di Caterina Della Torre
Era tornata a Mosca molte volte successivamente alla ”perestrojka”, scoprendola sempre più bella e forse più affascinante, ma non aveva ritrovato antichi odori, le passate gioie e curiosità, la fremente energia. Solo un mondo occidentale che avanzava in una società ancora in preda alle nomenclature. Stavolta dei ricchi. Che poi come fossero diventati ricchi non si sapeva.
Delle successive visite ne ricordava nitidamente però una…
Aveva condotto il suo capo all‘hotel UKraina, ricordandolo come una sistemazione prestigiosa. La posizione era ottimale: a strapiombo su un’ansa del fiume Moscova. L’aveva scelta appositamente? Non se lo ricordava, ma non aveva però ben chiaro in mente che quell’albergo, un tempo fastoso per gli standard sovietici, era ormai diventato un alloggio per coloro che non si potevano permettere alberghi alla moda occidentale, più belli, con più servizi, più di tutto.
Aveva dormito con le finestre aperte perchè non c’era l’aria condizionata ed a giugno a Mosca può fare caldo. Le finestre senza tapparelle, rifrangevano le luci ed i rumori della città. Del fiume, nessuna traccia. E dire che era per quello che lo aveva scelto
La città era cambiata anche per quello che riguardava la sicurezza. In molti l’avevano preavvertita. Quindi massima attenzione alle borse a agli oggetti da non lasciare mai incustoditi.
Con tristezza pensò alla sua vecchia città. Ricordava ancora però l’incontro stravagante che aveva fatto nel tunnel che da una fermata della metropolitana portava all’altra. Un ragazzo sui 30 anni, biondo, occhi azzurri, zigomi morbidi e colorito rosaceo. Ben vestito. Giacca firmata come tutto quello che aveva addosso, dalla camicia alle scarpe.
Aveva colpito la sua attenzione perché le ricordava qualcuno. Non riusciva a capire però chi.
Lo aveva squadrato a lungo, da dietro gli occhiali da sole, ma non arrivava a ricordare. All’improvviso un lampo le attraversò la mente. Sì, lui, quello della Piazza Rossa. Ma chissà quanti gli somigliavano, si disse.
La cosa strana è che anche lui si fermò ed avvicinò apostrofandola in inglese. Lei rispose in russo e il dialogo partì. Era un moscovita purosangue. Non studiava o lavorava stabilmente e tirava a campare con traffici vari. Più o meno illeciti. L’abbigliamento veniva da una sua ”fornitrice” italiana. Infatti sapeva alcune parole in italiano, ma non andava oltre le semplici formalità.
Carlotta si chese se anche lei non fosse stata ”catturata” per diventare ”fornitrice”. Ma risolse brevemente il problema non lasciandogli recapiti e decidendo di non andare all’appuntamento propostole. Tuttavia…