L’evento “Riflessione su Arte e Femminismo” , nell’ambito del “FESTIVAL dei SAPERI e delle PRATICHE delle DONNE-Nel segno di Carla Lonzi” si è svolto nella“Galleria d’Arte Contemporanea Doppelgäenger”, sita in bellissimo palazzetto d’epoca, ristrutturato e dedicato all’arte nella Bari Antica.
Sono intervenute all’evento, introdotto e condotto da ANNA DE GIOSA, del CDC Donne, SILVIA GIAMBRONE, una delle più interessanti personalità sulla scena dell’arte contemporanea di nuova generazione, FEDERICA TIMETO, Sociologia della Comunicazione e Scienze dello Spettacolo Università Carlo Bo di Urbino, e ULIANA ZANETTI, funzionaria del la Galleria d’Arte Moderna di Bologna – Arti dello spettacolo MAMBO. Anna De Giosa, partendo dagli scritti di Carla Lonzi “Sputiamo su Henghel” e “Donna clitoridea e donna vaginale”, ha chiesto alle intervenute come sia avvenuto per loro l’approccio con Carla Lonzi e quale apporto abbia lasciato nella loro vita.
SILVIA GIAMBRONE, siciliana di Agrigento, impegnata nell’Arte e femminismo, nell’arte e corporeità (un significativo video con lei protagonista è stato proiettato durante l’intera serata), nell’arte e valore politico del linguaggio, si è avvicinata alla cultura di Carla proprio leggendo il primo dei due libri che è diventato un suo riferimento costante per ogni sua rappresentazione. Il video proiettato è un suo lavoro sul ricamo, tecnica con la quale l’artista si confronta analizzando diverse percezioni sia storiche che sociologiche. Quella che appare come una delle pratiche più conosciute del made in Italy è il punto di partenza per rielaborare il senso di pratiche coercitive. L’artista guarda alla storia del colletto ricamato (che lei ricama sulla pelle) e di come abbia assunto, nel corso del tempo, poliedrici significati legati alle idee di pulizia e di innocenza. Il colletto, di moda tra gli adolescenti, era utilizzato dai sacerdoti per i quali il collo orlato indicava tradizionalmente l’impegno a preservare la castità, evidenziando l’ambiguità del limite tra violenza subita e consenso – entrambi aspetti che riguardano tanto chi produceva i colletti ricamati quanto chi li indossava – assieme al contrasto stridente tra la delicatezza dell’oggetto prodotto e l’universo tradizionalista ad esso legato. Silvia ha ammesso che l’ambiente in cui si esprime è permeato dal patriarcato, che subisce però consapevolmente reagendo con provocazioni volte all’esaltazione della donna !
FEDERICA TIMETO si è sempre occupata d’Arte, per cui ha conosciuto la Carla Lonzi quale eccelsa critica d’arte e ne ha vissuto il suo distacco, comprendendone le motivazioni non potendo cambiare la forte influenza maschile sull’espressione artistica “ I movimenti legati al superamento dei confini nazionali ci spingono a considerare le nuove forme di relazione culturale globale nelle loro dinamiche di trasformazione e creazione di nuove identità personali e collettive, e contemporaneamente a riflettere sull’eredità, le persistenze e le influenze delle diverse storie e tradizioni. Esplorare le figurazioni dell’identità di genere nella cultura visuale contemporanea, spaziando dalla pubblicità al video, dalla pittura alla performance, dal cinema alle nuove tecnologie multimediali. Quello che collega questi argomenti è la riflessione sulle rappresentazioni del femminile nell’attuale scenario postcoloniale e transculturale. Il genere rappresentato dal linguaggio e dalle immagini della cultura postmoderna e postcoloniale non è una categoria astratta e universalmente valida, stabile nel tempo e nello spazio, ma una realtà materiale localizzabile e in divenire, che disegna cartografie mobili le quali richiedono una nuova attitudine interpretativa profondamente politica.” Attraverso il percorso proposto da Federica Timeto, si indaga così il legame fra visualità e alterità, ovvero la funzione che le immagini rivestono nella produzione delle differenze: differenze non solo sessuali, ma legate alle diverse coordinate socio-culturali riguardanti anche l’etnia, il colore della pelle, l’appartenenza sociale, le divisioni territoriali ed economiche dei soggetti coinvolti.
ULIANA ZANETTI, autrice di vari saggi critici sull’arte e curatrice di importanti mostre, ricorda che si è avvicinata a Carla Lonzi, quando, distrutta per l’amara conclusione di un suo amore, una sua amica le diede da leggere il saggio di Carla sulla sua separazione dal suo uomo. Da allora ha seguito tutte le scritture di carla che, come critica d’arte, raccolte, formano un volume di 700 pagine. Presso la GAM di Bologna ha curato nel Febbraio 2002 una grande mostra monotematica “La Natura: della natura morta. Da Manet ai nostri giorni”, esposizione che partendo dal 1870, ha percorso lo sviluppo di questo genere artistico attraverso le maggiori correnti pittoriche fino alla Pop Art. La mostra inoltre affiancava un’ampia sezione dedicata alla fotografia. Per “Ca’ la Ghironda” ha curato un saggio critico per la mostra : “Pratiche creative nella seconda metà del XX secolo”.
FRANCESCA ROMANA RECCHIA LUCIANI, che, insieme alla Presidente del CDC Donne, Antonella Masi, ed Anna De Giosa, ha ideato ed organizzato l’intero Festival, ha commentato, in chiusura del penultimo giorno del Festival, le giornate dei seminari e degli eventi e le modalità di coinvolgimento di tutte le personalità convenute. E’ intervenuta anche
LAURA IAMURRI, dell’Università di ROMA3, tornata dopo essere intervenuta nella giornata di apertura del Festival, formulando i complimenti a tutte per l’ottima riuscita dell’incontro. La “Galleria Doppelgänger”, che ha ospitato l’evento all’interno di un ambiente di per se mostra di sculture moderne, è al contempo abitazione, nell’antico palazzo Verrone, ma anche luogo espositivo, nonché luogo di ritrovo di artisti anche foresti, grazie all’intuizione ed il senso ed amore artistico di
ANTONELLA SPANO, con una lunga esperienza professionale maturata presso la galleria Bonomo di Bari, e MICHELE SPINELLI, appassionato collezionista che svolge anche la professione di avvocato.