di Daniela Domenici da danielaedintorni
Un giorno di quasi un mese fa ho ricevuto una mail di cui vi riporto il testo quasi integrale:
Mi chiamo Ilaria Goffredo e sono una giovane scrittrice. Sono da sempre appassionata di storia del primo Novecento e amo profondamente la mia terra: dunque ho unito queste due passioni e ho scritto “Tregua nell’ambra” con l’intento di dare voce al passato della piccola provincia italiana. Difatti nei romanzi storici – e ne ho letti molti essendo il mio genere preferito – le storie sono soprattutto ambientate nelle grandi città – Parigi, Roma, Milano, Berlino, ecc. – ma anche i nostri piccoli paesi italiani hanno sofferto e hanno avuto eroi sconosciuti. Ho voluto in un certo senso “omaggiare” tutti coloro la cui vita è stata sconvolta dalla guerra ma di cui nessuno serba il ricordo. Ho ambientato il mio libro in Puglia durante la seconda guerra mondiale; per esso ho speso tantissimo tempo tra ricerche in biblioteca, sul web, ascoltando le testimonianze di persone anziane, divorando libri di storia.
Con questo romanzo – che credo abbia un valore storico e sociale – mi sono classificata finalista nel concorso nazionale ilmioesordio Feltrinelli, tuttavia sia prima che dopo il concorso nessun editore medio-grande ha voluto pubblicarlo. Questo perché per raggiungere i grandi editori ci vuole una conoscenza o una costosa agenzia letteraria. Il mio interesse non è ricavare denari dalla pubblicazione con grossi editori ma la visibilità che essi certamente danno: raggiungere un numero ampio di lettori per far conoscere la mia storia e i personaggi che la animano. Dunque i medi-grandi editori non mi prendono in considerazione? Provvedo da sola. Autopubblico il romanzo e lo distribuisco gratis, integralmente, nel tentativo di raggiungere ugualmente un gran numero di lettori. È la mia protesta contro il mondo editoriale italiano che privilegia un cognome importante o la fama, anziché il talento. Inoltre un modo per attirare l’attenzione sull’universo degli scrittori sconosciuti.”
E concludeva chiedendomi, con una cortesia d’altri tempi, se fossi disponibile a ospitare nel mio sito il banner della sua opera e anche a leggerla per scriverne poi una recensione o, comunque, parlarne. Ho accettato a scatola chiusa sia l’una che l’altra richiesta, a pelle, percependo che sarebbe stata una splendida esperienza, ricambiando la fiducia istintiva che Ilaria, senza conoscermi, mi aveva dato: sentivo che se la meritava totalmente. Ho messo il banner nella homepage del mio sito (dove rimarrà a lungo) e Ilaria mi ha poi mandato, come promesso, in anteprima il file della sua opera.
Ed ecco la mia recensione:
So già che con quello che sto per affermare mi attirerò le ire di molti ma oso ugualmente perché è basato e deriva dalla mia più che quarantennale esperienza di bibliofila onnivora: “Tregua nell’ambra” di Ilaria Goffredo può, senza alcun tema di essere smentita, essere messo alla pari con uno dei capolavori della letteratura del Novecento: “La storia” di Elsa Morante.
E come tale meriterebbe di essere pubblicato da una grande casa editrice e diffuso prima di tutto nelle scuole superiori di ogni ordine e grado per far conoscere ai nostri studenti cosa sia stato, davvero, il fascismo in Italia e cosa sia successo dopo l’8 settembre del 1943 tra la gente comune, nei piccoli paesi.
Ma dovrebbe essere letto da chiunque abbia il desiderio di capirne di più su un periodo tragico della nostra storia recente grazie alle vicende che hanno come principale protagonista Elisa, una ragazza diciottenne nel 1943 che abita a Martina Franca e che vive sulla sua pelle la povertà, la fame, l’internamento nel campo di lavoro di Alberobello con le sevizie gratuite che subisce, la liberazione a opera dell’esercito inglese di stanza a Bari, nel Castello Svevo, la perdita dei suoi affetti più cari e la scoperta dell’Amore con la A maiuscola, quello per il tenente inglese Alec, un amore per il quale Elisa, anzi Bess come ama chiamarla Alec, combatte e resiste contro ogni aspettativa dimostrando una forza straordinaria e commovente.
Il libro di Ilaria Goffredo, nonostante la mole imponente, 365 pagine, si legge tutto d’un fiato sia per il contenuto avvincente (che potrebbe tranquillamente essere trasformato in un film) che per la capacità narrativa dell’autrice la quale dimostra una maturità, nonostante la sua giovanissima età anagrafica, di straordinaria affabulatrice grazie anche all’inserimento, nel corso della narrazione, di dialoghi in dialetto pugliese e in lingua inglese che danno maggiore realismo alle vicende descritte.
Concludo con le parole stesse dell’autrice che mi trovano perfettamente concorde: In un romanzo che ha il sapore di sole e calce, terra e pane nero, la vita rincorre e sfida gli orrori della dittatura e dei campi di concentramento, spera nelle attività antifasciste e incassa le perdite. Il coraggio di una ragazza che diventa donna. Il ritratto di un’Italia che non c’è più. La coscienza di ciò che siamo stati nel flusso della grande Storia. Grazie, Ilaria, per avere scritto e averci regalato questo tuo piccolo grande capolavoro.
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