprimere la nostra opinione ogni qualvolta fosse in contrasto con la sua. Qualcosa nella disuguaglianza della loro relazione mi sembrava ingiusta, ma in un’età così giovane,non sapevo dire cosa.
Un giorno, mentre eravamo seduti al tavolo della cucina dopo una delle loro discussioni, mia madre mi disse: “Byron mai, trattare una donna come tuo padre tratta di me.” Vorrei averla ascoltata.
Quando sono diventato grande ed ho avuto le mie relazioni con le ragazze e le donne,a volte, mi sono comportato come ho visto comportare mio padre. Anch’io sono diventato verbalmente aggressivo ogni volta che una ragazza o una donna con le quali uscivo, mi criticava o sfidava. Screditavo le mie compagne controllando il loro peso o l’abbigliamento che avevano scelto di indossare. In una relazione in particolare, ai tempi dell’università, usavo spesso la mia corpulenza per intimidire la mia ragazza, gettandomi su di lei e urlandole per difendere il mio punto di vista.
Avevo assimilato ciò che avevo visto a casa e mi stavo lentamente trasformando in ciò che avevo disprezzato fin da piccolo. Anche se mia madre aveva cercato di insegnarmi il meglio io, come molti ragazzi ed uomini,mi sentivo in diritto di maltrattare il genere femminile.
Dopo la laurea,avevo bisogno di un lavoro. Seppi di un nuovo programma di sensibilizzazione che si stava lanciando. Si chiamava i Mentori nel Progetto di Prevenzione della Violenza. Essendo uno studente-atleta avevo fatto sensibilizazione comunitaria in precedenza e questo Progetto mi sembrava un buon piano,mentre aspettavo di lavorare nel mio campo, il giornalismo.
Fondato da Jackson Katz, il progetto MPV fu creato per usare il prestigio degli atleti nel rendere inaccettabile la violenza di genere. Quando mi incontrai con Katz non sapevo che il progetto era un programma di prevenzione della violenza di genere. Se lo avessi saputo, probabilmente non sarei andato al colloquio.
Così quando Katz mi spiegò che stava cercando un uomo per aiutarlo ad istituzionalizzare il progetto basato sulla prevenzione della violenza di genere, nelle scuole ed università di tutti i paesi, quasi me ne stavo andando da dove ero venuto. Però durante l’intervista,Katz, mi pose una interessante domanda: “Byron, secondo te,quali vantaggi può ricevere la nostra comunità,dalla violenza degli afro-americani sulle afro-americane?”
Nessuno mai mi aveva posto questa domanda. Come uomo afro-americano profondamente preoccupato delle questioni di razza, non avevo mai pensato del come l’abuso emotivo, le percosse, le violenze sessuali, le molestie per strada e le violazioni, colpissero un’intera comunità così come il razzismo.
Il giorno dopo, partecipai ad un seminario sulla prevenzione alla violenza di genere organizzato da Katz, il quale pose agli uomini in sala, la seguente domanda: ” Che cosa avete fatto per proteggervi dall’essere violentati o aggrediti sessualmente?”
Non un solo uomo, me compreso, potè rispondere prontamente alla domanda. Infine,un uomo alzò la mano e disse: “Niente.”
Poi, Katz domandò alle donne: ” Che cosa avete fatto per proteggervi dall’essere violentate o aggredite sessualmente? Quasi tutte le donne in sala alzarono la mano. Una dopo l’altra ciascuna donna testimoniò:
“Non stabilisco nessun contatto visivo con uomini, quando cammino per la strada” disse una.
“Non lascio incustodito il mio bicchiere alle feste” disse un’altra.
“Attraverso la strada quando vedo un gruppo di ragazzi che vengono verso di me”
“Uso le mie chiavi come una potenziale arma”
” Porto con me uno spray da difesa”
” Guardo ciò che mi metto”.
Le donne hanno continuato per qualche minuto, fino a quando la parte della loro lavagna era completamente riempita. Mentre il lato della lavagna degli uomini era totalmente bianco.
