Yahoo ritiene che il telelavoro inibisca la creatività e non stimoli l’efficienza e la produttività. Una regressione?
La notizia che ha fatto il giro del mondo suscitando pareri contrastanti riguarda il colosso statunitense Yahoo, che avrebbe detto “no” al telelavoro sollecitando i dipendenti a prendere una decisione “in” o “out” entro giugno. Alla base di questa manovra forte e in controtendenza con quanto sostenuto fino ad oggi, la convinzione che il telelavoro inibisca la creatività e non stimoli l’efficienza e la produttività, venendo meno il confronto quotidiano con i colleghi. A sostenerlo Marissa Meyer, neo-mamma di una bambina di 5 mesi e arrivata ai vertici di Yahoo quando era incinta di otto mesi, ovvero una donna da cui forse il popolo intero, soprattutto le donne e le madri, si sarebbe aspettato un atteggiamento più facilitante, flessibile e quindi tollerabile anche verso modalità di lavoro meno tradizionali e presenzialiste.
Questa novità ha inevitabilmente suscitato lo stupore generale, sollecitando conseguenti ed inevitabili riflessioni e domande: è veramente poco proficuo il telelavoro? È preferibile tornare al lavoro in ufficio oppure al contrario, la manovra della Silicon Valley è da considerarsi una regressione?
Anche in Italia, per quanto in modo più flebile e timido rispetto al resto del mondo, il telelavoro registra un incremento: secondo i dati Eurofond 2007, interessa il 3,9% dei lavoratori, contro l’8,4% del resto d’Europa e il 16% della Danimarca. Questi numeri, che rappresentano nella sostanza il 2% del Pil, includono diverse realtà lavorative: coloro che lavorano da casa solo alcuni giorni al mese, coloro che, invece, utilizzano il telelavoro alcuni giorni a settimana fino a realtà di lavoratori che hanno l’ufficio in casa.
Nonostante quest’ultima notizia da oltreoceano, sono in molti a sostenere gli effetti positivi del telelavoro e a scommettere su questa nuova formula lavorativa. Perché?
Numerose ricerche, fra cui uno studio dell’Università di Stanford, sostengono che la formula del “lavoro da casa” aumenti, al contrario di quanto sostenuto da Yahoo, un innalzamento della produttività. Dello stesso avviso il Presidente di Manageritalia, Guido Carella, il quale sostiene che il telelavoro aumenti anche la competitività, contribuisca a rendere il lavoro più piacevole e migliori la conciliazione sfera privata/familiare e lavorativa. A tutto ciò si aggiungono altri vantaggi sostanziali e concreti: minor dispendio di tempo (per spostamenti), riduzione delle spese (sia per i lavoratori sia per le aziende) e non per ultimo, maggiore soddisfazione e minor stress legato sia alle facilitazioni date dal lavorare a casa sia al venir meno della tensione legata a spostamenti e ambienti lavorativi talora rumorosi e poco tranquilli. Chiaramente la maggiore soddisfazione personale non può che avere effetti positivi a cascata anche sulla motivazione e sulla disponibilità al lavoro.
Infine il telelavoro può sollecitare e incentivare anche una maggiore responsabilizzazione nei confronti del lavoro, in quanto non viene più misurato in termini di “presenza” e di ore, bensì di produttività e di obiettivi/traguardi raggiunti.
A conferma di ciò, uno studio condotto da Manageritalia evidenzia che il 69,3% delle aziende che ricorrono al telelavoro, si dicano soddisfatte sia in termini di produttività sia di migliore organizzazione da parte dei lavoratori.
