Per parlare di politica è meglio rivolgersi a un uomo, ma per realizzare concretamente qualcosa è opportuno cercare un’interlocutrice. Questa, in sintesi, la filosofia thatcheriana. Oggi che Margaret Thatcher non c’è più l’importanza del suo operato verrà affidata ai libri di storia. Prima (e sinora unica) donna a ricoprire la carica di Premier nel governo britannico è stata spesso accusata di esercitare il mandato conferitole con eccessiva durezza e determinazione, al punto da farle guadagnare l’epiteto di Iron Lady, donna di ferro.
Certamente era severa (l’ex presidente francese François Mitterrand confessava di dover ricorrere a uno psicoterapeuta ogni volta che doveva incontrarla); talvolta appariva arcigna, senz’altro non era incline ai compromessi: i risultati da lei ottenuti nel corso degli anni parlano però chiaro.
Sotto la guida della Thatcher la Gran Bretagna ha davvero cominciato a spiccare il volo verso un reale cambiamento politico e sociale, verso quella crescita economica che adesso constatiamo. E’ riuscita conseguire vittorie che i colleghi uomini avevano solo sognato.
Il pugno di ferro a volte serve. Peccato che l’Italia non contempli una figura simile, anche se non è difficile immaginare che qualora esistesse tale “superdonna” non avrebbe certo la possibilità di agire con la medesima libertà di cui ha goduto la scomparsa lady britannica. Anzi, verrebbe immediatamente ostacolata dai molteplici fronti trasversali inneggianti alla politica “maschilista per tradizione”.
La neo eletta alla presidenza della Camera, Laura Boldrini, ad esempio, ha recentemente mostrato di avere tutte le carte in regola per tentare di dare finalmente uno scossone all’italico sistema, immutato da tempo immemorabile. Eppure, come abbiamo potuto constatare, le sue iniziative non hanno affatto incontrato l’appoggio dovuto.
Da subito la Boldrini ha attuato provvedimenti (concreti) sugli improrogabili tagli alla spesa pubblica (tanto invocati da tutti sebbene solo a livello teorico); eppure nessuno ne ha parlato più di quel tanto. Meglio concentrare l’attenzione sull’azione nefasta dei grillinirobot, appositamente programmati per radere al suolo anche quel poco che rimane dell’Italia civile. Distruggere è più semplice che riformare: nulla di strano, allora, se gli sforzi e le proposte della Boldrini sono passate quasi inosservate.
Una come la Thatcher avrebbe saputo e potuto padroneggiare le circostanze avverse per lei intollerabili, tout court.
Invece sembra che in Italia le donne non sappiano farsi rispettare e ascoltare a sufficienza. In questi giorni che precedono l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica dai palazzi iniziano a trapelare nomi femminili, in vista della possibilità di una donna al Quirinale. Ma è solo un bluff. Sappiamo tutti che purtroppo (e sottolineao purtroppo) non accadrà mai. Questo paese non è pronto per un simile passo in avanti sul percorso civile della parità di genere. Adagiato com’è nella sua staticità programatico-istituzionale preferisce guardare a personalità che sul piano politico siano in grado di offrire non solo garanzie circa il rispetto delle tradizioni tramandate da sempre ma anche e soprattutto certezze di continuità.
Errare è umano, ma per evitare l’errore occorre cambiare. E nonostante il famoso adagio popolare ammonisca sul fatto che perseverare nello sbaglio sia da ritenersi diabolico, l’inazione permette a una certa classe dirigente di non deragliare dai binari delle certezze già acquisite. L’ignoto fa paura a molti. L’intera nazione – finora stretta nella orsa di mani maschili – rischia il collasso, ma la morte collettiva appare ancora preferibile rispetto all’incognita (tutta italiana) racchiusa nell’eventualità di affidare le redini di governo ad esponenti dell’altra metà del cielo.
3 commenti
E’ questa diabolicità del nostro comportamento, questo perseverare in azioni o non azioni non incisive che mi da tanto da pensare… mi chiedo, sono gli uomini che non capiscono o siamo noi che non agiamo? E ancora mi domando, perché non provare istinto materno, istinto di protezione, per tutto questo paese, quando siamo perfette nel provarlo e manifestarlo per chi ci è vicino?
Non o… o ma e…. e cioè è la cultura maschilista del nostro paese di cui mi sono accorta solo tardivamente e la nostra ritrosia a farci avanti; un po’ siamo respinte e un po’ non ci proviamo, insomma…. non ci proviamo perchè troppe volte siamo state respinte e in modo umiliante….
Rispetto all’istinto di protezione per i beni comuni in senso lato, ovvero mancato senso civico, penso che questo ci accomuni a tutto il sud Europa, maschi e femmine compresi/e, non abbiamo il senso della comunità, il senso dell’occuparci delle strade e dei parchi e dell’educazione collettivamente perchè non abbiamo avuto il calvinismo, non abbiamo provato a costruire qualcosa collettivamente, salvo pochi sporadici episodi della nostra storia, seppur esaltanti
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