Ero sbalordito. Non avevo mai sentito un gruppo di donne dire queste cose. Ripensai a tutte le donne della mia vita (compresa mia madre, mia sorella, la mia fidanzata) e mi resi conto che avevo molto da imparare riguardo al genere.
Giorni dopo, Katz mi offrì il lavoro di specialista consigliere-formatore ed io lo accettai. Anche se non ero ben informato, da un punto di vista professionale, imparai rapidamente sul lavoro. Lessi libri e saggi di Bell Hooks, Patricia Hill Collins, Angela Davis ed altre scrittore feministe.
Come la maggior parte degli uomini avevo assorbito lo stereotipo che tutte le femministe erano bianche, lesbiche, attacca-maschi, poco attraenti, che odiavano gli uomini. Ma dopo aver letto le opere di tutte queste femministe nere, mi resi conto che ciò era lontano dalla realtà. Dopo aver indagato a fondo il loro lavoro, arrivai a rispettare davvero l’intelligenza, il coraggio e l’onestà di queste donne.
Le femministe non odiavano gli uomini. Infatti li amavano. Ma,come mio padre aveva messo a tacere mia madre durante le loro discussioni per non sentire le sue lamentele, gli uomini avevano messo a tacere le persone femministe screditandole e facendo orecchie da mercanti su chi siamo realmente.
Ho imparato che le femministe hanno prodotto una critica importante di una società dominata dagli uomini che normalmente e universalmente trattavano le donne come cittadine di seconda classe.
Esse dicevano la verità e, pur essendo un uomo, la loro verità mi stava parlando. Attraverso il femminismo, ho sviluppato un linguaggio che mi ha aiutato ad esprimere meglio cose che avevo sperimentato crescendo come uomo.
Gli scritti femministi sul patriarcato, sul razzismo,capitalismo e sessismo strutturale si relazionavano con me, perché ero stato testimone in prima persona del dominio maschilista, che esse sfidavano. L’ho visto da bambino in casa mia e l’ho perpetuato da adulto. Le loro analisi della cultura e comportamento degli uomini mi ha aiutato a porre il patriarcato di mio padre in un più ampio contesto sociale e, al contempo, mi ha aiutato a capire meglio me stesso.
Decisi che mi affascinavano le femministe ed abbracciai il femminismo. Il femminismo non solo dà voce alle donne, ma apre la strada agli uomini per liberarli dal dominio della mascolinità tradizionale. Quando feriamo le donne nelle nostre vite, noi ci feriamo e feriamo anche la nostra comunità.
Una volta diventato adulto, il comportamento di mio padre nei confronti di mia madre cambiò. Si addolcì e smise di essere irrazionale e verbalmente aggressivo. Mia madre arrivò a farsi valere quando erano in disaccordo.
Mi stupì nel sentirla dire l’ultima parola che mio padre ascoltava senza infuriarsi. E’ stato un grande cambiamento. Nessuno di loro si considerava femminista,ma credo che entrambi hanno imparato con il tempo a diventare individui più completi, che si trattavano con reciproco rispetto. Quando mio padre morì di cancro nel 2007,portava orgogliosamente per la città un cappellino da baseball che gli avevo regalato e sul quale c’era scritto: ” Basta con la violenza sulle donne”.
Chi dice che gli uomini non possono essere femministi?
* Byron Hurt, regista, scrittore e produttore musicale.
4 commenti
Holalà Labag Bello questo spunto…ci da la voglia di fermarci e riflettere! Cosa ne penso? che l’educazione ,le esperienze ,il modo di essere alcune volte c’entrano poco..è nel rapporto con l’altro che ci plasmiamo ..e se l’altro è problematico…spesso lo assecondiamo,dimenticando la nostra forza di donne ….no …non penso che gli uomini possano essere femministi ..ma penso che ,con una buona dose di sensibilità e coraggio ,possano avere la forza e la conseguente gioia di avvicinarsi al nostro modo di sentire e vivere….realtà ed emozioni…un bacio ..e un abbraccio a tutti gli uomini….che ci sono riusciti!!!!