Lo studio evidenzia un altro dato fondamentale: il telelavoro registra un aumento dell’occupazione femminile (83,9%) rispetto al lavoro in ufficio. Dato fondamentale che intuitivamente possiamo attribuire alla maggiore flessibilità e facilitazione in termini di conciliazione famiglia-lavoro intrinseca in questo tipo di lavoro. Non solo. Se teniamo di conto della crescente propensione del mondo femminile all’utilizzo del pc e del web e della grande capacità organizzativa risaputa essere molto sviluppata nelle donne e soprattutto nelle madri di famiglia, sembra proprio che il telelavoro possa essere una buona risposta alle esigenze delle donne che pur essendo impegnate sul fronte familiare, non vogliono rinunciare al lavoro.
Tuttavia è altresì vero che “non è tutto oro quel che luccica”, come dice un antico proverbio popolare.
Infatti per quanto sia indiscutibile che il lavorare a casa possa avere i suoi vantaggi e che forse il lavorare per obiettivi sia più proficuo e stimolante, è pur sempre vero che, come per ogni cosa, anche questa realtà presenta anche “un altro lato della medaglia”.
In primis, se il lavoro è svolto sempre e solamente a casa può risultare nel tempo demotivante e noioso, in quanto viene meno il confronto reale e in vivo con i colleghi che di per sé è stimolante e utile.
Infatti dalla ricerca dell’Università di Stanford sopra citata, emerge che dopo un periodo di tempo di lavoro da casa, la metà dei dipendenti chiede di tornare in ufficio perché soffre di solitudine.
Infine se pensiamo alla realtà delle madri lavoratrici, soprattutto con figli piccoli, il telelavoro non costituisce la soluzione alla conciliazione famiglia e lavoro. Infatti per quanto sicuramente si possa contare su una maggiore flessibilità e sulla presenza fisica in caso di bisogno, di fatto il lavorare a casa implica pur sempre lavorare e quindi non avere disponibilità di attenzioni e di energie per i figli, per cui per il periodo di tempo dedicato al lavoro rimane ferma la necessità di ricorrere ad ausili esterni o familiari. Inoltre chi ha figli piccoli sa molto bene che quando i genitori sono presenti in casa, i bambini si aspettano che le attenzioni siano dedicate completamente a loro e quindi diventa difficile “staccare” mentalmente. Allora il rischio è di vivere un conflitto interiore fra lavoro e famiglia e di incontrare difficoltà nello scindere i due piani, per cui la situazione familiare prende il sopravvento e diventa difficile gestire il lavoro o al contrario, il lavoro destabilizza gli equilibri e invada gli spazi familiari.
A conferma di ciò, un’indagine del Rensselaer Polytechnic Institute di New York condotta su 300 lavoratori di una grande società di informatica, ha evidenziato un aumento dello stress in 4 lavoratori su 5 a seguito dell’insorgere di conflitti fra le richieste lavorative e quelle familiari.
Pertanto anche il telelavoro non sempre risulta la scelta elettiva, ammesso e concesso che sia possibile, neanche per le donne che hanno figli, soprattutto se piccoli e soprattutto se il lavoro è svolto sempre e comunque a casa. Probabilmente lo scenario cambia se il telelavoro diventa un’opportunità da integrare e intervallare con il lavoro in ufficio.
6 commenti
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Come ebbe a dire la Camusso in un raro momento di verità che mi sento di condividere, “le donne lavorano nei ritagli di tempo”.
Da questo dipende l’incremento delle donne che “scelgono” il telavoro. Perché permette di gestire i tanti lavori che si fanno, oltre al lavoro.
Dovendo contare quasi solo su se stesse le donne sono in questo tipo di attività molto aiutate, facendosi carico di quelle migliaia di gesti che si fanno tutti giorni e che passano sotto silenzio, scontati per tutti, gratuiti e per questo non riconosciuti da nessuno, invisibili alla gratitudine di chi dovrebbe e potrebbe farsene carico. Così la donna può lavorare nei ritagli di tempo, tra le mille incombenze quotidiane di cui si fa carico e quando non vuole rinunciare al suo investimento più importante, quello di crescere e di accudire gli esseri umani e le creature a cui si dedica, al progetto di vita che ritiene più importante e su cui punta per dare un senso alla vita, e non solo la propria.
