Impegnata attivamente, con il suo lavoro, a difendere i diritti delle donne e dei bambini (è avvocato specializzato in diritto della famiglia e dei minori), nel tempo libero Silvia Mango, torinese, è scrittrice di chick lit.
E ci consegna un romanzo di esordio spiritoso e avvincente su un triangolo amoroso… con sorpresa.
Con il personaggio di Giada Gentili, mamma in (inaspettata) attesa e donna in carriera nel difficile mondo delle gallerie d’arte, Silvia Mango ha conquistato i lettori e soprattutto le lettrici, che si possono facilmente identificare nella protagonista piena di dubbi, amorosi e non, di 3 cuori e un bebè (ARPANet, 2012). Abbiamo chiesto a Silvia di parlarci del suo romanzo. E di svelarci tutti i retroscena!
Il tuo romanzo 3 cuori e un bebèha vinto, insieme a Provaci ancora, Lara!, il concorso ChickCult 2012 di ARPANet edizioni. È stato difficile scriverlo in poco tempo, considerati i tempi stretti del concorso? Quali sono stati gli ostacoli maggiori e cosa, invece, si è rivelato più semplice del previsto?
In realtà avevo iniziato a scrivere “Tre cuori e un bebè” già molto tempo prima che la casa editrice ARPANet indicesse il concorso ChickCult, ma i toni e il ritmo della narrazione erano completamente diversi; per farla breve, erano di una lentezza esasperante! Eppure, l’esigenza di scrivere la storia di Giada premeva su di me con insistenza, anche se sentivo forte e chiaro il segnale che quello non era il modo giusto per raccontarla. Procedevo nella scrittura con difficoltà, come un esploratore maldestro che non riesce a uscire dai grovigli di una giungla, andando alla cieca tra continue esitazioni e tentennamenti. Poi, un giorno, è successo. Il colpo di fulmine, intendo. Sorprendendo pure me stessa (che sino ad allora avevo sempre bellamente snobbato la letteratura di genere) ho comprato – e, cosa ancor più stupefacente, letto tutto d’un fiato – un romanzo rosa. Allora ne ho letto un altro, e poi un altro ancora. Insomma, mi si è aperto un mondo. Avevo trovato la mia strada e, soprattutto, avevo scoperto la mia voce più autentica: una voce lieve, allietante, che non si prende né si vuole prendere troppo sul serio. Quello è stato un punto d’arrivo. E un inizio incoraggiante.
Giada, la tua protagonista, si divide tra l’amore per due uomini, una mamma molto presente, una migliore amica new age e un datore di lavoro piuttosto tiranno. Nella vita, ti è capitato di trovarti in queste situazioni?
Com’è che si dice? “Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale…”. Avrei dovuto scriverlo in fondo al libro, perché è una domanda che molti pongono dopo aver letto “Tre cuori e un bebè”. Per quanto anch’io ami in maniera viscerale la città di Nizza tanto da non perdere occasione d’andarci, così come apprezzi la buona tavola, nutra un rapporto d’amore e odio con la Nutella e Madre Natura mi abbia dotato di capelli assolutamente ingestibili, la storia di Giada non è la storia della mia vita. Dunque, approfitto della domanda per fugare ogni dubbio:
– Sono sposata e vivo da otto anni sempre con lo stesso uomo.
– Non ho migliori amiche new age, semmai buddiste.
– Non ho mai conosciuto Anthony Bourdain (purtroppo!).
– I datori di lavoro per i quali ho lavorato in passato non assomigliano a Dario e Asia Argento; al più all’ Orso Yoghi e a Paperino.
– Mia madre non è una fashion victim (magari lo fosse! Potrei saccheggiarle un po’ il guardaroba) e mio padre, per fortuna, è vivo e vegeto.
Ecco, potrei dire che sotteso al romanzo serpeggia il quesito: “cosa succederebbe se…?”. Ho provato a rispondere, con grande divertimento mio e spero di chi legge, dando libero sfogo alla fantasia.
Nella galleria d’arte in cui lavora, Giada si confronta quotidianamente con due colleghe donne molto diverse fra loro: la mascolina Andrea e la iperfemminile figlia del titolare, Suspiria. Sarà quest’ultima a darle filo da torcere. Tu credi nella solidarietà femminile?