Bellissimo articolo! Bellissimo perché traccia una realtà profonda e vera, ovvero quella di tutti noi che impariamo a comportarci e a pensare anche sulla base di ciò che ci è stato insegnato e di ciò che abbiamo visto e appreso prima di tutto in famiglia…e non è detto che sempre sia positivo. Bello perché ci fa capire che però crescendo possiamo sviluppare un pensiero critico e prendere anche le distanze da ciò che è sbagliato e che magari abbiamo fatto nostro fino ad allora. Bello perché si può imparare ad apprezzare, rispettare e amare l’altro genere, in virtù di una conoscenza più profonda che vada oltre gli stereotipi culturali. Bello perché è la testimonianza di una popolazione, anche maschile, che crede nel rispetto e nell’accettazione dell’altro nella sua diversità.
No un uomo non può essere femminista. Durante la presentazione di un libro di una mia amica giornalista, intervenni. Al termine suo marito mi appello col termine “femminilista”. Ecco un uomo può essere femminilista, ovvero cultore e diffusore della differenza di pensiero femminile, ma il femminismo è proprio delle donne. Però non distinguerei le donne fra femministe e non, anche se molte donne si professano femministe per poi smentirsi nei fatti, soprattutto quando perdono la testa per un uomo, diventandone adoratrici senza ma e senza se, svilendosi ed appiattendosi al pensiero maschile, qualunque ne sia la sua forza espressiva. Distinguerei fra donne e Uome, ovvero donne omologate al maschile per esserne accettate, non sapendo che diventano ancor di più oggetto !
Solo frequentando e , spogliandosi dell’essere uomo, si può comprendere la differenza e assimilandola, senza diventare femministi, ma femminilisti si, si può anche divulgare la forza delle differenze “non contro ma con” fra gli uomini che normalmente ritengono che il sapere sia neutro ed invece è maschile e quindi non ascoltano, ma impongono !
Infatti il segnale di questo articolo ne da conferma. Trincerarsi nel credere di sapere, senza aver avuto l’umiltà di voler comprendere partendo dal presupposto che esistono differenze, è il male maggiore che si può attuare alla comprensione dell’esistenza di due modi completamente diversi di vedere e concepire la vita. Avallare queste prosopopee da parte di donne, poi, diventa ostacolo alla vera valorizzazione dei generi nella loro differenza.
portare gli uomini alla consapevolezza della differenza , con la partecipazione all’esame del pensiero femminile complessivo, è la strada per un rinnovamento culturale ed alla definizione di un paradigma che veda alla pari i generi nell’essere due e non uno. Le donne, le femministe, questo dovrebbero attuare , come anche l’affermazione del proprio vissuto, in rete, per affermarsi in una struttura sociale e politica, calibrata sul maschile, per poterla sgretolare e rimodulare sull’essere due. poichè, gli uomini sono abituati a non ascoltare le donne, la cultura delle differenze portata da altri uomini, crea gradualemnte una visone di diversità che potrebbe cambiare la falsa neutralità in dualità.