Col telelavoro le donne realizzano finalmente il sogno di riuscire a fare tutto, lavoro, casa, famiglia, servizi sociali inclusi, senza rinunciare a nulla. Se non se stesse, naturalmente. Ma non si può pretendere di avere tutto tutto davvero… No?
Così grazie alla magnifica possibilità di stare a casa a telelavorare, dal sogno di volere tutto si passa a un più realistico “essere disponibile per tutti”. Che se le cose vanno bene si trasfora nel ritrovarsi a vivere nell’assoluta solitudine (se si ha la fortuna di avere dei figli che trovano lavoro e se ne vanno di casa) oppure si continua sulla strada dell'”essere disponibile per tutti”, nel caso si continui a vivere tutti insieme sotto lo stesso tetto, sempre tutti contando sul lavoro della donna in tutte le sue grigie e pesanti sfumature.
Come ebbe a dire la Camusso in un raro momento di verità che mi sento di condividere, “le donne lavorano nei ritagli di tempo”.
Da questo dipende l’incremento delle donne che “scelgono” il telavoro. Perché permette di gestire i tanti lavori che si fanno, oltre al lavoro.
Dovendo contare quasi solo su se stesse le donne sono in questo tipo di attività molto aiutate, facendosi carico di quelle migliaia di gesti che si fanno tutti giorni e che passano sotto silenzio, scontati per tutti, gratuiti e per questo non riconosciuti da nessuno, invisibili alla gratitudine di chi dovrebbe e potrebbe farsene carico. Così la donna può lavorare nei ritagli di tempo, tra le mille incombenze quotidiane di cui si fa carico e quando non vuole rinunciare al suo investimento più importante, quello di crescere e di accudire gli esseri umani e le creature a cui si dedica, al progetto di vita che ritiene più importante e su cui punta per dare un senso alla vita, e non solo la propria.
Col telelavoro le donne realizzano finalmente il sogno di riuscire a fare tutto, lavoro, casa, famiglia, servizi sociali inclusi, senza rinunciare a nulla. Se non se stesse, naturalmente. Ma non si può pretendere di avere tutto tutto davvero… No?
Così grazie alla magnifica possibilità di stare a casa a telelavorare, dal sogno di volere tutto si passa a un più realistico “essere disponibile per tutti”. Che se le cose vanno bene si trasfora nel ritrovarsi a vivere nell’assoluta solitudine (se si ha la fortuna di avere dei figli che trovano lavoro e se ne vanno di casa) oppure si continua sulla strada dell'”essere disponibile per tutti”, nel caso si continui a vivere tutti insieme sotto lo stesso tetto, sempre tutti contando sul lavoro della donna in tutte le sue grigie e pesanti sfumature.
È per questo che hanno inventato facebook e i social network che alle donne specialmente piace tanto perchè così si sente meno il peso di quella solitudine che accopagna che sta in casa da solo e almeno c’è un surrugato di umanità e di pensieri da condividere con qualcuno, anche se solo attraverso uno schermo rettangolare. Il perfetto compagno al telelavoro. <3
il telelavoro E’ la soluzione. Soprattutto per le donne.
Ma in Italia vogliono i servi schiavi della gleba, possibilmente incatenati, magari presso il cliente a fare nulla, ma fa tanto facite ammuina.
Dovrebbero abbattere con i picconi tutte quelle società di consulenza, che fanno solo body rental…body rental…che schifo. E andrebbero licenziati e presi a calci i dirigenti E soprattutto le dirigenti che non fanno nulla ma son sempre li’ per far vedere che ci sono,pure se non sanno fare nulla tranne che far presenza e dannosa pure quella.
Quella schifosa che è diventata presidente di yahoo è una cretina: ha accettato un posto che nessun maschio ha voluto, ben sapendo che quell’azienda è decotta da tempo. Una quota rosa, insomma: inutile e dannosa.
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