Di femminicidio tutte e tutti ne parlano, si organizzano seminari, conferenze ed incontri. Ma non è mai abbastanza.
Di femminicidio tutte e tutti ne parlano, si organizzano seminari, conferenze ed incontri, se ne discute ormai ampiamente e la violenza sulle donne che porta all’estremo gesto di privare le stesse addirittura della vita ormai e’ scandagliata in ogni suo aspetto, ma cosa c’entrano le donne di scienza, quelle cresciute e vissute nei laboratori di ricerca e nelle accademie con tutto cio’, ma soprattutto perche’ hanno deciso di discuterne nel convegno organizzato il 5 Aprile 2013 a Roma dall’ENEA, L’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile invitando altre donne esperte di diritto, appartenenti alle associazioni che difendono le donne violate, chiamando a relazionare quelle donne che il fenomeno lo conoscono bene perche’ impegnate da anni a combatterlo, invitando chi, come Cristina Obber ha scritto un libro dopo avere incontrato in carcere chi quei femminicidi e quelle violenze le ha praticate ? Semplice, perche’ le armi piu’ potenti ed efficaci che abbiamo per contrastare la violenza in generale ed in particolare la violenza di genere ed il femminicidio sono quelle della conoscenza e della cultura.
E allora le ricercatrici ed i ricercatori del Comitato Unico di Garanzia dell’ enea hanno deciso di utilizzare tali strumenti, di approfondire la questione facendosi catalizzatori di una reazione a catena che speriamo possa espandersi il piu’ possibile e contribuire a realizzare quelle condizioni in grado di cambiare lo stato delle cose, partendo proprio da un luogo dove viene praticata la scienza, che quando e’ ben fatta indica – cosi’ come accade nella sperimentazioni – cio’ che dovremo prima di tutto acquisire per ottenere dei risultati: umilta’, coscienza e consapevolezza.
E su queste note si e’ svolta allora la conferenza sul femminicidio e si sono intraviste le possibili vie di uscita, soprattutto nell’intervento conclusivo della Presidente del CUG dell’enea, dott.ssa Teresa Chironi che indica semplicemente ed umanamente lo strumento piu’ importante che abbiamo a disposizione, guardarsi dentro, guardare all’interno delle proprie case, delle proprie famiglie per cercare di mettere in piedi prima di tutto con i propri figli l’esperimento scientifico forse difficile, ma non impossibile e ormai non piu’ rinviabile, quello di amarsi e di rispettarsi, imparando ed insegnando ad essere persone libere.