Ho letto con molto interesse la storia, molto diversa dalla mia ma con alcuni punti di contatto. LE DIVERSITA’: i miei genitori litigavano pochissimo quando ero piccolo, lo hanno fatto solo occasionalmente negli ultimi anni di vita di mio padre, scomparso, purtroppo, quando io avevo 28 anni. Si amavano profondamente e non ho mai sentito mio padre trattare male mia madre anche in quei rari litigi. Avevano dei ruoli abbastanza classici, per quei tempi, ma vissuti in piena convinzione da entrambi. Lui lavorava fuori, lei gestiva la casa e l’economia famigliare. Si rispettavano profondamente e questo modello mi ha nutrito per tutta l’adolescenza e la prima età adulta. sono sicuro che mi abbia aiutato a non intraprendere i classici modelli maschili di prevaricazione delle donne. LE SOMIGLIANZE: anche io sono entrato in contatto presto con il mondo femminista grazie alle mie amiche universitarie. A loro devo gli stimoli che mi hanno reso critico verso un modo di vedere i rapporti tra i generi; hanno trovato terreno fertile, certo, ma sono stati semi importanti. Ho maturato anche io l’avversione verso gli stereotipi di genere e ho cercato di liberarmene il più possibile, con frequenti successi e sporadiche ricadute. LE DIVERSITA’ bis: non mi reputo femminista e nemmeno lo vorrei o potrei essere. Primo perchè non so cosa oggi voglia dire esserlo, esattamente, anche per una donna. Secondo perchè non credo che un uomo debba diventare “femminista” (in qualche modo rinnegando, almeno nel nome, l’appartenenza al proprio genere) per ritenere che donne e uomini nascono pari e pari devono restare nelle opportunità, seppure nel rispetto e nel riconoscimento delle differenze naturali o culturali che siano. Per riconoscere che la violenza di un uomo su una donna è sbagliata (come su un altro uomo o su un bambino, del resto) non occorre essere femministi, basta essere umani, persone prive di pregiudizi, aperte al dialogo e lontane dalla cultura della prevaricazione. Basta essere capaci di controllare i propri istinti aggressivi, di cui la natura ci ha dotato sicuramente in misura maggiore rispetto alle donne. E’ sufficiente convincersi che l’esercizio della forza fisica non ti fa avere più ragione di quando sei debole e fisicamente meno prestante. Perchè queste sane convinzioni dovrebbero essere patrimonio della sola cultura “femminista” o “femminile” ? Non sono i geni che ci impediscono di pensarlo a livello di massa… è la cultura. La stessa cultura che convince una grandissima parte delle stesse donne a supportare e sopportare un sistema nelle quale esse stesse sono vittime. donne che diventano carnefici di altre donne e di se stesse perchè ritengono che il ruolo femminile sia di stare al proprio posto e che chi non lo fa è una poco di buono. E’ sbagliato pensare che il mondo si divida in maschi cattivi (la maggioranza), maschi buoni (pochi) e donne tutte evolute, mature, impegnate, unite nel desiderio di abbattere l’ordine maschilista costituito. la realtà è più complessa. Ci sono almeno tre categorie di persone per ogni genere: i conservatori, i neutrali, i progressisti (rispetto al tema di genere) e Dio solo sa in che proporzioni nella popolazione italiana. Compito dei progressisti è di spostare gli equilibri dalla loro parte. Gli uomini progressisti, però, oggi vivono una specie di condizione psicologica di subalternità, scimmiottano, si accodano, devono solo aderire alle proposte femministe e, spesso, sono considerati con sufficienza e con un atteggiamento del tipo “non abbiamo tempo di pensare anche a voi, arrangiatevi !”. Lo stesso fatto che nel linguaggio comune la parola “femminista” sia considerata in senso positivo (almeno da chi la pensa “politically correct”) e la parola “maschilista” sia diventata sinonimo di spazzatura la dice lunga. Io credo che oggi molti uomini che non accettano il ruolo “dominante” sono costretti dal clima generale a vivere la loro “mascolinità” in modo subalterno, debole, pieno di sensi di colpa. non è di questo che hanno bisogno gli uomini e le donne nuove. ogni genere deve essere orgoglioso di quello che è e combattere gli stereotipi che inducono ingiustizie nella società. occorre che uomini e donne nuovi possano guardarsi fieramente negli occhi e riconoscersi alleati nella costruzione di un mondo diverso, che per la prima volta nella storia umana può essere diverso grazie alle tecnologie che hanno reso la forza fisica irrilevante rispetto alla gestione del potere, della sicurezza e della vita sociale. uomini non violenti che devono impedire a uomini violenti di farla da padrona senza rinnegare la propria essenza perchè la violenza non è tipica del maschio ma del più forte. Quindi nessun uomo dovrebbe dichiararsi femminista per essere semplicemente quello che dovrebbe essere: una persona degna di questo nome.