Ho sempre amato l’atmosfera di intima complicità che si crea tra donne. Ho sempre ascoltato sin da bambina, con curiosa avidità, i discorsi, le confidenze e pure i battibecchi tra cugine, zie e nonne, magari celate dietro un bisbiglio per non farsi sentire oppure a voce alta, perché, comunque sia, tra donne non esistono segreti. Ascolto con riconoscenza le parole di un’amica che arrivano dritte dal cuore e cerco con tutta me stessa di contraccambiare la fiducia con la stessa sincerità. È vero, ci sono donne che si sbranano tra di loro, che se solo potessero salire sul ring e darsele di santa ragione darebbero filo da torcere persino a un Mike Tyson. Credo sia nella natura umana. Purtroppo accade di frequente quando, prima ancora di riuscire a guardare l’altra persona dritto in fondo agli occhi, si fatica a guardare dentro sé stesse, ammettendo di essere ciò che si è. A me è successo. Quello che, infine, sono arrivata a credere parte tutto da questo assunto: non sono né migliore né peggiore di un’altra donna. Alla tua domanda: “credi nella solidarietà femminile?”, non posso che rispondere positivamente, “credo nella solidarietà tra donne e credo nelle donne, per quello che sono, senza filtri, senza inganni”.
La tua eroina ha anche la passione della cucina: il suo mito è lo chef newyorkese Anthony Bourdain, l’autore di Kitchen Confidential protagonista delle trasmissioni televisive No Reservations e Top Chef. La domanda è d’obbligo: sei una brava cuoca?
A dirla tutta, subisco il fascino dell’uomo ai fornelli! A casa mia, il vero mago della cucina è mio marito e con lui accanto come metro di paragone non potrò mai definirmi una “brava cuoca”. Un po’ come quegli studenti che a scuola si applicano ma che oltre un certo livello non riescono ad andare. Però mi diverto a sperimentare nuove ricette, mi rilassa infornare teglie di biscotti al cioccolato, amo la buona tavola, amo il buon vino, amo invitare amici a pranzo la domenica e adoro stare a tavola a parlare per delle ore. In questo sì, posso dire di essere brava!
Nel libro, tra i ringraziamenti, c’è quello alla tua amica ed editor, Rossella Martielli, tra l’altro anche lei autrice ARPANet. La collaborazione tra te e Rossella è nata sul Web?
Se solo fosse stato possibile, avrei chiesto alla casa editrice di pubblicare i ringraziamenti per Rossella a caratteri cubitali dimensione 36! E’ stata straordinaria come editor, come amica e come motivatrice personale. Ci siamo conosciute qualche anno fa quando entrambe collaboravamo con lo stesso blog letterario. Mi avevano colpito i suoi articoli, così audaci e brillanti, e lo stile che li contraddistingueva, uno stile caldo, appassionante, sincero, come lei. Le ho scritto una mail e siamo entrate subito in sintonia. Da quando poi si è trasferita nella mia città, siamo amiche non solo sul web ma anche nella realtà. Peccato però che non ci si veda mai abbastanza.
Nel 2012 hai frequentato il corso di aggiornamento per la difesa delle donne vittime di violenza e maltrattamenti organizzato dall’Ordine degli Avvocati di Torino. E un tuo personaggio, Micaela – la migliore amica della protagonista – fa volontariato in un centro antiviolenza. In base alla tua esperienza, cosa pensi che si potrebbe fare oggi, dal punto di vista legislativo, per diminuire il fenomeno della violenza sulle donne?
L’ostacolo più difficile da superare, nella mia piccola esperienza personale, non è, in realtà, l’affrontare l’iter legislativo; quello è difficile, sì, tortuoso, sì, doloroso, ma non ti uccide. La cosa che invece più anche ucciderti, (e a cui, mi permetto di dire, non si dà mai sufficiente rilievo), è l’isolamento emotivo, il senso di abbandono, il terrore che la violenza, psicologica o fisica che sia, innesca nell’animo di una donna. La violenza paralizza. La violenza cristallizza l’esistenza di una donna, costringendola a nascondersi, a volte anche per anni, in un silenzio assordante. Per questo motivo, risulta sempre più necessaria una maggiore attenzione, ascolto, premura, e in una parola, sensibilità. Negli addetti ai lavori e non solo in loro.
Per il futuro, ha in cantiere qualche progetto letterario
Oh, sì! Sono in piena fase elaborativa, che è anche quella più confusa e ingarbugliata, perciò perdonatemi se non riesco a dire molto di più. A parte il fatto che anche questo secondo libro sarà un romanzo scritto per donne (ma era sottinteso!).
Silvia Mango, 3 cuori e un bebè, ARPANet Edizioni, 2012, pagg. 396, € 14.